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MISCELLANEA
s’impedisse, trovarono orecchio benevolo nelle autorità
ecclesiastiche, che si professarono pronte a concorrere
largamente alle spese di rafforzamento, ma non furono
accolte con altrettanto favore da quelle governative.
Non sarà proprio possibile che una volta divengano
sensibili ?
Assai più facile a datare, e, se non m’inganno, anche
a restituire ad un padre è l'ostiario, o ripostiglio dei
sacri oli che sia, infisso nella parete interna del pro-
spetto nella chiesa di Sant’Eutizio dello stesso paese.
Credo che ad ognuno che lo veda anche di sfuggita,
ne corra alle labbra il nome dell’autore. L’ornato delle
candelabrine, il timpano un po’ pesante, e più deci-
samente ancora l’atteggiamento degli angioli e quel
particolar modo di trattare le pieghe delle loro vesti,
dicono l’opera uscita dalla mano o dalla bottega di
Andrea Bregno.
Per togliere ogni dubbio, basterebbe porre a con-
fronto gli angioli del tabernacolo di Soriano con quelli
del capolavoro del Bregno a Roma, del grande ostiario
di San Gregorio.
Il ciborietto fu coperto di molteplici strati di ver-
nice, ma dietro mia preghiera il signor Ferruzzi ottenne
di liberarlo della deturpazione, ed ora di nuovo esso
mostra il candido marmo che conserva qua e là le
tracce dell’oro, di cui Andrea soleva arricchire le sue
sculture.
La presenza di Andrea in Soriano non può far
meraviglia. 11 16 ottobre 1478 Soriano era dato
da Sisto IV in mano al munificente Cardinal Gu-
glielmo d’Estouteville, perchè coi suoi redditi
si risarcisse del denaro mutuato l’anno innanzi
per provvedere alla carestia di Roma.1 Ora non
sarà superfluo ricordare che lo Estouteville com-
mise a Mino da Fiesole, con cui Andrea spesso
collaborò, il grande tabernacolo di Santa Ma-
ria Maggiore,2 e che la chiesa di Sant’Eutizio
di Soriano in quel tempo, col titolo di San Ni-
cola di Bari, era la collegiata del paese.3 Ma
più a proposito forse sarà la memoria che
nel 1490 Andrea dovette trattenersi parecchio
tempo nella vicina Viterbo, dove scolpì il mi-
rabile tabernacolo del santuario di Santa Maria
della Quercia.4 Nulla di più facile che a questo
secondo momento debba assegnarsi il piccolo
ostiario sorianese di cui con piacere abbiamo
offerto la riproduzione ai lettori di questo pe-
riodico.
D’epoca più tarda e di lavoro assai meno
pregevole è l’altro tabernacolo, costruito per cu-
stodire una immagine della Vergine, dipinta su
tegola ed esposta alla venerazione sull’altare
della chiesetta rurale della Madonna del Piano.
Pel disegno dell’insieme e degli ornati, per la
tecnica dell’esecuzione, non mi pare d’ingan-
narmi attribuendola al secolo xvi avanzato, se
pure forse non sia da pensare che gli angeli si
debbano a mano più antica, e che poi siano stati ado-
perati dal costruttore del tabernacolo.
Pietro Ecidi.
Notizie di Sardegna.
Chiostro di San Domenico in Cagliari. — A
giorni il Consiglio comunale di Cagliari sarà chiamato
a deliberare sull’acquisto del convento di San Dome-
nico. Se a ciò si addivenisse è intendimento del Co-
mune di consolidare e rimettere in pristino le antiche
forme architettoniche, adibendone le parti utilizzabili ad
aule scolastiche.
In tal modo, con criterio moderno, si risolverebbe
1 Ferruzzi, op. cit., 175; Archivio comunale di Soriano, docu-
mento 11. XXXVI.
2 Gnoli, Le opere di Mino da F. a Roma, nell’Archivio storico
dell'arte, III, 89.
3 Ferruzzi, op. cit., 136, 268. Solo nello scorcio del secolo xvm
fu costruita la nuova collegiata.
4 C. Pinzi, Memorie e documenti inediti sulla basilica di Santa
Maria della Quercia in Viterbo, nell’Archivio storico dell'arte., Ili
(a. 1890), pag. 305 e 314.
Tabernacolo del secolo xvi
Soriano, Chiesa della Madonna del Piano
MISCELLANEA
s’impedisse, trovarono orecchio benevolo nelle autorità
ecclesiastiche, che si professarono pronte a concorrere
largamente alle spese di rafforzamento, ma non furono
accolte con altrettanto favore da quelle governative.
Non sarà proprio possibile che una volta divengano
sensibili ?
Assai più facile a datare, e, se non m’inganno, anche
a restituire ad un padre è l'ostiario, o ripostiglio dei
sacri oli che sia, infisso nella parete interna del pro-
spetto nella chiesa di Sant’Eutizio dello stesso paese.
Credo che ad ognuno che lo veda anche di sfuggita,
ne corra alle labbra il nome dell’autore. L’ornato delle
candelabrine, il timpano un po’ pesante, e più deci-
samente ancora l’atteggiamento degli angioli e quel
particolar modo di trattare le pieghe delle loro vesti,
dicono l’opera uscita dalla mano o dalla bottega di
Andrea Bregno.
Per togliere ogni dubbio, basterebbe porre a con-
fronto gli angioli del tabernacolo di Soriano con quelli
del capolavoro del Bregno a Roma, del grande ostiario
di San Gregorio.
Il ciborietto fu coperto di molteplici strati di ver-
nice, ma dietro mia preghiera il signor Ferruzzi ottenne
di liberarlo della deturpazione, ed ora di nuovo esso
mostra il candido marmo che conserva qua e là le
tracce dell’oro, di cui Andrea soleva arricchire le sue
sculture.
La presenza di Andrea in Soriano non può far
meraviglia. 11 16 ottobre 1478 Soriano era dato
da Sisto IV in mano al munificente Cardinal Gu-
glielmo d’Estouteville, perchè coi suoi redditi
si risarcisse del denaro mutuato l’anno innanzi
per provvedere alla carestia di Roma.1 Ora non
sarà superfluo ricordare che lo Estouteville com-
mise a Mino da Fiesole, con cui Andrea spesso
collaborò, il grande tabernacolo di Santa Ma-
ria Maggiore,2 e che la chiesa di Sant’Eutizio
di Soriano in quel tempo, col titolo di San Ni-
cola di Bari, era la collegiata del paese.3 Ma
più a proposito forse sarà la memoria che
nel 1490 Andrea dovette trattenersi parecchio
tempo nella vicina Viterbo, dove scolpì il mi-
rabile tabernacolo del santuario di Santa Maria
della Quercia.4 Nulla di più facile che a questo
secondo momento debba assegnarsi il piccolo
ostiario sorianese di cui con piacere abbiamo
offerto la riproduzione ai lettori di questo pe-
riodico.
D’epoca più tarda e di lavoro assai meno
pregevole è l’altro tabernacolo, costruito per cu-
stodire una immagine della Vergine, dipinta su
tegola ed esposta alla venerazione sull’altare
della chiesetta rurale della Madonna del Piano.
Pel disegno dell’insieme e degli ornati, per la
tecnica dell’esecuzione, non mi pare d’ingan-
narmi attribuendola al secolo xvi avanzato, se
pure forse non sia da pensare che gli angeli si
debbano a mano più antica, e che poi siano stati ado-
perati dal costruttore del tabernacolo.
Pietro Ecidi.
Notizie di Sardegna.
Chiostro di San Domenico in Cagliari. — A
giorni il Consiglio comunale di Cagliari sarà chiamato
a deliberare sull’acquisto del convento di San Dome-
nico. Se a ciò si addivenisse è intendimento del Co-
mune di consolidare e rimettere in pristino le antiche
forme architettoniche, adibendone le parti utilizzabili ad
aule scolastiche.
In tal modo, con criterio moderno, si risolverebbe
1 Ferruzzi, op. cit., 175; Archivio comunale di Soriano, docu-
mento 11. XXXVI.
2 Gnoli, Le opere di Mino da F. a Roma, nell’Archivio storico
dell'arte, III, 89.
3 Ferruzzi, op. cit., 136, 268. Solo nello scorcio del secolo xvm
fu costruita la nuova collegiata.
4 C. Pinzi, Memorie e documenti inediti sulla basilica di Santa
Maria della Quercia in Viterbo, nell’Archivio storico dell'arte., Ili
(a. 1890), pag. 305 e 314.
Tabernacolo del secolo xvi
Soriano, Chiesa della Madonna del Piano