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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0338

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3io

MISCELLANEA

t’Onofrio. Non sarebbe già quella dell’aitar mag-
giore ? »

Il Caterbi però, nel suo libro sulla chiesa di San-
t’Onofrio,1 osserva che il Betti «non avvertì che la

cappelle furono invece aggiunte tutte molto più tardi,
come si rileva dai materiali di cui son costruite, dalla
loro decorazione, dalla data delle iscrizioni che in esse
si trovano. Il nome di sacellum si riferisce dunque a

Boltraffio (?), La Madonna del donatore - Roma, Convento di Sant’Onofrio

cappella dal detto prelato restaurata non poteva esser
mai la maggiore ove dipinse il Peruzzi, ma quella di
San Girolamo o del Beato Pietro da Pisa, tra le quali
esso è sepolto. Difatti nella iscrizione vien detto sa-
cellum hoc, il che addimostra chiaramente che la cap-
pella restaurata doveva esser la più prossima al suo
sepolcro ». Ma tanto il Betti che il Caterbi caddero in
errore, perchè dettero alla parola sacellum il signifi-
cato ristretto di cappella, mentre qui sta ad indicare
tutto il tempio ; e che sia cosi lo dimostrano molti
orgomenti.

Anzitutto si osservi che nessun indizio sta a farci
dubitare che la lapide sepolcrale del Cabanas non
fosse in origine nel luogo dove oggi si trova, come
vorrebbe il Betti, ma invece il misero stato in cui
è ridotta mostra che fu sempre, come ora, nel pavi-
mento della chiesa, esposta al calpestio dei fedeli
e non in una cappella dove sarebbe stata più al
riparo. Inoltre essa è precisamente alla stessa di-
stanza cosi dalla prima cappella come dalla seconda,
di guisa che l'hoc rimane ad ogni modo ambiguo. Le

1 Caterbi Giuseppe, La chiesa di Sant1 Onofrio e le sue tra-
dizioni storiche, religiose, artistiche e letterarie. Roma, 1858.

tutto il tempio e non sembrerà strano quando si pensi
che questo era allora piccolissimo.

Nei regesti che ho potuto osservare nell’ Archivio
Vaticano, in una concessione fatta dal pontefice Nic-
colò V di un terreno alla chiesa, è detto : prò usu ora-
tórii sive capelle Sancii Onufrii; e in un’altra del 1461,
Pio II concede indulgenze ai visitatori : capelle sive
oratorii Sancti Onufrii. Si sa che la fabbrica fu co-
minciata nel 1439 per cura di Niccolò Forcense, com-
pagno del beato Pietro da Pisa, e fu finita nel 1446.
« Il qual lasso di tempo, scrive il Caterbi, par certo
assai soverchio quando si consideri che l’oratorio,
come il romitaggio attiguo erano angustissimi e ben
diversi da ciò che furono in appresso. Non varcavano
però molti anni che il piccolo oratorio prendeva le
proporzioni di una chiesa la cui dimensione di poco
era inferiore all’attuale, e l’attiguo romitorio diveniva
un convento ». Fu il Cabanas a fare tale riedifica-
zione in epoca anteriore al 1506, cioè non molti anni
dopo il 1446, e appunto perchè l’ampliamento fu fatto
tanto alla chiesa che al convento, egli fu rappresen-
tato due volte, e nella chiesa e nel convento.

Altri argomenti si aggiungono a sostegno di questa
affermazione.
 
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