MISCELLANEA
307
Chiaravalle dipendevano venti altri monasteri di uo-
mini e donne sparsi nel Piacentino, Parmigiano, Bolo-
gnese, Veneto, Cremonese e Modenese. Nel 1769 ve-
niva turbata la pace del chiostro per l’espulsione dei
monaci voluta dal Du Tillot ministro di
Ferdinando duca di Parma e Piacenza. Ma
il duca, nove anni dopo, caduto quel mini-
stro, rievocò il decreto ed i monaci furono
riammessi nel monastero. L’abbazia però
cessava totalmente per opera di Napo-
leone I che con decreto del 1810 soppri-
meva tutti gli ordini religiosi.
La facciata del tempio è in bella mura-
tura scoperta opera pregievole del sec. xiii;
ha un’altezza di oltre 20 metri, ed altrettanto
misura in larghezza, ed è unicuspidale ;
quattro poderosi contrafforti, due ai lati e
due nel mezzo, la dividono in tre parti,
lasciando la centrale più larga e le altre
due più piccole, ma tra loro eguali, cor-
rispondenti alle tre navate interne. Nello
scompartimento della facciata è una grande
rosa ornamentale in pietra da taglio in cor-
rispondenza alla navata centrale ; due mi-
nori aperture circolari graziosissime con
decorazioni in terra cotta danno luce, una
per parte, alle navi minori. E a ridosso
della facciata un vestibolo di costruzione
posteriore alla stessa, cent’anni circa; sotto
si eleva uno splendido mausoleo che rac-
chiude le spoglie del marchese Oberto Pe-
lavicino, insigne benefattore dei cistercensi
nella costruzione del cenobio, e quelle del
primo abate del monastero, Giovanni. La
maggiore nave si compone di quattro grandi
arcate suddivise alla lor volta in otto mi-
nori dopo le quali si apre la navata tra-
sversale. Da ogni parte il tempio in ori-
gine con arcate in muratura scoperta alter-
nata con pietra da taglio ha risentito tutto
il gusto dei secoli perdendo la bellezza
dello stile primiero. Poche finestre notansi
dalla loro costruzione; le altre manomesse
ed in parte chiuse da muratura tolgono
così la luce che lasciasi desiderare in un
tempio così vasto.
Facendo ricerche, come parroco del
luogo, per illustrare la splendida abbazia,
pensai di ridurre il tempio alle forme origi-
narie e dopo maturato esame feci praticare
assaggi ad una parte del monumento che
particolarmente interessava la mia atten-
zione. Il luogo era l’attuale sagrestia che,
guastata l’originaria architettura, era stata
ridotta da antica e superba aula abbaziale
o camera capitolare, ad un lungo ambiente
di forma rettangolare. Ivi, rimossa una parte del muro
di fondo, ebbi ad accorgermi che al disotto di quella
costruzione moderna ne esisteva altra più antica.
La esplorazione fu estesa ad altre parti dello stesso
Affreschi del secolo xiv
Chiesa della badia di Chiaravalle della Colomba
307
Chiaravalle dipendevano venti altri monasteri di uo-
mini e donne sparsi nel Piacentino, Parmigiano, Bolo-
gnese, Veneto, Cremonese e Modenese. Nel 1769 ve-
niva turbata la pace del chiostro per l’espulsione dei
monaci voluta dal Du Tillot ministro di
Ferdinando duca di Parma e Piacenza. Ma
il duca, nove anni dopo, caduto quel mini-
stro, rievocò il decreto ed i monaci furono
riammessi nel monastero. L’abbazia però
cessava totalmente per opera di Napo-
leone I che con decreto del 1810 soppri-
meva tutti gli ordini religiosi.
La facciata del tempio è in bella mura-
tura scoperta opera pregievole del sec. xiii;
ha un’altezza di oltre 20 metri, ed altrettanto
misura in larghezza, ed è unicuspidale ;
quattro poderosi contrafforti, due ai lati e
due nel mezzo, la dividono in tre parti,
lasciando la centrale più larga e le altre
due più piccole, ma tra loro eguali, cor-
rispondenti alle tre navate interne. Nello
scompartimento della facciata è una grande
rosa ornamentale in pietra da taglio in cor-
rispondenza alla navata centrale ; due mi-
nori aperture circolari graziosissime con
decorazioni in terra cotta danno luce, una
per parte, alle navi minori. E a ridosso
della facciata un vestibolo di costruzione
posteriore alla stessa, cent’anni circa; sotto
si eleva uno splendido mausoleo che rac-
chiude le spoglie del marchese Oberto Pe-
lavicino, insigne benefattore dei cistercensi
nella costruzione del cenobio, e quelle del
primo abate del monastero, Giovanni. La
maggiore nave si compone di quattro grandi
arcate suddivise alla lor volta in otto mi-
nori dopo le quali si apre la navata tra-
sversale. Da ogni parte il tempio in ori-
gine con arcate in muratura scoperta alter-
nata con pietra da taglio ha risentito tutto
il gusto dei secoli perdendo la bellezza
dello stile primiero. Poche finestre notansi
dalla loro costruzione; le altre manomesse
ed in parte chiuse da muratura tolgono
così la luce che lasciasi desiderare in un
tempio così vasto.
Facendo ricerche, come parroco del
luogo, per illustrare la splendida abbazia,
pensai di ridurre il tempio alle forme origi-
narie e dopo maturato esame feci praticare
assaggi ad una parte del monumento che
particolarmente interessava la mia atten-
zione. Il luogo era l’attuale sagrestia che,
guastata l’originaria architettura, era stata
ridotta da antica e superba aula abbaziale
o camera capitolare, ad un lungo ambiente
di forma rettangolare. Ivi, rimossa una parte del muro
di fondo, ebbi ad accorgermi che al disotto di quella
costruzione moderna ne esisteva altra più antica.
La esplorazione fu estesa ad altre parti dello stesso
Affreschi del secolo xiv
Chiesa della badia di Chiaravalle della Colomba