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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 4
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0401

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BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

369

quel lìber deprincipibus Carrarìensibus et gestis eorum,
che fu recentemente descritto e illustrato dal Lazza-
rini e che ci mostra la riproduzione dei più antichi
ritratti in terra verde, i quali al tempo del Michiel si
ammiravano ancora nella reggia dei Carraresi.

Grande importanza hanno gli archivi padovani, i
quali, oltre gli atti spettanti alle magistrature vera-
mente comunali, comprendono anche notevoli atti di
autorità governative, che rimasero nel palazzo civico
alla caduta del Governo Veneziano.

Ma la maggior parte del volume, nel quale il M.
ha illustrato il Museo Civico e Luigi Rizzoli jun. il
Museo Bottacin, è riservata alla illustrazione delle col-
lezioni propriamente artistiche.

La notorietà di cui esse godono a buon diritto fra
gli studiosi ci dispensa dall’intrattenerci a lungo in-
torno a quei celebrati lavori, ma non possiamo aste-
nerci dal notare che alcune attribuzioni debbono es-
sere accettate col beneficio d’inventario. D’accordo
con i risultati ultimi della critica, per esempio, vor-
remmo -ehe fosse tolto il nome di Giorgione dai due
frammenti di cassone rappresentanti scene mitologiche.
Così anche ci sembra che non possa attribuirsi ad
Antonello da Messina, e nemmeno ad Alvise Viva-
rini, di cui altri ha fatto il nome, il bel ritratto di
ignoto riprodotto nella tavola XI. a. c.

Relazione dei lavori eseguiti dall’ Ufficio tec-
nico per la conservazione dei monumenti di
Roma e provincia e delle provincie di Aquila
e di Chieti nel quadriennio 1899-1902. Roma,
Forzarti, 1903.

Dopo la relazione del Sacconi per le provincie delle
Marche e dell’Umbria e quella dell’Avena per l’Italia
meridionale, eccone una terza dovuta al direttore di
un Ufficio regionale forse più importante dei primi due,
quella dell’architetto Giulio De Angelis, direttore del-
l’Ufficio tecnico che ha la responsabilità e la cura della
conservazione dei monumenti di Roma, della provincia,
e, come se questo già non fosse sufficiente, anche delle
provincie di Aquila e Chieti. Relazione sobria e lucida,
non infarcita di erudizione fuori di posto, ma intessuta
soltanto di fatti e di cifre che le danno una semplicità
schematica quale si addice a un libro che va giudicato
non per sè stesso, ma per le opere di cui narra l’ese-
cuzione. E queste opere, è doveroso riconoscere, fu-
rono — per quanto consentivano gli scarsi mezzi di cui
l’Ufficio regionale romano poteva disporre, e conside-
rate anche le peripezie subite in passato dall’ufficio
stésso — numerose, sufficientemente pronte ed efficaci.

Ma purtroppo lo stato dei nostri monumenti è tale
che ciò che si è fatto rappresenta ben poco di fronte a
ciò che si sarebbe dovuto e si dovrebbe fare per venire
loro in aiuto e salvarli dal deperimento e dalla rovina.
C’è nella brevissima prefazione al volume un passo che

fa davvero stringere il cuore e dovrebbe essere meditato
dai nostri legislatori e spingerli a risolvere una buona
volta il problema della tutela dei nostri monumenti.
«Anno per anno si vedono scomparire o farsi più minac-
ciose parti importantissime di edifici; e specialmente
nei monumenti dell’arte medioevale della provincia di
Roma e dell’Abruzzo lo stato delle cose è grave.
Tutto ciò è assai penoso specialmente per chi deve
assistere a questo processo di distruzione, perchè ogni
desiderio, ogni impulso a fare è subito divorato dal-
l’impossibilità pecuniaria e ci si sente angustiati...».
Tristi parole, che tanto più debbono impressionare in
quanto sono di uomo che non le ha scritte per amore
della frase, ma per intimo convincimento, frutto della
esperienza acquistata con l’esame diretto delle cose.
Ma ci dà affidamento a bene sperare per l’avvenire il
fatto che a capo dell’Ufficio si trova appunto un uomo
che è consapevole delle condizioni delle cose e della re-
sponsabilità che gl’ incombe ; d’altro lato anche il Mi-
nistero ha compreso che l’attività dell’ufficio è in grande
parte paralizzata da un personale numerosissimo che
grava per ragioni di contabilità sul magro bilancio del-
l’Ufficio, mentre è adibito per necessità a funzioni di-
verse, — ed è corso al riparo. Però l’opera del Ministero
non può e non deve fermarsi qui : bisogna che i fondi
per la conservazione dei monumenti sieno resi meno
sproporzionati ai bisogni, e allora l’Ufficio, riorganiz-
zato sotto la guida del De Angelis, potrà provvedere
con l’energia necessaria alla tutela delle opere d’arte
tramandateci in custodia dai secoli, e fare opera non
solo giovevole, ma, quel che più importa, sollecita ap-
pena i bisogni, e sono tanti, si presentino.

ett. in.

8.

Periodici: Rivista deile riviste straniere - Rivista delie ri-
viste italiane.

Bullettino senese di Storia patria. Anno X,
n. 1, 1903. Pag. 3.

Langton Douglas parla delle maioliche di Siena,
dimostrando errata l’opinione dell’Urbani de Gheltòf,
il quale pretese che nessuna fabbrica di ceramica ar-
tistica esistette mai in Siena, e dell’Argnani, il quale
affermò che la ceramica senese fu solo una tardiva de-
rivazione della faentina. Invece fino dal 1251 troviamo
menzionati dei vasellai nei documenti, e nel 1488 Pietro
e Nicolò di Lorenzo Mazzaburroni eseguivano le belle
ambrogette della cappella Bichi in Sant’Agostino, che
sono fra le più notevoli del Rinascimento, contempo-
ranee alle prime prodotte da artisti faentini.

— Pag. I2Ó.

L. Zdekauer rende conto favorevolmente dell’arti-
colo di L. Donglas sul Reai Cìmabue apparso nella
Ninenteenth Century del Marzo 1903. In questo arti-
colo il D. dà un fiero colpo alla personalità di Ci-
mabue, studiandosi di dimostrare che la fama del-

L'Arte. VI, 46.
 
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