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CARLO CIPOLLA
(1290-1295) successore di Bartolomeo. 1 La donazione
è fatta a fra’ Perolino priore dei nostri Domenicani,
e riguarda una pezza di terra situata nella contrada
di Santa Maria in Chiavica, e situata di fronte alla
Chiesa « quam fratries Domenicani edificant in civi-
tate Verone ». Con tale offerta il vescovo intende di
dar modo a che la strada, la quale mena alla detta
chiesa, si possa allargare nella maniera desiderata
dalla moltitudine di popolo accorrente alle sacre fun-
zioni : vuole ancora che di tal maniera sia fatta libera
la vista (« aspectus ») della chiesa .stessa.
Resta perciò che il principio della costruzione della
nuova chiesa va posto prima, ma probabilmente non
un pezzo di terra, con casa ed orto e con viti ed al-
beri fruttiferi, situata « in villa Insule Comitum » (og-
gidì Isola della Scala) 1 « in loco ubi dicitur lìorgo-
leccus ». 2
Alberto I della Scala nel suo testamento, in data
6 gennaio 1301, fatto alla presenza di Tebaldo ve-
scovo di Verona, di Nicolò de Musso veneziano priore
dei Domenicani e di altri frati sì Domenicani che
Eremitani, donò mille lire ai Domenicani e mille agli
Eremitani, perchè le impiegassero nell’erezione delle
loro chiese. 5
L’arma Scaligera vedesi dipinta ai due lati della
fronte dell’arco della cappella dell'aitar maggiore.
Fig. 1 — La tomba di Guglielmo da Castelbarco, facciata
San Giorgetto — (Fotografia Lotze).
molto prima del 1290 in circa, cioè un trentennio
dopo l’abbandono del focus di Santa Maria Mater
Domini. L’arte predominante anche fra noi non era
più la romanica. Il periodo della sua mirabile fiori-
tura era passato ormai. Il gotico predominava, ma
era un gotico schiettamente italiano, lontano dalle
forme acute dello stile oltremontano. È una transa-
zione tra lo schietto gotico, quale trionfò fuori d’Ita-
lia, e il romanico che proviene dall’arte classica. Ve-
diamo fino a qual segno i documenti possano giovare
alla soluzione de.i problemi artistici.
Un documento del 20 marzo 1280 ci mostra i Do-
menicani già in relazione colla chiesa di Santa Ana-
stasia. Quest’atto fu redatto « in domo ecclesie sancte
Anastasie », dove i Domenicani, dei quali il priore
chiamavasi « Stevanardus », vendettero per undici lire
veronesi alle monache di San Michele in Campagna
1 Lo copiò il Perini (op. cit., doc. 21), il quale lo vide
nell'Archivio di S. Anastasia.
Rappresenta la bianca scala, con quattro gradi, in
campo rosso; ai lati della scala, uno per parte, si
vedono due cani rampanti. Questo notissimo motivo
araldico fi connette con tale legato, stabilito da Al-
berto I in favore della chiesa di Santa Anastasia ?
Sotto il 1304 si parla di acquisti fatti e donazioni
avute per la costruzione del convento. Ma in ciò gli
Scaligeri non entravano. 4
Anche in seguito gli Scaligeri furono generosi di
soccorsi ai Domenicani. Sull’antico affresco, di forma
quadra, che fu posto nella Cappella del Rosario, sono
rappresentati, secondo l’opinione corrente,5 genuflessi,
Mastino II (a sinistra di chi guarda) e Taddea da
1 Cfr. il mio articoletto V Isola Cenese, Arch. Veneto,
XX, 344.
2 S. Michele di Campagna, pergamena 625.
5 II testamento pubblicato prima dal BrANCOLiNi, Serie
cronologica, pag. 101 ; venne riprodotto dal Verci, in fine
al t. VI della sua Marca Trevigiana.
4 Biancolint, VII. ióo.
5 Cf. Maffei, Verona, III, 224, ed. Classici, IVI il. 182C
CARLO CIPOLLA
(1290-1295) successore di Bartolomeo. 1 La donazione
è fatta a fra’ Perolino priore dei nostri Domenicani,
e riguarda una pezza di terra situata nella contrada
di Santa Maria in Chiavica, e situata di fronte alla
Chiesa « quam fratries Domenicani edificant in civi-
tate Verone ». Con tale offerta il vescovo intende di
dar modo a che la strada, la quale mena alla detta
chiesa, si possa allargare nella maniera desiderata
dalla moltitudine di popolo accorrente alle sacre fun-
zioni : vuole ancora che di tal maniera sia fatta libera
la vista (« aspectus ») della chiesa .stessa.
Resta perciò che il principio della costruzione della
nuova chiesa va posto prima, ma probabilmente non
un pezzo di terra, con casa ed orto e con viti ed al-
beri fruttiferi, situata « in villa Insule Comitum » (og-
gidì Isola della Scala) 1 « in loco ubi dicitur lìorgo-
leccus ». 2
Alberto I della Scala nel suo testamento, in data
6 gennaio 1301, fatto alla presenza di Tebaldo ve-
scovo di Verona, di Nicolò de Musso veneziano priore
dei Domenicani e di altri frati sì Domenicani che
Eremitani, donò mille lire ai Domenicani e mille agli
Eremitani, perchè le impiegassero nell’erezione delle
loro chiese. 5
L’arma Scaligera vedesi dipinta ai due lati della
fronte dell’arco della cappella dell'aitar maggiore.
Fig. 1 — La tomba di Guglielmo da Castelbarco, facciata
San Giorgetto — (Fotografia Lotze).
molto prima del 1290 in circa, cioè un trentennio
dopo l’abbandono del focus di Santa Maria Mater
Domini. L’arte predominante anche fra noi non era
più la romanica. Il periodo della sua mirabile fiori-
tura era passato ormai. Il gotico predominava, ma
era un gotico schiettamente italiano, lontano dalle
forme acute dello stile oltremontano. È una transa-
zione tra lo schietto gotico, quale trionfò fuori d’Ita-
lia, e il romanico che proviene dall’arte classica. Ve-
diamo fino a qual segno i documenti possano giovare
alla soluzione de.i problemi artistici.
Un documento del 20 marzo 1280 ci mostra i Do-
menicani già in relazione colla chiesa di Santa Ana-
stasia. Quest’atto fu redatto « in domo ecclesie sancte
Anastasie », dove i Domenicani, dei quali il priore
chiamavasi « Stevanardus », vendettero per undici lire
veronesi alle monache di San Michele in Campagna
1 Lo copiò il Perini (op. cit., doc. 21), il quale lo vide
nell'Archivio di S. Anastasia.
Rappresenta la bianca scala, con quattro gradi, in
campo rosso; ai lati della scala, uno per parte, si
vedono due cani rampanti. Questo notissimo motivo
araldico fi connette con tale legato, stabilito da Al-
berto I in favore della chiesa di Santa Anastasia ?
Sotto il 1304 si parla di acquisti fatti e donazioni
avute per la costruzione del convento. Ma in ciò gli
Scaligeri non entravano. 4
Anche in seguito gli Scaligeri furono generosi di
soccorsi ai Domenicani. Sull’antico affresco, di forma
quadra, che fu posto nella Cappella del Rosario, sono
rappresentati, secondo l’opinione corrente,5 genuflessi,
Mastino II (a sinistra di chi guarda) e Taddea da
1 Cfr. il mio articoletto V Isola Cenese, Arch. Veneto,
XX, 344.
2 S. Michele di Campagna, pergamena 625.
5 II testamento pubblicato prima dal BrANCOLiNi, Serie
cronologica, pag. 101 ; venne riprodotto dal Verci, in fine
al t. VI della sua Marca Trevigiana.
4 Biancolint, VII. ióo.
5 Cf. Maffei, Verona, III, 224, ed. Classici, IVI il. 182C