ANTONIO ALBERTI IL SUO MAESTRO ED ALCUNI PITTORI FERRARESI
171
fu vescovo di Ferrara dall’anno 1400 al 1431, perciò è da assegnarsi a questo periodo1 la
esecuzione del dipinto.
Il quadretto ci fa proprio pensare al maestro del Crocefisso con la sigla G. Z. ; quella testa
di vecchio che, nella sua positura lievemente spostata a sinistra, ci pare una ripetizione di
quella dell’Eterno, la corrispondenza nella sminuzzatura delle vesti sul pavimento e del pan-
neggio della Vergine dalle sfumature singolarissime e quella, non rigettabile, deH’ornamenta-
zione dei troni, tutte ci fanno concorrere a questa conclusione. La nobiltà della figurazione è
notevolissima. Il mirabile volto della Vergine così finito e corretto, l’espressione del bimbo,
il ritratto del devoto ch’è veramente vivente, fanno sì che noi possiamo ascrivere l’artista alla
serie dei migliori del suo tempo.
La composizione ricorda alquanto, specialmente nella figura del divoto, Gentile da Fabriano,
nel dipinto La Vergine col Figlio, San Nicola e Santa Caterina, ora nel Museo Imperiale di
Berlino. Ci piace notare anzi che per quanto l’opera di Gentile, nella tavola di Berlino, nel
gruppo che corrisponde, sia assai aggraziata, quella dell’artista ferrarese maggiormente attrae
Fig. io — Maestro di Palazzo Pendaglia : Tre Santi. Ferrara, Sant’Antonio in Polesine.
per l’unità del gruppo più vivo e più nuovo. Ci sembra molto probabile un ravvicinamento
dei due maestri.
Troviamo in un locale annesso all’ex-Convento di San Guglielmo un affresco di singolare
importanza: la Presentazione al Tempio. Non ci sembra di essere lontani da verità credendo
poter affermare che il dipinto appartiene al maestro delle opere citate e all’intervallo di tempo
che corse fra la pittura dell’Eterno e quella della Vergine. I punti di contatto con queste
opere ci sembrano significanti: la testa del San Giuseppe e del vecchio Simeone, dal solito
profilo, il bimbo ch’è una ripetizione, nella sua veste che lo copre interamente dall’identica
scollatura, il putto che siede sulle ginocchia della Vergine nel quadro ora a Parigi, il profilo
della madre e l’ornamentazione della parte centrale dell’edificio.
La pittura ferrarese, quindi, del principio del secolo xv era ascesa ad uno dei pili alti
gradi, e noi crediamo di poterla comparare alle migliori correnti artistiche del tempo.
* * *
Tale essendo la situazione dell’arte ferrarese, sorgeva un altro maestro eccellente : Antonio
Alberti che, in questo tempo in cui il mecenatismo di Leonello e di Borso d’Este non era
1 Se non proprio al 1419-1431 per le ragioni esposte nella nota precedente 2 della pag. 170.
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fu vescovo di Ferrara dall’anno 1400 al 1431, perciò è da assegnarsi a questo periodo1 la
esecuzione del dipinto.
Il quadretto ci fa proprio pensare al maestro del Crocefisso con la sigla G. Z. ; quella testa
di vecchio che, nella sua positura lievemente spostata a sinistra, ci pare una ripetizione di
quella dell’Eterno, la corrispondenza nella sminuzzatura delle vesti sul pavimento e del pan-
neggio della Vergine dalle sfumature singolarissime e quella, non rigettabile, deH’ornamenta-
zione dei troni, tutte ci fanno concorrere a questa conclusione. La nobiltà della figurazione è
notevolissima. Il mirabile volto della Vergine così finito e corretto, l’espressione del bimbo,
il ritratto del devoto ch’è veramente vivente, fanno sì che noi possiamo ascrivere l’artista alla
serie dei migliori del suo tempo.
La composizione ricorda alquanto, specialmente nella figura del divoto, Gentile da Fabriano,
nel dipinto La Vergine col Figlio, San Nicola e Santa Caterina, ora nel Museo Imperiale di
Berlino. Ci piace notare anzi che per quanto l’opera di Gentile, nella tavola di Berlino, nel
gruppo che corrisponde, sia assai aggraziata, quella dell’artista ferrarese maggiormente attrae
Fig. io — Maestro di Palazzo Pendaglia : Tre Santi. Ferrara, Sant’Antonio in Polesine.
per l’unità del gruppo più vivo e più nuovo. Ci sembra molto probabile un ravvicinamento
dei due maestri.
Troviamo in un locale annesso all’ex-Convento di San Guglielmo un affresco di singolare
importanza: la Presentazione al Tempio. Non ci sembra di essere lontani da verità credendo
poter affermare che il dipinto appartiene al maestro delle opere citate e all’intervallo di tempo
che corse fra la pittura dell’Eterno e quella della Vergine. I punti di contatto con queste
opere ci sembrano significanti: la testa del San Giuseppe e del vecchio Simeone, dal solito
profilo, il bimbo ch’è una ripetizione, nella sua veste che lo copre interamente dall’identica
scollatura, il putto che siede sulle ginocchia della Vergine nel quadro ora a Parigi, il profilo
della madre e l’ornamentazione della parte centrale dell’edificio.
La pittura ferrarese, quindi, del principio del secolo xv era ascesa ad uno dei pili alti
gradi, e noi crediamo di poterla comparare alle migliori correnti artistiche del tempo.
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Tale essendo la situazione dell’arte ferrarese, sorgeva un altro maestro eccellente : Antonio
Alberti che, in questo tempo in cui il mecenatismo di Leonello e di Borso d’Este non era
1 Se non proprio al 1419-1431 per le ragioni esposte nella nota precedente 2 della pag. 170.