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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Un' opera sconosciuta di Leon Battista Alberti
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0190

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ADOLFO VENTURI

l’ornato a ghirlande in cerchio, strettamente intrecciate, simili alle tante che racchiudono stemmi
nell’interno del tempio malatestiano. La colonna oggi rifatta ha elementi decorativi affini ai
riminesi : la scanalatura nel fusto, le foglie d’acanto nei capitelli disposte in due ordini, e tra
le volute ioniche festoni di foglie stipate, fermate nel mezzo da un rosoncino a quattro petali, qual
si vedono nel fregio della balaustra della cappella di San Sigismondo. E nel capitello della
colonna che servì di base alla statua di Borso d’Este (fig. 3), evidentemente ispirato alle opere del-
l’Alberti, si aggiungono agli altri elementi osservati le testine di serafini che adornano l’abaco.
Questa colonna fu eseguita secondo un modello di Leon Battista Alberti o fu una ripetizione
del capitello ora descritto del monumento a Niccolò III? Purtroppo, il rifacimento eseguito
nella colonna staccata dal muro non permette di determinare se quella per il duca Borso fosse
derivata direttamente da essa o, come sembra più probabile, da altro modello dell’Alberti.
Conviene notare che la colonna addossata al muro ha meno ricchezza della colonna a riscontro,
rifatta ; ma ciò si potrebbe spiegare pensando che l’architetto, pure componendola con gli ele-
menti stessi dell’altra, rinunciasse a dare ad essa la magnificenza di ornati di quella più esposta
alla vista.

L’arco su cui s’impostava la statua equestre di Niccolò III è un vivo ricordo degli archi
trionfali di Roma, dei quali può considerarsi una riduzione nelle proporzioni, e come un
estratto dell’ insieme grandioso. In quelle prime forme della Rinascita, l’architettura aveva timi-
dezza di aggetti e semplificazione di linee, esilità di sagome, ma qui, nell'elegante arco fer-
rarese, la riduzione nulla toglie alla pienezza romana delle forme.

Divenuto l’arco trionfale antico semplice basamento di statua equestre, il suo schema
dovette mutare, semplificarsi, per lasciare al gruppo statuario l’importanza dominante, mentre
in antico il corpo del monumento era costituito appunto dall’arco.

Coi simulacri onorari di Niccolò III e di Borso d’Este l’architettura del Rinascimento
entra trionfalmente in Ferrara. Bastino le date del 1451 e del 1454, date dell’inaugurazione
dei monumenti, per far ritenere che solo un gran maestro dell’architettura, come Leon Bat-
tista Alberti, potesse farla penetrare nella ferrea città rimasta fin allora sotto il dominio del
gotico. In quella forma classica pienamente sviluppata.e con tanta fermezza delineata si riflette
lo spirito che animava l’autore del trattato di architettura dedicato a Lionello D’Este. Non è
ardito supporre che egli concorresse alla costruzione del monumento eretto dal principe a
eterna memoria del padre.

Adolfo Venturi.
 
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