DONATO ZACCARINI
ancora nato, dovette abbandonate la sua città natale per portare in altre regioni la luce della
sua arte novella. E in ciò seguiva, come notammo, l’esempio di molti maestri contemporanei:
Jacobello del Fiore, ad esempio, si recava nelle Marche, Gentile da Fabriano a Venezia, a
Brescia, in Toscana, a Roma.
A Ferrara nulla si conserva dell’Alberti. L’artista partiva assai giovane, ed incominciava
la sua carriera a Montone nella casa di Braccio Fortebraccio. Dipingeva susseguentemente in
San Francesco ad Urbino le Cappelle dei Signori e nel 1437 eseguiva quello che riteniamo
il suo capolavoro, a Talamello nel Montefeltro.
La maestà di Talamello, detta volgarmente la Celletta, fu interamente frescata dall'Alberti.
Egli vi raffigurò nella volta a crociera i quattro Evangelisti, nei pennacchi alcuni dottori della
Fig. 11 — Maestro di Palazzo Pendaglia: Madonna e Santi.
Ferrara, Pinacoteca.
Chiesa, nella lunetta di fondo l’Annunciazione e nelle laterali la Presentazione al tempio e la
Visita de'Re Magi, sei saìiti a destra, sei sante a sinistra.
Benché il tempo, le intemperie, e gli uomini che pretesero portare restauri, abbiano
deteriorato l’opera insigne tanto da deformarla in più punti, brilla ancora il colore, ove
ha potuto conservarsi, risaltano i vivaci toni che costituiscono una delle caratteristiche del-
l’artista.
L’Annunciazione è tra le figurazioni migliori. S’avanza l’elegante figura dell’angelo sotto
un arioso porticato che lascia scorgere nello sfondo un frutteto fiorito, e piega il ginocchio
innalzando la destra, mentre pronuncia la salutazione. La Vergine, che alla vista della celeste
apparizione ha incrociate le braccia sul petto, piega la fronte in segno di umile acconsenti-
mento e risponde: Ecce ancilla Domini, che esce soffio dorato dalla sua bocca. Dalla figura-
zione spira un’aura mistica diffondentesi intorno, ed invitante alla preghiera.
Concorre allo scopo anche la ispirata figura del San Giovanni Evangelista che sta nella
volta e che innalza gli occhi verso il cielo stellato.
ancora nato, dovette abbandonate la sua città natale per portare in altre regioni la luce della
sua arte novella. E in ciò seguiva, come notammo, l’esempio di molti maestri contemporanei:
Jacobello del Fiore, ad esempio, si recava nelle Marche, Gentile da Fabriano a Venezia, a
Brescia, in Toscana, a Roma.
A Ferrara nulla si conserva dell’Alberti. L’artista partiva assai giovane, ed incominciava
la sua carriera a Montone nella casa di Braccio Fortebraccio. Dipingeva susseguentemente in
San Francesco ad Urbino le Cappelle dei Signori e nel 1437 eseguiva quello che riteniamo
il suo capolavoro, a Talamello nel Montefeltro.
La maestà di Talamello, detta volgarmente la Celletta, fu interamente frescata dall'Alberti.
Egli vi raffigurò nella volta a crociera i quattro Evangelisti, nei pennacchi alcuni dottori della
Fig. 11 — Maestro di Palazzo Pendaglia: Madonna e Santi.
Ferrara, Pinacoteca.
Chiesa, nella lunetta di fondo l’Annunciazione e nelle laterali la Presentazione al tempio e la
Visita de'Re Magi, sei saìiti a destra, sei sante a sinistra.
Benché il tempo, le intemperie, e gli uomini che pretesero portare restauri, abbiano
deteriorato l’opera insigne tanto da deformarla in più punti, brilla ancora il colore, ove
ha potuto conservarsi, risaltano i vivaci toni che costituiscono una delle caratteristiche del-
l’artista.
L’Annunciazione è tra le figurazioni migliori. S’avanza l’elegante figura dell’angelo sotto
un arioso porticato che lascia scorgere nello sfondo un frutteto fiorito, e piega il ginocchio
innalzando la destra, mentre pronuncia la salutazione. La Vergine, che alla vista della celeste
apparizione ha incrociate le braccia sul petto, piega la fronte in segno di umile acconsenti-
mento e risponde: Ecce ancilla Domini, che esce soffio dorato dalla sua bocca. Dalla figura-
zione spira un’aura mistica diffondentesi intorno, ed invitante alla preghiera.
Concorre allo scopo anche la ispirata figura del San Giovanni Evangelista che sta nella
volta e che innalza gli occhi verso il cielo stellato.