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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 3
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Cipolla, Carlo: Ricerche storiche intorno alla chiesa di Santa Anastasia in Verona, [2]
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CARLO CIPOLLA

i 82

toia di legno e di paglia. Solo le due paia di colonne
erette dal Castelbarco, la crociera, l’altar maggiore
con le cappelle laterali, erano ormai a compimento.
Chi bene osservi, vedrà, che gli ornati a colori, nella
parte posteriore, sia del tetto, sia degli archi della
medesima, sono affatto diversi per dipintura e per
istile, dalle pitture della parte verso la porta mag-
giore, a partire proprio dagli archi, che si svolgono
dalle ultime colonne del Castelbarco alle prime di più
tarda costruzione. Le pitture più antiche dei primi
sott’archi e delle due prime campate del tetto, supe-
rano d’assai per eleganza le rimanenti: il disegno è
più delicato, e l’intonazione dei colori meglio riu-
scita.

Nel testamento di Nicolò figlio del fu Giovanni
Pellegrini 2 si accenna ad un lascito di 200 ducati di
oro in favore di Sant’Anastasia : se la chiesa, al mo-
mento della morte del testatore fosse già alzata ed
avesse ormai le volte, in tal caso quei ducati servano
per gli ornamenti. Questa data concorda con quanto
si ricava dalla deliberazione del Consiglio comunale,
tq24, testé riferita. Al 1420 può stabilirsi la ripresa
dei lavori, per quanto riguarda lo scheletro della
chiesa, siccome si avvertì ; ma per rispetto alle co-
lonne possiamo accettare come data iniziale il 1424.

Viveva al principio del secolo xv nel convento dei
Domenicani frate Andrea da Pisa, lettore in teologia.
Egli istituì la confraternita di San Pietro Martire, nella
quale ciascuno dei membri era obbligato a fare una
offerta per la prosecuzione della fabbrica, ragion per
cui in capo alla Regola della Confraternita, il suo
istitutore scrisse: «prò fabrica diete Ecclesie 1424 ». 3

Intorno a questo medesimo tempo un illustre me-
dico, di origine parmigiana, ma vivente allora in Ve-
sona, pensò a dar termine alla costruzione delle co-
lonne. Era costui Antonio Cermisone, così stimato
qual medico da essere detto « famosus et eximius ar-
tium et medicine monarcha » ; passò poi a Padova,
dove nel 1433 era già professore in filosofia e fisica.

Come vedemmo, suo padre Barlolomeo Cermisone
beneficò Sant’Anastasia, testando nel 1415 ; Antonio
seguiva nella sua generosità l’esempio paterno. Egli
convenne addì 20 aprile 1420 col tagliapietra Ansuino
per la costruzione delle otto colonne che ancora man-
cavano.1

1 Lo si citerà quando parleremo della cappella Pelle-
grini.

2 Pellegrini, op. cit., cap. IV. Cfr. G. Biadego, Il la-
picida Alberto da Milano — Madonna Verona, 1913, VII,
135, il quale dimostra che il nome di Samorzo era tenuto
dalla cappella dei cavalieri tedeschi ancora nel 1464 almeno,
la quale cappella era stata data il 5 maggio 1424 dai frati
domenicani di S. Anastasia perchè i confratelli se ne gio-
vassero come di sacristia. (Biancouni, Chiese. ìli, 157)-—-
Cfr. Appendice IV.

3 Tra i particolari architettonici riprodotti da Ale. Essen-
wein, Die Kirche S. Anastasie in Verona (Mitth. der KK.
Central. Commission d. Erforsvhung und Erhallung d. Bau-

li testo di questo contratto non fu trovato dal dot-
tore A. Avena, 1 che rinvenne anche altri documenti che
a questi lavori si riferiscono. Il Cermisone erasi obbli-
gato a pagare 500 ducati e non avendoli in pronto,
se li fece prestare da Provalo Giusti, che a sua volta
li chiese al cambiatore Bartolomeo Gabaldiani. Di ciò
parla un documento del 9 aprile 1423, mentre un altro
atto del 12 ottobre 1433 c’insegna come i figli di Pro-
valo Giusti dichiarassero di essere stati soddisfatti da
Antonio Cermisone del prestito fattogli da Provalo
Giusti di 500 ducati d’oro il 15 aprile 1422 e di altri
125 ducati d’oro dati poco appresso.2

Verso questo medesimo tempo pensava al compi-
mento del colonnato anche Gianesello da Folgaria,
su cui nuovamente ritorneremo quando avremo da
descrivere le singole cappelle.

Nel suo testamento del io novembre 1424 Giane-
sello parla del suo sepolcro costruito presso la porta
maggiore, « penes regiam magnani », dalla parte della
strada che conduce all’Adige, cioè a destra di chi
entra. Con queste indicazioni topografiche si collega'
la disposizione con cui stabilisce che i suoi commis-
sari spendano 300 ducati d’oro « in volvendo in vol-
tam illam columnam, que debet fieri penes sepulturam
ipsius testatoris... que volta debeat fieri versus murimi
existentem penes seu per medium domini Vitaliani
Faelle, mediante via comuni, per quam viam itur ad
Athesim ». In altre parole, Gianesello dispose per la
costruzione dell’arco da gettarsi fra la prima colonna,
a destra entrando, e il muro perimetrale. Della co-
lonna non si occupa.3

Secondo il documento del 9 aprile 1423 Provalo
Giusti aveva ricevuto i denari dal Gabaldiani per spen-
derli nel lavoro delle « octo colunnarum lapidarum
fabricandarum » ; dunque alla data del documento non
erano finite, anzi non erano ancora principiate. La re-
stituzione doveva farsi in tre parti, forse fra il 1423
e il 1425, ma le espressioni non sono molto chiare.

Probabilmente le otto colonne non furono allora
innalzate tutte, e coi denari disposti dal Cermisone
si costrussero soltanto le quattro prime colonne dopo
le quattro del Castelbarco. Sopra le due più vicine a
quelle del Castelbarco furono apposte, evidentemente
da lapicida alquanto più recente, le armi della città,
del che già tenemmo parola.

Le due coppie più vicine alla parete della facciata

denkmale, Wien, 1860, V, 42-3, 45, 48-9, 50-1), quelli che
riguardano gli ornati delle basi delle colonne possono gui-
dare a sciogliere queste questioni cronologiche.

1 Per la Storia della chiesa di Sant'Anastasia, in Pro-
veremo, giugno 1910.

2 Se Antonio Cermison nel 1420 si obbligò a dare cin-
quecento ducati d’oro per la costruzione delle colonne e se
di altrettanta somma dispose per testamento suo padre Bar-
tolomeo, si presenta il dubbio che il figlio non facesse che
eseguire la volontà del padre; ma non è probabile.

3 Di Gianesello pailerò nell’Appendice I.
 
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