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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 1
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Longhi, Roberto: Orazio Borgianni
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0046

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ROBERTO LONG HI

E, veramente, quel senso particolare della materia che organizza la forma con una specie di di-
segno pittorico prodotto dal serpeggiare nervoso della stria coloristica lungo le direzioni essenziali
dei corpi, e la nota coloristica pura isolata e quasi astratta del granata amarantino sono qualcosa che
non ha riscontro forse che in Greco cui ci richiama (oltre lo schema esteriore della Trinità affatto
spagnuolo col Padre Eterno mitriate) il coagularsi rapidissimo delle forme minori e infine il particola-
rissimo senso romantico che esala da quella figura che sola si è trasferita in un deserto ruinoso e tem-
pestato, ciò che, di certo, è più affine al San Bernardino di Greco al Prado che non ai santi solenni e
rudi di Caravaggio. Giova osservare insomma che qui l’effetto originariamente caravaggesco è abusato
a scopo indubbiamente sentimentale.

A quest’opera mirabile deve riunirsi di soggetto come di tempo 1 la mezza figura del San Carlo,
che nella Galleria Colonna (IV sala, 91) porta il nome di Daniele Crespi.2 (Fig. 3). Dico anche di

soggetto poiché è evidente che questa mezza figura di santo tende ad individuarsi in un’azione di pre-
ghiera assai vivace e dialogica, analoga a quella del San Carlo con la Trinità. Non per questo l’opera
si potrebbe credere un pensiero per l’altra poiché se l’effetto di luce è più violento non è per ciò più
caravaggesco. Anzi la forma viene espressa qui per mezzo dei guizzi che la frangiano, in altre parole
dalla funzionalità del rabesco luminoso, e J’isolamento plastico della figura non è più un vero fine, ma
un effetto ottenuto quasi involontariamente mentre l’attenzione dell’artista si volge più e più a inten-
sità di materia e ad imprevisto d’effetto luminoso. Perfino la ricerca coloristica per un istante passa
in seconda linea, poiché il granata del rocchetto tende verso un’intonazione vinata non paragonabile
di certo per raffinatezza al tono d’amaranto nel primo San Carlo.

Quello che fa di quest’opera da camera una creazione anche più serrata dell'altra è l’affilatezza

*A parte le considerazioni stilistiche, è noto che tutte
le rappresentazioni di San Carlo Borromeo cadono dopo
il 1610, anno in cui, appunto, avvenne la santificazione.

2 Credo eh’esso non abbia, tuttavia, portato mai il nome

di Borgianni, poiché almeno nel 1783 era citato così:
« n. 7. Un quadro di misura d’imperatore per alto, San
Carlo Borromeo, autore incognito ». Catalogo dei quadri di
Casa Colonna, Roma, 1783.
 
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