214
ROBERTO BONGHI
ricordano quelle che Francesco del Cossa, desumendole da Piero, diede al suo angiolo annun-
ciante nella tempera della Pinacoteca di Bologna.
Il fondo unito, ho detto, si trova, anche nella scuola dell’ Italia centrale e serve a rendere
più sensibile lo squadro liminale — non lineare — delle forme. Soltanto nei due angeli sopra
il gruppo divino Antonello indulge alle forme intristite care ai fiamminghi senza comprendere
che anche dotando di lineamenti regolari quelle figurette e facendo servire le curve esterne
delle ali a misurare le forme sottostanti, esse non potevano organizzare i loro piani micro-
scopici insieme con quelli larghi e solenni del gruppo divino. Il quale, ognuno vede, come
Fi”-. 4 — Antonello da Messina :
Particolare dell’Annunciazione. Siracusa, Museo
(Fotografia Alinari).
dalla testa alla cintola della Vergine, si potrebbe includere in una finissima campana di cri-
stallo terso, tanto ampiamente si raccordano le forme ovoidali della testa della madre con quelle
del bimbo che tende d’includersi a sè nella forma ideale di una sfera rigirandosi poco a poco
sotto la testa sbocciata sul torso pieno, volume singolo nel volume totale! Che dire dei simboli
sparsi della sfera, che regola per così dire le forme del bimbo, delle ciliege cristalline, del
rosario granito caduto al suolo? Questi simboli dello stile che si trovano in ogni artista quattro-
centesco sono eccezionalmente importanti nella scuola prospettica italiana. La sfera cara a
Piero dove la ritroviamo spesso, passa ad Antonello e a tutta la sua scuola di Venezia, come
la rivediamo in tutti i pittori che con Piero hanno avuto qualche relazione. Quanto al tipo
stesso del bimbo, dove trovargli riscontro se non in Piero di cui purtroppo non conserviamo
gruppi di Madonne col Bimbo, e nei suoi scolari come quello di Perugia e di Senigallia, o
fra Carnovale? Che cos’è che renderebbe quasi sovrapponibili la testa di questo Bimbo e
quella di Gesù Bambino nella tempera del Cossa a Bologna, dove non scarterebbero che le
ondulazioni impresse al contorno sintetico di Piero dall’intrusione dello stile Padovano?
ROBERTO BONGHI
ricordano quelle che Francesco del Cossa, desumendole da Piero, diede al suo angiolo annun-
ciante nella tempera della Pinacoteca di Bologna.
Il fondo unito, ho detto, si trova, anche nella scuola dell’ Italia centrale e serve a rendere
più sensibile lo squadro liminale — non lineare — delle forme. Soltanto nei due angeli sopra
il gruppo divino Antonello indulge alle forme intristite care ai fiamminghi senza comprendere
che anche dotando di lineamenti regolari quelle figurette e facendo servire le curve esterne
delle ali a misurare le forme sottostanti, esse non potevano organizzare i loro piani micro-
scopici insieme con quelli larghi e solenni del gruppo divino. Il quale, ognuno vede, come
Fi”-. 4 — Antonello da Messina :
Particolare dell’Annunciazione. Siracusa, Museo
(Fotografia Alinari).
dalla testa alla cintola della Vergine, si potrebbe includere in una finissima campana di cri-
stallo terso, tanto ampiamente si raccordano le forme ovoidali della testa della madre con quelle
del bimbo che tende d’includersi a sè nella forma ideale di una sfera rigirandosi poco a poco
sotto la testa sbocciata sul torso pieno, volume singolo nel volume totale! Che dire dei simboli
sparsi della sfera, che regola per così dire le forme del bimbo, delle ciliege cristalline, del
rosario granito caduto al suolo? Questi simboli dello stile che si trovano in ogni artista quattro-
centesco sono eccezionalmente importanti nella scuola prospettica italiana. La sfera cara a
Piero dove la ritroviamo spesso, passa ad Antonello e a tutta la sua scuola di Venezia, come
la rivediamo in tutti i pittori che con Piero hanno avuto qualche relazione. Quanto al tipo
stesso del bimbo, dove trovargli riscontro se non in Piero di cui purtroppo non conserviamo
gruppi di Madonne col Bimbo, e nei suoi scolari come quello di Perugia e di Senigallia, o
fra Carnovale? Che cos’è che renderebbe quasi sovrapponibili la testa di questo Bimbo e
quella di Gesù Bambino nella tempera del Cossa a Bologna, dove non scarterebbero che le
ondulazioni impresse al contorno sintetico di Piero dall’intrusione dello stile Padovano?