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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 1
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Longhi, Roberto: Orazio Borgianni
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0043

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ORAZIO BOR GIÀNNI

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storico e sentimentale degli imitatori, da un artista che procede quasi parallelamente a Caravaggio, che
cerca di attuare il suo stesso problema di isolamento plastico della figura, ma contemporaneamente, da
un’educazione forse anteriore è tratto ad innestarvi un senso di materia più calda, più colante, più
sinuosa, e per conseguenza un senso meno rigoristico degli effetti di luce.

Quando si voglia precisare meglio il torno in cui l’opera deve cadere, osservando che il Davide
ha certo seguito — come risulta dall’ imitazione di certi particolari (per esempio, la mano destra) — quello
di Caravaggio nella stessa Galleria che è circa il 1605, si dovrà porlo nel quinquennio 1605-1610 poiché

Fig. 1 — Borgianni : Davide. Roma, Galleria Borghese.
(Fotografia Sansaini).

gli attacchi con un’altra opera di Borgianni compiuta nel 1612 sono di certo evidenti, ma lasciano sup
porre un decorso di tempo non indifferente. La seconda opera, cioè il San Carlo Borromeo della sacristia
di San Carlo alle Quattro Fontarte ci presenta Borgianni già sviluppato a uno stile proprio, o almeno
riescito alla fusione del caravaggismo con altri elementi, il Davide della Galleria Borghese ci riporta a.
un periodo quasi schiettamente caravaggesco, che noi siamo indotti a ricostruire idealmente non solo
dalle relazioni già notate fra le due opere, ma dal ricordo che trapela dalle parole di Baglione. Poiché
Baglione ricorda che B. poco dopo il ritorno in Roma fece un San Sebastiano maggiore del naturale,
ma di maniera un poco tinta. Ora per chi abbia pratica di Baglione — il quale per sistema non parlava
mai dell’influsso di Merisi — la frase vale: maniera caravaggesca. Non possiamo tuttavia spingerci oltre
a supporre che il San Sebastiano rappresentasse di fronte al Davide, dove c’è l’urto di due stili, il periodo
 
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