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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: L' altare di Donatello nella chiesa del Santo a Padova
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0341

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L’ALTARE DI DONATELLO
NELLA CHIESA DEL SANTO A PADOVA

1 'altare più grandioso che abbia adornato chiesa d’Italia nel secolo XV fu quello del
_j Santo a Padova.

Il 13 aprile 1446 il lanaiolo Francesco da Tergola donò all’Arca del Santo una somma
cospicua, di 1500 lire, da lui aumentata più tardi, per l’erezione di una colossale pala d’altare,
e perchè al grandeggiar dell’opera non venisse limitazione dalla somma offerta, i fabbricieri
aggiunsero 500 lire dell’eredità di Beatrice d’Avanzo: Donatello fu chiamato a divisare e ad
eseguire l’ancona gigante. Era il tempo in cui ferveva il lavoro dell’artista per la statua eque-
stre del Gattamelata; tuttavia egli iniziò l’altare, plasmò statue e rilievi, gettò modelli in
bronzo, fece venire marmi da Nanto e solo chiese aiuti per le parti secondarie, per la cesel-
latura de’bronzi e per l’intaglio delle colonne e dei pilastri di pietra.

Seguiamo ora, coi documenti pubblicati dal Gloria e dal Lazzarini, le fasi dell’opera.
Furono chiamati a Padova aiuti : Urbano di Pietro da Cortona, Giovanni da Pisa, Antonio
di Chelino, Francesco d’Antonio da Firenze e Niccolò Pizzolo sono nominati nel contratto
fra Donatello e i Massari il 29 aprile 1447. In quel giorno si strinsero, i patti per dare rego-
larità al lavoro, impedire le interruzioni e stabilire penalità in caso di negligenza o di mancata

perfezione nei rilievi. L’opera era già incominciata perchè si trattò del compimento di dieci
angioli già fusi e de’ quattro simboli evangelici pronti per la fusione.

Mentre gli aiuti attendevano a rinettar e a cesellar rilievi, se n’aggiunsero altri, come

Polo d’Antonio da Ragusa, Giacomo di Baldassare da Prato, orefice, Oliviero e Niccolò Fio-
rentino o Niccolò Cocari, scultore, che lavorò specialmente nei pilastri dell’altare.

Non si ha chiaro indizio sul principio dell’esecuzione dell’altare avanti Pii febbraio 1447,
quando Donatello si ebbe libre di cera «per fare le teste de le figure de la anchona ». Nello
stesso giorno egli ed i suoi discepoli ricevono un acconto di pagamento.

Da allora il lavoro procedette con straordinaria rapidità, così che il io maggio si getta-
rono dieci angeli musicanti, due simboli evangelici e uno dei bassorilievi, il 19 giugno altri
due bassorilievi coi miracoli, due simboli evangelici e la statua di San Luigi; il 15 novembre
l’ultimo. bassorilievo con fatti della vita di Sant’Antonio. Nell’anno seguente, il 23 aprile,
altre quattro statue di santi eran già state gettate e trasportate dal Maglio all’altare.

Come si vede, in poco più di un anno tutte le statue e i bassorilievi erano stati eseguiti ;
è certo che anche la settima statua, non ricordata dai documenti, era stata già fusa, perchè
il 5 giugno Andrea delle Caldiere è riconosciuto creditore per il getto di sette figure.

Con tutti questi bronzi si volle vedere l’effetto d’insieme che avrebbe presentato l’altare e lo
si apparecchiò in legname per farne, come dicono i documenti, la « demonstrazion ». E per la
festa di Sant’Antonio, il 13 giugno di quell’anno, il solenne apparato si mostrò al pubblico
e Donatello pensò ad alcuni mutamenti della forma divisata, poiché subito dopo la mostra
del simulacro attese a gettare altri due angioli musicanti e a formare il modello di Cristo nel
 
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