LA QUESTIONE DEI GUIDI
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navi (fig. 8), è spartita da colonne di marmo verde (secondo le tradizioni fiorentine), un po’ tozze
e sorreggenti ampie arcate a semicerchio dicrome (seguendo il sistema proprio dello stile
pisano-lucchese), ciò che conferisce all’edifizio una solenne armonia di proporzioni del tutto
settentrionali. La base attica delle colonne ha il toro inferiore più largo e basso e la scozia
molto incavata come vedesi nelle logge di San Martino di Lucca e i bianchi capitelli (sormontati
da un basso dado all’uso fiorentino) tutti vari per tipo, corinzi o compositi a uno o due ordini
di foglie o con animali fantastici agli angoli, ci fanno notare la somiglianza stilistica nella tecnica
con la colonnetta firmata da Gu;detto nel primo ordine di logge del San Martino. Infatti le
foglie sono lisce, dure e uncinate come quelle del capitello della predetta colonna dalla parte
interna; o grosse e tonde secondo quella tecnica già notata e le figurette bestiali ed umane
Fig. 11 — Formella del Fonte battesimale. Pisa, Battistero
(Fotografia Alinari).
con gli occhi coperti di smalto e i ricci dei capelli a ciuffi striati ed ondulati non sforicchiati
dal trapano, simili a quelli fatti da Guidetto nella legnosa figura reggente il cartello e nelle
altre sculture ornamentali. L'interno del duomo di Prato mostra dunque la maniera di Gui-
detto e il confronto specialmente con due capitelli che qui riproduco mi sembra di tale evidenza
da persuadere (figg. 9 e io) che essi costituiscano il periodo già avanzato e disinvolto dello
stesso marmorario probabilmente lucchese per natali come lucchese appare per arte.
Su di un’ultima questione è infine da ritornare perchè altri tre documenti ci rammentano
un maestro Guido: l’iscrizione della cornice interna nel fonte battesimale del Battistero di
Pisa, firmata da Guido Bigarelli da Como (1246); quella del pulpito di San Bartolomeo in
Pantano a Pistoia in cui maestro Guido è celebrato come dotto (1250); una carta del 1293
dalla quale conosciamo che Guido da Como lavora con altri maestri alla loggia dell’Opera del
Duomo di Orvieto. Crowe e Cavalcasene1 credono che quest’ultima notizia riguardi l’autore * i
1 Storia della pittura in Italia, voi. I, Firenze, 1875, pag. 188. Cfr. anche Fumi L., Il duomo d'Orvieto e
i suoi restauri, Roma, 1891, pagg. 92 e 97.
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navi (fig. 8), è spartita da colonne di marmo verde (secondo le tradizioni fiorentine), un po’ tozze
e sorreggenti ampie arcate a semicerchio dicrome (seguendo il sistema proprio dello stile
pisano-lucchese), ciò che conferisce all’edifizio una solenne armonia di proporzioni del tutto
settentrionali. La base attica delle colonne ha il toro inferiore più largo e basso e la scozia
molto incavata come vedesi nelle logge di San Martino di Lucca e i bianchi capitelli (sormontati
da un basso dado all’uso fiorentino) tutti vari per tipo, corinzi o compositi a uno o due ordini
di foglie o con animali fantastici agli angoli, ci fanno notare la somiglianza stilistica nella tecnica
con la colonnetta firmata da Gu;detto nel primo ordine di logge del San Martino. Infatti le
foglie sono lisce, dure e uncinate come quelle del capitello della predetta colonna dalla parte
interna; o grosse e tonde secondo quella tecnica già notata e le figurette bestiali ed umane
Fig. 11 — Formella del Fonte battesimale. Pisa, Battistero
(Fotografia Alinari).
con gli occhi coperti di smalto e i ricci dei capelli a ciuffi striati ed ondulati non sforicchiati
dal trapano, simili a quelli fatti da Guidetto nella legnosa figura reggente il cartello e nelle
altre sculture ornamentali. L'interno del duomo di Prato mostra dunque la maniera di Gui-
detto e il confronto specialmente con due capitelli che qui riproduco mi sembra di tale evidenza
da persuadere (figg. 9 e io) che essi costituiscano il periodo già avanzato e disinvolto dello
stesso marmorario probabilmente lucchese per natali come lucchese appare per arte.
Su di un’ultima questione è infine da ritornare perchè altri tre documenti ci rammentano
un maestro Guido: l’iscrizione della cornice interna nel fonte battesimale del Battistero di
Pisa, firmata da Guido Bigarelli da Como (1246); quella del pulpito di San Bartolomeo in
Pantano a Pistoia in cui maestro Guido è celebrato come dotto (1250); una carta del 1293
dalla quale conosciamo che Guido da Como lavora con altri maestri alla loggia dell’Opera del
Duomo di Orvieto. Crowe e Cavalcasene1 credono che quest’ultima notizia riguardi l’autore * i
1 Storia della pittura in Italia, voi. I, Firenze, 1875, pag. 188. Cfr. anche Fumi L., Il duomo d'Orvieto e
i suoi restauri, Roma, 1891, pagg. 92 e 97.