MISCELLANEA
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ad archetti. Meno comuni invece sono le due fasce
orizzontali che tagliano i pilastrini; di queste la più
bassa è ornata con sculture assai simili a quelle che
girano sull’arco della porta, la più elevata è adorna
soltanto di un fusticello serpeggiante, donde spun-
tano foglie.
La chiesetta oggi è dedicata a San Giorgio, come
lo era già nell’ 11 luglio 1443, in cui, secondo quello
che mi comunica il gentile signor Ferruzzi, il vescovo
di Orte, Luca di Santa Vittoria, ne dava la cura ad un
tal prete Lorenzo di Soriano. Purtroppo è questa la
più antica notizia che ne rimanga. In certi appunti del
secolo xviii, si dice che là presso sorgesse un con-
vento dei religiosi di Sant’ Onofrio, della Congrega-
zione di San Pietro o di San Girolamo di Pisa, sop-
pressa da Innocenzo X (1644-1655). In un registro degli
emolumenti di stola bianca e nera di Soriano, sotto
l’anno 1570 si dice morto e seppellito in San Giorgio
un frate Cristoforo eremita, e ai 29 ottobre 1626 ivi
seppellito un padre Giovanni Francesco Gonzagna del-
l’ordine di San Gerolamo.
Poca cosa come si vede, e che dà poca luce intorno
all’età del monumento. La leggenda per contrario si
sbizzarisce e ancor oggi narra, per bocca delle vecchie-
relle devote, che la chiesa di San Giorgio sorse im-
provvisa un bel giorno per mano dei santi Quattro
■Incoronati, cui prestarono aiuto gli angeli e gli uccelli,
recando sassi e calcina.
L’esame stilistico torrà al San Giorgio l’onore di
esser uscito da mani sante, ma condurrà gli studiosi,
che vorranno farlo, a conclusioni più sicure, se meno
poetiche. Per nostro conto, ricordando il metodo co-
struttivo delle chiese di Toscanella e di quelle di Vi-
terbo, le quali ci danno punti di raffronto dall’ vili al
xn secolo, ricordando l’analogia, sebbene incompleta,
dell’abside di San Giorgio con quella di San Pietro a
Toscanella (secolo viii-ix), e la differenza, invece, con
quelle di Santa Maria Nuova e di San Giovanni in
Zoccoli di Viterbo (secolo xi), raffrontando la facciata
Soriano, Chiesa di San Giorgio
Abside
della nostra chiesuola di campagna con quella mirabile
di San Michele Maggiore a Pavia (secolo xn), non sa-
remmo alieni dal collocarne la costruzione sullo scorcio
del x secolo, o meglio ancora, sull’ inizio del secolo
seguente.
Forse la forma dei graticci, dei leoni e delle tre
Andrea Bregno (?) : Tabernacoletto
Soriano. Chiesa di S. Eutizio
rappresentazioni dei lavoratori può sembrare anche più
arcaica; ma non sarà inutile avvertire che quelle pia-
stre sembrano scolpite anteriormente per altri scopi, e
poi adoperate come materiale di costruzione, piuttosto
che preparate a bella posta per adornare questo pro-
spetto. Il pensiero è suggerito dal modo con cui sono
incastrati nel muro il leone di sinistra e la rappresen-
tazione che gli sovrasta, e anche meglio dalla posi-
zione che ha la lastra di destra più esterna, scol-
pita a graticci (disgraziatamente non è visibile nelle
figure inserite), la quale evidentemente appare scol-
pita, perchè poggiasse su uno dei lati minori, avendo
nell’altro una fascia che certo doveva fare da corni-
cetta terminale, mentre nella costruzione è adagiata
su uno dei lati maggiori. Assai probabilmente è un
resto di pluteo 0 di transenna, il cui ornato aveva
gran somiglianza con quello di San Pietro di Tosca-
nella. 1
Ad ogni modo il monumento merita di essere più
efficacemente difeso. La sopraelevazione fatta dall’Al-
bani, grava ponderosamente sulle vecchie mura che
da un giorno all’altro minacciano rovina. Sappiamo
che le preghiere del signor Ferruzzi, perchè questo
1 Vedi Rivoira, Le origini, ecc., pag. 159.
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ad archetti. Meno comuni invece sono le due fasce
orizzontali che tagliano i pilastrini; di queste la più
bassa è ornata con sculture assai simili a quelle che
girano sull’arco della porta, la più elevata è adorna
soltanto di un fusticello serpeggiante, donde spun-
tano foglie.
La chiesetta oggi è dedicata a San Giorgio, come
lo era già nell’ 11 luglio 1443, in cui, secondo quello
che mi comunica il gentile signor Ferruzzi, il vescovo
di Orte, Luca di Santa Vittoria, ne dava la cura ad un
tal prete Lorenzo di Soriano. Purtroppo è questa la
più antica notizia che ne rimanga. In certi appunti del
secolo xviii, si dice che là presso sorgesse un con-
vento dei religiosi di Sant’ Onofrio, della Congrega-
zione di San Pietro o di San Girolamo di Pisa, sop-
pressa da Innocenzo X (1644-1655). In un registro degli
emolumenti di stola bianca e nera di Soriano, sotto
l’anno 1570 si dice morto e seppellito in San Giorgio
un frate Cristoforo eremita, e ai 29 ottobre 1626 ivi
seppellito un padre Giovanni Francesco Gonzagna del-
l’ordine di San Gerolamo.
Poca cosa come si vede, e che dà poca luce intorno
all’età del monumento. La leggenda per contrario si
sbizzarisce e ancor oggi narra, per bocca delle vecchie-
relle devote, che la chiesa di San Giorgio sorse im-
provvisa un bel giorno per mano dei santi Quattro
■Incoronati, cui prestarono aiuto gli angeli e gli uccelli,
recando sassi e calcina.
L’esame stilistico torrà al San Giorgio l’onore di
esser uscito da mani sante, ma condurrà gli studiosi,
che vorranno farlo, a conclusioni più sicure, se meno
poetiche. Per nostro conto, ricordando il metodo co-
struttivo delle chiese di Toscanella e di quelle di Vi-
terbo, le quali ci danno punti di raffronto dall’ vili al
xn secolo, ricordando l’analogia, sebbene incompleta,
dell’abside di San Giorgio con quella di San Pietro a
Toscanella (secolo viii-ix), e la differenza, invece, con
quelle di Santa Maria Nuova e di San Giovanni in
Zoccoli di Viterbo (secolo xi), raffrontando la facciata
Soriano, Chiesa di San Giorgio
Abside
della nostra chiesuola di campagna con quella mirabile
di San Michele Maggiore a Pavia (secolo xn), non sa-
remmo alieni dal collocarne la costruzione sullo scorcio
del x secolo, o meglio ancora, sull’ inizio del secolo
seguente.
Forse la forma dei graticci, dei leoni e delle tre
Andrea Bregno (?) : Tabernacoletto
Soriano. Chiesa di S. Eutizio
rappresentazioni dei lavoratori può sembrare anche più
arcaica; ma non sarà inutile avvertire che quelle pia-
stre sembrano scolpite anteriormente per altri scopi, e
poi adoperate come materiale di costruzione, piuttosto
che preparate a bella posta per adornare questo pro-
spetto. Il pensiero è suggerito dal modo con cui sono
incastrati nel muro il leone di sinistra e la rappresen-
tazione che gli sovrasta, e anche meglio dalla posi-
zione che ha la lastra di destra più esterna, scol-
pita a graticci (disgraziatamente non è visibile nelle
figure inserite), la quale evidentemente appare scol-
pita, perchè poggiasse su uno dei lati minori, avendo
nell’altro una fascia che certo doveva fare da corni-
cetta terminale, mentre nella costruzione è adagiata
su uno dei lati maggiori. Assai probabilmente è un
resto di pluteo 0 di transenna, il cui ornato aveva
gran somiglianza con quello di San Pietro di Tosca-
nella. 1
Ad ogni modo il monumento merita di essere più
efficacemente difeso. La sopraelevazione fatta dall’Al-
bani, grava ponderosamente sulle vecchie mura che
da un giorno all’altro minacciano rovina. Sappiamo
che le preghiere del signor Ferruzzi, perchè questo
1 Vedi Rivoira, Le origini, ecc., pag. 159.