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C. A. DE COSSON
Lo spallaccio è ornato d’una testa di leone (fig. 2). Quando questa armatura fu descritta
nel 1642 da Antonio Petrilli, nipote d’un armaiuolo del Granduca di Toscana, e probabil-
Fig. i — Bartolomeo Campi?: Petto di una armatura
di Guidobaldo II d’Urbino.
mente anche lui esercitante la stessa arte, aveva tutt’e due gli spallacci e la celata.1 Lacelata
si trova ora in Russia nella collezione imperiale di Tsars-
koe-Selo.2
Nella raccolta detta dei « Piccoli ritratti » della colle-
zione imperiale di Vienna, esiste un ritratto di Guidobaldo
II con questa armatura.3
Basandosi sul citato manoscritto d’Antonio Petrini, (ri-
prodotto in parte, ma non molto esattamente nel Benvenuto
Cellini di Plon),+ il noto scrittore di armi antiche, Wendelin
Boheirn, ha attribuito l’armatura a un certo Piripe, armaiuolo
fiorentino della metà del Seicento.5 Ma, nel manoscritto, il
Petrini, pur dicendo che quest’armatura venne dal Duca di
Urbino, l’attribuisce a Annibaie Cartaginense e aggiunge
che, « secondo Felitiano Macedonio, fu fatta da Piripe, scul-
tore valentissimo, il quale fu detto poi Pifanio Tacito».
Quindi, Piripe, anziché artista fiorentino, sarebbe, secondo
il Petrini, armaiuolo di Cartagine! Tutte le ricerche fatte nelle biblioteche di Firenze e in
1 Petrini Antonio, Arte Fabrile, overo Armerìa 3 Bóheim Wendelin, Meistèr der Waffenschmie-
Univ., etc., 1642. Manoscritto della Bibl. Naz., Firenze. dekunst. Berlin, 1897, pag. 170.
2 Rockstuhl A., Musèe de Tarskoe-Selo. St-Pé- 4 Plon E., Benvenuto Celimi. Paris, 1883.
tersbourg. 1835, Planche, LVII. s Boheim Wendelin, Der Florenliner Waffen-
Fig. 2 — Spallaccio
dell’armatura precedente.
C. A. DE COSSON
Lo spallaccio è ornato d’una testa di leone (fig. 2). Quando questa armatura fu descritta
nel 1642 da Antonio Petrilli, nipote d’un armaiuolo del Granduca di Toscana, e probabil-
Fig. i — Bartolomeo Campi?: Petto di una armatura
di Guidobaldo II d’Urbino.
mente anche lui esercitante la stessa arte, aveva tutt’e due gli spallacci e la celata.1 Lacelata
si trova ora in Russia nella collezione imperiale di Tsars-
koe-Selo.2
Nella raccolta detta dei « Piccoli ritratti » della colle-
zione imperiale di Vienna, esiste un ritratto di Guidobaldo
II con questa armatura.3
Basandosi sul citato manoscritto d’Antonio Petrini, (ri-
prodotto in parte, ma non molto esattamente nel Benvenuto
Cellini di Plon),+ il noto scrittore di armi antiche, Wendelin
Boheirn, ha attribuito l’armatura a un certo Piripe, armaiuolo
fiorentino della metà del Seicento.5 Ma, nel manoscritto, il
Petrini, pur dicendo che quest’armatura venne dal Duca di
Urbino, l’attribuisce a Annibaie Cartaginense e aggiunge
che, « secondo Felitiano Macedonio, fu fatta da Piripe, scul-
tore valentissimo, il quale fu detto poi Pifanio Tacito».
Quindi, Piripe, anziché artista fiorentino, sarebbe, secondo
il Petrini, armaiuolo di Cartagine! Tutte le ricerche fatte nelle biblioteche di Firenze e in
1 Petrini Antonio, Arte Fabrile, overo Armerìa 3 Bóheim Wendelin, Meistèr der Waffenschmie-
Univ., etc., 1642. Manoscritto della Bibl. Naz., Firenze. dekunst. Berlin, 1897, pag. 170.
2 Rockstuhl A., Musèe de Tarskoe-Selo. St-Pé- 4 Plon E., Benvenuto Celimi. Paris, 1883.
tersbourg. 1835, Planche, LVII. s Boheim Wendelin, Der Florenliner Waffen-
Fig. 2 — Spallaccio
dell’armatura precedente.