Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
Bollettino bibliografico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0265

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
f %

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

Storia dell’arte in generale, Cataloghi,
Iconografia, ecc.

22. Moschetti (Andrea), Per la « caccia di Teodo-
rico » sulla facciata del San Zeno di Verona. Estratto
dai Mélanges offerts a M. Emile Picot. Paris, Dama-
scène Morgand, 1913.

Una visita a San Zeno di Verona è la miglior conferma
alla tesi che Andrea Moschetti svolge nel suo articolo in
onore di Emile Picot.

Molti anni addietro, a proposito della caccia di Teodorico
scolpita nel portale destro, il Novati aveva cercato di pro-
vare che la figura ignuda affrontante la cerva non poteva
essere il diavolo, come si era creduto fino allora, ma Teodo-
rico stesso, uscente dal bagno; e ciò per accordare la scul-
tura di Nicolò con le Historiae Imperiales del cronista Gio-
vanni Diacono Veronese, in cui non è parola, della cerva,
nè della discesa del re all’inferno.

Al Novati rispose il Venturi nella sua Storia dell’Arte
italiana, riconoscendo nel bassorilievo una riduzione alla
leggenda teodoriciana delle tante scene di caccia, caratteri-
stiche dell’arte romanica. E il Moschetti tronca ora ]a que-
stione (a cui non sembra, d’altra parte, che il Novati te-
nesse molto) con buona copia di argomenti storici e con
l’attestazione irrecusabile dei fatti. Le lingue che sormontano
l’edificio dietro il misterioso personaggio non sono merli,
come parrebbe da un disegno del Cristofoli a cui il Novati
dà forse soverchia importanza, ma vere e proprie fiamme,
secondo l’iconografia che si ripete anche nelle valve di bronzo.
Il presunto venabulo è un vero e proprio tridente ; e non
mancano alla figuretta gli unghioni, nè le orecchie belvine,
nè le corna, nè la statura proporzionalmente gigantesca;
nessuno, insomma, degli attributi diabolici di prammatica
nel Medioevo. Non è facile discernerli a prima vista, perchè
il tempo e gl’insulti dei monelli hanno consunta e smozzi-
cata la scultura ; ma con un po’ di buona volontà tutti po-
tranno persuadersi che la tesi deWadvoeaius diabuli questa
volta è propria giusta.

(e. t.).

23. Steinmann (Ernst). Die Portraitdarsteliungen
des Michelangelo. Klinkhardt 11. Biermann editori.
Leipzig, 1913.

Dopo non pochi saggi — fra cui uno recentissimo fran-
cese e quelli del Thode e dell’A. stesso — riguardanti l’ico-
nografia michelangiolesca, lo Steinmann ha voluto darci con
il suo ricchissimo volume un lavoro definitivo.

Forse parrà strano che proprio al Grande che più ebbe
orrore per il ritratto e per la propria effigie — irrimediabil-
mente sconcia dal pugno famigerato del Torrigiani — sia
capitato questo postumo tributo. Ma la storia ha i suoi di-
ritti, e li ha tanto maggiori in quanto ci è raccontata con
rigore di metodo, con erudizione e — pur nella ristrettezza
del tema — con copia di risultati ; in una pubblicazione poi
splendida, arricchita di più che un centinaio di tavole ripro-
ducenti le numerose opere che ci serbano il ricordo della
fisionomia di Michelangelo, dal Bugiardini al Canova.

L’A. ha ricercato i tipi principali dei ritratti del Buonar-
roti, fondandosi nella testimonianza del Vasari, particolar-
mente informato in proposito, e intorno ad essi hi collocato
agevolmente le numerose derivazioni.

Il primo gruppo, caratteristico per l’acconciatura del tur-
bante, risale al Bugiardini, il quale per la stretta amicizia
avuta col Buonarroti potè darci un lavoro fedele. Non ce ne
restano che due copie, fra cui principale quella del Louvre,
e un prezioso disegno dello stesso Museo, che secondo lo
S. rappresenterebbe l’unica concessione fatta da Michelan-
gelo al ritratto, per il vivo desiderio dell’amico. Veramente
non pare davvero che il rifinitissimo e un po’ faticoso di-
segno possa essere dello stesso grande artista. Ricorda piut-
tosto il fare del Bacchiacca, e può facilmente riferirsi allo
stesso Bugiardini ; è ad ogni modo il più importante docu-
mento di questa prima serie dei ritratti.

Viene in seguito la tipica mezza figura della Raccolta
Cleaire D’Estanges a Parigi, che l’A. rivendica con molte
buone ragioni a Jacopo del Conte, ed è certo il ritratto a
cui si allacciano le più numerose ripetizioni — basti qui
ricordare quella capitolina — e che rappresenta meglio i
tratti fisionomici di Michelangelo.
 
Annotationen