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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0415

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MISCELLANEA

381

più vuote, gli atteggiamenti meno verosimili (in par-
ticolare quello del carnefice), la composizione ancora
più slegata. Per il quadro della collezione russa il pit-
tore non si è servito più del fratello e della cognata,
ma vediamo comparire nella figura della figliuola di

Borghese — la Sacra Conversazione — che Morelli
dette e che Crowe e Cavalcasene negarono a questo
artista, e che porta ancora ingiustamente il nome di
Polidoro veneziano. Noi ritroveremo in questa debole
e stridente pittura quasi tutte le caratteristiche che

Bernardino Licinio :' Erodiade riceve la'testa di'San Giovanni Battista
Pietroburgo. Collezione Leuchtenberg

Erodiade la stessa modella e nello stesso atteggiamento
della medesima figura nel quadro parigino, modella
di cui senza dubbio il pittore dovette servirsi per la
madonnina della collezione Crespi a Milano: di più
vediamo che egli ha ripetuto, sempre nell’Erodiade
della raccolta russa, la medesima donna nelle persone
di Erodiade e dell’assistente. Quanto a quest’ultima
figura noi non sapremmo escludere che il Licinio
l’avesse introdotta anche nel quadro un tempo in casa
Sciarra ; ce lo lascerebbe supporre lo sguardo fisso di-
nanzi a sé dello sgherro e l’atteggiamento della fi-
gliuola di Erodiade, che è più quello di persona che
si volge a parlare che quello di chi distoglie lo sguardo
atterrito da uno spettacolo atroce.

Non ci soffermeremo a rilevare i pregi e i difetti
di queste opere che sono, in misura maggiore o mi-
nore, gli stessi delle altre opere del Licinio ; osserve-
remo piuttosto come l’esame dei due quadri confermi
l’attribuzione al pittore della tela n. 171 della galleria

abbiamo notato nel Licinio, tra l’altro osserveremo
come anche in questo quadro della Borghese si ma-
nifesti, nella stessa guisa che nelle due figure di
Erodiade, nelle pitture della collezione Crespi e in
molti ritratti, tutto l’imbarazzo dell’artista nel dare
naturalezza agli atteggiamenti e ai gesti, e, soprat-
tutto, vita alle mani delle sue figure.

E. Modigliani.

Il convento di Porta San Gallo a Firenze.— Del

convento dei frati Eremitani di Sant’Agostino che se-
coli fa occupava il posto dell’odierno cosidetto «par-
terre» (che si estende, passato l’arco di trionfo della
porta a San Gallo, fra le due strade di Bologna e di
Fiesole e il Mugnone), il Vasari è l’unico scrittore
quasi sincrono che ci dia qualche notizia benché ab-
bastanza scarsa. Egli, nella vita di Giuliano da San-
gallo, narra che « Lorenzo il Magnifico per sodisfare
a frate Mariano da dimazzano, literatissimo, dell’ordine
 
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