MISCELLANEA
311
Era naturale che una chiesa eretta a spese di un
prelato spaglinolo divenisse cara ai suoi connazionali,
e noi troviamo infatti che nei primi anni del Cinque-
cento, molti spagnuoli di alta condizione vennero sep-
questa ipotesi, che il Rossi espose solo per attribuire
la lunetta al 1513 o 1514, epoca della seconda venuta
di Leonardo in Roma. Francesco Cabanas è invece
il donatore, e in verità, anche prima di giungere a
La Madonna del donatore. (Da un’incisione del 1835) - Roma, Convento di Sant’Onofrio
pelliti in Sant’Onofrio: vi è un Ludovicus de Horo-
zoro, Cordubensis ; Pietro Pintor di Valenza, medico
di Alessandro VI (1503) ; Maria Bena Cordubensis
(I5°5)- Di più, sappiamo che papa Alessandro VI con-
cesse indulgenza a chi visitasse la chiesa nel giorno
del santo titolare, e quando si ricordi che il Cabanas
era famigliare del pontefice si potrà assai verosimil-
mente supporre che egli stesso abbia sollecitato dal
papa, per la chiesa ricostruita a sue spese, quel
benefizio speciale. Molto utile ci sarebbe stata, se
giunta a noi in buona condizione, la figura del Ca-
banas che è incisa sulla lapide sepolcrale. Ma se i
pochi tratti fisionomici ancora visibili non bastano a
farci riconoscere con sicurezza i due committenti, pure
qualche somiglianza c’è : ritroviamo gli stessi occhi pro-
fondi, il collo carnoso, i capelli lunghi e un po’ disordi-
nati. È bene poi osservare che per nessuno degli altri
personaggi, che molti hanno voluto riconoscere nei
due committenti, si possono portare ragioni degne di
considerazione. Non può essere, come il Rossi sup-
pone, un membro della famiglia de Cupis, la quale
contribuì alla spesa per la erezione della chiesa, perchè
quella contribuzione i de Cupis la dettero all’epoca
della prima edificazione, cioè negli anni 1439-1446. Non
è quel Baldassarre Turini, amico di Leonardo, per il
quale, come narra il Vasari, il maestro dipinse due
tavole che ai suoi tempi erano in casa Turini a Pescia,
perchè nessun argomento si può addurre in sostegno di
tale conclusione, avevo sempre notato nei lineamenti
di lui, nella lunetta, una certa durezza che si adatta al
B. Peruzzi, Affresco dell’abside. Il donatore
Roma, Chiesa di Sant’ Onofrio
311
Era naturale che una chiesa eretta a spese di un
prelato spaglinolo divenisse cara ai suoi connazionali,
e noi troviamo infatti che nei primi anni del Cinque-
cento, molti spagnuoli di alta condizione vennero sep-
questa ipotesi, che il Rossi espose solo per attribuire
la lunetta al 1513 o 1514, epoca della seconda venuta
di Leonardo in Roma. Francesco Cabanas è invece
il donatore, e in verità, anche prima di giungere a
La Madonna del donatore. (Da un’incisione del 1835) - Roma, Convento di Sant’Onofrio
pelliti in Sant’Onofrio: vi è un Ludovicus de Horo-
zoro, Cordubensis ; Pietro Pintor di Valenza, medico
di Alessandro VI (1503) ; Maria Bena Cordubensis
(I5°5)- Di più, sappiamo che papa Alessandro VI con-
cesse indulgenza a chi visitasse la chiesa nel giorno
del santo titolare, e quando si ricordi che il Cabanas
era famigliare del pontefice si potrà assai verosimil-
mente supporre che egli stesso abbia sollecitato dal
papa, per la chiesa ricostruita a sue spese, quel
benefizio speciale. Molto utile ci sarebbe stata, se
giunta a noi in buona condizione, la figura del Ca-
banas che è incisa sulla lapide sepolcrale. Ma se i
pochi tratti fisionomici ancora visibili non bastano a
farci riconoscere con sicurezza i due committenti, pure
qualche somiglianza c’è : ritroviamo gli stessi occhi pro-
fondi, il collo carnoso, i capelli lunghi e un po’ disordi-
nati. È bene poi osservare che per nessuno degli altri
personaggi, che molti hanno voluto riconoscere nei
due committenti, si possono portare ragioni degne di
considerazione. Non può essere, come il Rossi sup-
pone, un membro della famiglia de Cupis, la quale
contribuì alla spesa per la erezione della chiesa, perchè
quella contribuzione i de Cupis la dettero all’epoca
della prima edificazione, cioè negli anni 1439-1446. Non
è quel Baldassarre Turini, amico di Leonardo, per il
quale, come narra il Vasari, il maestro dipinse due
tavole che ai suoi tempi erano in casa Turini a Pescia,
perchè nessun argomento si può addurre in sostegno di
tale conclusione, avevo sempre notato nei lineamenti
di lui, nella lunetta, una certa durezza che si adatta al
B. Peruzzi, Affresco dell’abside. Il donatore
Roma, Chiesa di Sant’ Onofrio