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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 3
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Zaccarini, Donato: Antonio Alberti il suo maestro ed alcuni pittori ferraresi loro contemporanei
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0195

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ANTONIO ALBERTI

IL SUO MAESTRO ED ALCUNI PITTORI FERRARESI

LORO CONTEMPORANEI

Nella storia artistica ferrarese rimangono ancora alcuni periodi oscuri: il Duecento, il Tre-
cento e la prima metà del Quattrocento. L’attività pittorica, in queste età, fu grande: lo
provano i molti frammenti di affresco, trasportati dalle antiche chiese nella Pinacoteca comu-
nale. Essi rispecchiano tendenze svariatissime e degne di uno studio che le ricolleghi con le
produzioni dei noti maestri contemporanei.

Durante il regno di Niccolò III d’Este (1393-1441) appare nella nostra città una vera fio-
ritura di artisti1 fra i quali primeggiano Stefano da Ferrara e Antonio Alberti.

Abbiamo voluto soffermarci a studiare l’opera di quest'ultimo, che ci risultò in diretta
relazione con quella dei migliori maestri ferraresi del suo tempo. Ci fu così dato modo di
determinare la sua derivazione, la fonte delle successive influenze, e di fissare i limiti di una
delle correnti artistiche, fra le migliori che si svilupparono a Ferrara nella prima metà del
secolo XV.

Non crediamo contuttociò di aver risolto il problema, chè molto ancora rimane da chia-
rire. I nostri apprezzamenti, occorre notarlo, entrano in un campo óve la tenebre è profonda.

* * *

Gli storici ferraresi che si occuparono dei nostri artisti, ben poco dissero dell’Alberti.
Il Baruffaldi2 3 e Cesare Cittadella,5 non fecero che ripetere quanto aveva riferito il Vasari,4
ed intesservi intorno particolari completamente destituiti di valore. Il Borsetti5 triplicò la per-
sonalità, affermando essere esistiti un Antonio da Ferrara senior, un Antonio Alberti ed un
Antonio da Ferrara junior. Il Boschini6 dice di aver trovate alcune cronache, che ricordano
Antonio Alberti autore di una tavola posta sull’altare maggiore del Duomo di Ferrara, secondo
la testimonianza di Giacomo da Marano, il 24 marzo 1397. Benché non citi da quali cronache
abbia tratta la notizia, possiamo prestar fede alla sua affermazione perch’egli fu sempre accu-
ratissimo ricercatore. Non possiamo credere altrettanto che quegli che dipinse la tavola del 1397
sia l’Alberti che, come vedremo, morendo fra il 1442 ed il 1449, lasciava figli in età pupil-
lare. Che Agnolo Caddi7 non possa essere stato il maestro dell’Alberti è già stato provato :

1 Lo provano gli studi pubblicati dal comm. Ven-
turi e dal marchese Campori.

2 Girolamo Baruffaldi, Vite dei pittori e scul-
tori ferraresi, Ferrara, 1848, con note del Boschini.
Voi. I, pagg. 58-62.

3 Catalogo istorico dei pittori ferraresi, t. I, pa-

gine 29-63.

4 T. IV, pag. 492 (ediz. Milanesi).

5 Ferrante Borsetti, Historia almi Ferrariae
gymnasii, 1735, t. II, pagg. 430-431.

6 Op. cit., pag. 62,

7 Vasari, voi. cit., pag. cit.

L'Arte. XVII, 21.
 
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