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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 5-6
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De Cosson, Charles Alexander: Notizie su diversi pezzi d'armatura: provenienti dall' antica armeria medicea esistenti nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0421

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NOTIZIE SU DIVERSI PEZZI D’ARMATURA

PROVENIENTI DALL’ANTICA ARMERIA MEDICEA
ESISTENTI NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE

NON rimane che la memoria della ricchissima armeria di Lorenzo il Magnifico, conservata
nell’inventario compilato alla sua morte nel 1492. Probabilmente l’armeria fu dispersa
quando Piero de’ Medici fuggì da Firenze all’avvicinarsi di Carlo Vili di Francia nel 1494 e
le case dei Medici furono saccheggiate dal popolo. Conteneva armi ed armature di gran pregio,
ornate d’oro ed argento. Ricorderemo, fra le altre, l’armatura tutta dorata di Piero il Gottoso,
la corazza da giostra di Lorenzo coperta di velluto alessandrino, quella di Giuliano coperta di
velluto bianco, ambedue «con la vite, resta e spalleta», l'armatura tutta dorata di Giuliano
di Lorenzo e altre moltissime armi e pezzi d’armatura ricchissime, come « un cimiero di un
elmetto, d’una dama in mano d’oro e una veste indosso ricamato di perle». Ma, purtroppo,
di tutte queste cose, non se ne può rintracciare una sola. Più tardi, il Granduca Francesco I
collocò in parecchie sale della Galleria degli Uffizi armi ed armature di famiglia, formando una
collezione che nel 1631, venne accresciuta dalle ricchissime armi ereditate dai Duchi d’Urbino.
Nel XVIII secolo, però, quando solo le antichità classiche erano in voga, il Granduca Pietro
Leopoldo, per far posto alle molte sculture antiche con le quali aveva arricchito la propria
collezione, fece vendere una grande quantità degli oggetti che facevano parte dell’armeria
medicea. Il pittore inglese Zoffany, allora a Firenze, potè comprare, ancora prima dell’asta,
per 450 lire, settantaquattro pezzi, i quali, senza dubbio, trovarono in ultimo la via nella nota
collezione Meyrick, e alcuni, attraverso questa collezione, nella collezione Wallace di Londra.
Pochissimi pezzi, ritenuti della massima importanza, furono conservati a Firenze e fanno parte
ora della raccolta del Museo Nazionale del Bargello. Oro e argento per il valore complessivo
di oltre dieci mila lire furono ricavati dalle ageminature delle rimanenti armi ed armature e
mandati alla Zecca, mentre gli oggetti, privati dei metalli che li nobilitavano, venivano posti
all’asta nella Sala dei Dugento in Palazzo Vecchio e rilasciati per pochi soldi la libbra come
ferri vecchi! Gli oggetti rimasti dell’armeria medicea sono dunque pochi, anzi pochissimi: di
questi ho voluto illustrare qualcheduno dei più importanti, dandone le scarse notizie che le
ricerche da me fatte mi hanno concesso di ritrovare.

# * *

1. Petto e spallaccio sinistro d’una armatura di parata di Guidobaldo II Duca d’Urbino
(1538-74). Il petto è lavorato a sbalzo, di acciaio nero con rilievi dorati. E ornato di due ali
di drago con occhi. In alto, entro un cartello sta scritto: NVLLA BIBAM LAETHES
OBLI VI A ILLUMINI IN IPSO (fig. 1).
 
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