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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 3
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Cipolla, Carlo: Ricerche storiche intorno alla chiesa di Santa Anastasia in Verona, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0215

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RICERCHE STORICHE

INTORNO ALLA CHIESA DI SANTA ANASTASIA IN VERONA

(Continuazione, vedi1 fase, precedente)

CAPO II.

Compimento della chiesa.

Il 28 settembre 1420 1 entrava in Roma Martino V,
che, con l’opera del Concilio di Costanza era stato
tre anni prima scelto a pontefice per metter fine allo
scisma d’Occidente. Da lui, il nostro concittadino Ni-
cola Salenti, senatore di Roma,2 unito all’abate di San
Zeno (Marco Emili), ottenne la bolla del 4 marzo 1422,*
nella quale venivano concedute nuove indulgenze a
coloro che avessero sovvenuto alla costruzione di San
Pietro Martire, e ciò nella considerazione che « absque
Christifidelium suffragiis » la chiesa non potevasi « ali-
quatenus perfici ».

Il Salerni ritornò a Verona nel maggio, ed il no-
stro Comune soddisfece alle tasse imposte per il ri-
lascio della bolla. 4 Dal che vediamo il Comune di
Verona costituirsi successore degli Scaligeri e del Ca •
stelbarco e prendere l’iniziativa, o per dir meglio, far
sua l’iniziativa presa da signori "e da privati pel com-
pimento di quell’opera colossale. Da questo momento
comincia il secondo periodo della fabbrica di Santa
Anastasia.

1 Pastor, Storia dei Papi, trad. A. Mercati, Roma, 1910,
I, 198.

2 Quali successori a Baldassare da Imola, ch'era stato se-
natore di Roma, Martino V, alla fine del 1420, elesse se-
natori Stefano Branchi da Gubbio e il cavaliere Gian Ni-
cola Salerni da Verona. Ma i senatori di Roma a questa
epoca ormai avevano perduto quasi ogni valore giuridico. Cfr.
Gregorovius, Gesehichte der Stadi Rovi, 3a ediz., VII, 9.

3 La bolla fu trascritta da Lod. Perini (op. cit., n. 22),
che ne vide l’originale nell’Archivio di Sant’Anastasia. E’
datata « dat. Romae apud Sanctum Petrum, quarto nonas
marcij, pontificatus nostri anno quinto »•

4 Atti (Riformazioni) del Consiglio (Cons. dei XII e L,
12 marzo e 22 maggio 1422), voi. C, f. 26, 28 (Ant. Arch.
Ver.).

Nella prima occasione, nel citato Consiglio si lessero le
lettere dell’abbate di S. Zeno, che significava l’ottenuta indul-
genza, e « quid erat opus pecunia», dopodiché si assenti
all’abbate indicato e a Gian Nicola Salerni di ricevere « dictas
bullas ». Nella seconda occasione, « ex adventu domni
Johannis-nicole de Salernis a Roma », si intese che erano
stati spesi 42 fiorini, dei quali al Salerni si accordò resti-
tuzione.

Verso il medesimo tempo alcuni aevoti cittadini
(« aliqui cives devoti ») chiesero ai rettori veneziani,
Nicolò Loredano podestà e Francesco Foscari capi-
tano, che fossero esenti da ogni dazio le pietre che
si sarebbero condotte in città per tale fabbrica. I ret-
tori proposero a Venezia che il dazio fosse invece ri-
dotto a soldi due, e così fu approvato dal Senato,
addì 16 maggio 1422. 1 La ducale relativa porta la
data del 18 maggio. 2

Il Consiglio dei XII, addì 22 aprile 1423, volendo
farsi esempio ai concittadini, approvò una largizione
annua alla chiesa di San Pietro Martire, finché fos-
sero compiute in muro le arcate della chiesa, nel
modo con cui da principio erasi cominciato, e nel
quale ora s’era ripigliato a fare. Tale offerta doveva
consistere in io ducati d’oro o in un pallio di egual
prezzo da portarsi in processione alla detta chiesa.
Le Arti coi loro gonfalonieri, dovevano prender parte
a tale processione, e presentare quell’offerta che re-
putassero opportuna.3

Questa deliberazione è della più grande importanza
per la storia della chiesa. Da essa impariamo, che il
tempio mancava ancora per la massima parte di tetto
e di archi murati. Probabilmente il tetto si appog-
giava su pilastri provvisori e sulle pareti, con una tet-

1 V’ebbero 115 voti de parte, nessuno contrario, e 7 non
sinceri. Senato Misti, t. LIV (1422-3), f. 29, nel R. Arch.
di Stato di Venezia.

2 N’esisteva l’originale nell’Archivio di Sant’Anastasia,
donde la trascrisse il Perini, op. cit., n. 28.

3 «... omni anno in die sancti Petri Martiris donec tem-
plum suum fratrum Predicatorum erit completum in voltis
suis, vel revolutum de muro, ut a principio iniciatum fuit,
et nunc est ceptum prosequi, fieri debeat ad ipsum templum
una oblacio per Comune Verone de decem ducatis auri. Qui
offerri debent in uno pallio emendo prò tanto precio, vel
apponi debat in uno doplerio, et cum processione fratrum
interesse debeant omnia Misteria Artium civitatis Verone
cum confaloneriis suis et facere etiam illas oblationes que
sibi placuerint... », si deliberò che si osservasse la festa del
Santo (29 aprile) « et de hoc fieri debeat cheida pablica. . ».
Atti del Consiglio, t. C, f. 42-2 v.
 
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