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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 4
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Bacile di Castiglione, G.: La Rocca Paolina di Perugia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0396

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G. BACILE DI CASTIGLIONE

periodo storico meraviglioso, che fu il nostro rinascimento. Ed erano costoro, per la maggior
parte, umili figli di negozianti, di agricoltori, di fabbri, di muratori, di falegnami, i quali
senza aver frequentato scuole o accademie governative, senza aver subito esami, senza aver
ottenuto diplomi, ma avendo soltanto imparato l’arte per conto proprio semplicemente, ma
appassionatamente, scegliendosi un maestro, e tutt’al più protetti ed aiutati da qualche mece-
nate, intraprendevano opere colossali, come la rocca Paolina, con una semplicità e parsimonia
di mezzi meccanici e tecnici, che ai dì nostri farebbero paura a chicchessia, e con una modestia
di atti e di parole, da far quasi nascere il dubbio, che quegli uomini non si rendessero esatta
ragione di tutta la immensa difficoltà e di tutta l’importanza delle opere che essi intrapren-
devano e compivano.

* * *

Per oltre tre secoli Perugia si stette docile e tranquilla sotto la paterna protezione del
suo forte, senza dar mai occasione a questo di farle sentire la voce ammonitrice dei suoi

Fig. il — La Rocca Paolina. (Dal codice delle «Piante militari» del De Marchi)

cannoni. E per tanta secolare inazione il Mariotti scrisse ed altri ripeterono che quella fu
« una bellissima ed inutilissima opera ». Si potrebbe veramente rispondere, che appunto
perchè essa non servì fu opera utilissima.

Non vi ha dubbio che quell’opera avesse un troppo grave e pei perugini imperdonabile
peccato di origine; e perciò era prevedibile che al primo scoppio di rivolta contro il Go-
verno pontificio, la fortezza sarebbe stata il principale bersaglio delle offese. Ed infatti nelle
giornate di entusiasmo repubblicano del febbraio 1798, venne gettata nel fosso e frantumata
la statua di Paolo III, venne cancellata l’iscrizione ad essa sottostante, vennero abrasi i
bellissimi stemmi collocati sulla porta d’ingresso, andarono dispersi i grossissimi cannoni
che stavano sul mastio.

Caduta la Repubblica Romana, il cardinale Rivarola, verso la metà dell’anno 1800,
fece distruggere, ricolmandolo, il fosso che era avanti il mastio della fortezza, formando
così la piazza che da lui prese nome.

Nell’anno 1805, venuto Pio VII in Perugia, ordinò che fossero eseguiti i necessari re-
stauri alla fortezza, ma nel tempo stesso fece ancora distruggere la rimanente parte del fosso,
 
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