Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Longhin, Roberto: Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura Veneziana, [2]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0276

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
2\2

ROBERTO TONCHI

Una convinzione ormai credo che vada sorgendo nei più: una volta sfatato l’incubo
Alvisiano il polittico di San Giovanni e Paolo è troppo grande per Alvise e tanto più per
Bonsignori. Esso è il capolavoro del Mantegnismo Veneziano raffinato dai primi accenni a
una risoluzione coloristica. Non è allora il caso di ritornare all’opinione del Sansovino che lo
affermava per opera di Giovanni Bellini?

Dopo la confusione fatta dalle vecchie fonti veneziane, si giunse col Cavalcasene a credere
l’opera un rappezzo di autori diversi, finché si ritornò con Berenson almeno all’unica pater-
nità. E su questo punto ci si deve fermare. Per quanto ci sia un certo sviluppo di stile che
pare dal San Cristoforo attraverso il San Sebastiano salire alla Pietà e all’Annunciazione per
ridiscendere nel San Vincenzo, non si può dubitare che lavori qui un solo e grande artista.
Anche se credessimo che Alvise potesse giungere a tale altezza qualitativa, dove porremmo
l’opera, una volta toltagli la Santa Giustina? Non nel periodo Padovano perchè egli non fu
mai un Mantegnesco integrale, non nel periodo dopo il 1480 poiché vi si dovrebbe ritrovare
qualche elemento Antonellesco di cui non v’è alcuna traccia. Una volta esclusa la relazione
di Alvise con l’opera resta escluso di conseguenza anche Bonsignori che non giunse mai a
creare, e che dovrebbe perciò escludersi a priori, se non si pensasse d’altra parte che dopo
il 1480 cioè dopo l’esempio d’unità dato da Antonello e da Giambellino, era impossibile si
richiedesse a Venezia un polittico di questo tipo complesso che è di quello stampo mante-
gnesco e vivariniano il quale non durò che poco, nei centri artistici, oltre il sesto decennio
del secolo.

Vediamo allora se gli elementi mantegneschi e la loro trasformazione nel polittico si accor-
dino con Giovanni Bellini, di cui l’opera qualitativamente è degna.

La trasformazione che il Mantegnismo subisce qui è opera di un’artista che tende a dare
allo sbalzo statuario di Mantegna e al suo altorilievo una maggiore larghezza di piani un con-
torno più riposato e meno nervoso, che passa cioè dall’altorilievo e dalla finta statuaria allo stiac-
ciato del bassorilievo, evidentemente per intenti pittorici, cioè di superficie. Questo è appunto
il compito del primo periodo di Bellini. Il senso del bassorilievo era il massimo risultato pit-
torico che potesse raggiungere un artista ancora aggiogato all’orbita Mantegnesca come Gio-
vanni Bellini: ed era veramente bassorilievo il suo, se Pietro Lombardo poteva trasportarlo
talora nel marmo con perfetto risultato estetico.

Dal 1455 al 1470 vediamo Giovanni Bellini creare piccole grandi opere che si sentono
collaterali di un capolavoro più complesso che non conoscevamo : esso è, per certe parti almeno,
il dipinto di San Giovanni e Paolo.

Non v’è una sola parte del polittico che possa contrastare a qualche essenziale caratteristica
Belliniana del primo periodo, se anche per contro non possa trovare riscontri quasi sovrap-
ponibili in altre opere che devon pur essergli contemporanee. Tuttavia esso trova il suo posto
logico verso la metà di questo primo periodo Mantegnesco che comincia con la Trasfigurazione
Correr e finisce con la pala di Pesaro. Esso infatti è certamente posteriore al Cristo nell’orto
di Londra, dove alcuni colori e tutte le forme hanno l’asprezza del Mantegnismo, posteriore
forse anche alla Pietà di Brera, dove il piano di bassorilievo che deprime le figure è chiaro
ma tuttavia non mancano certi sbalzi metallici ; d’altra parte certi elementi puramente mante-
gneschi nel San Cristoforo e nel San Sebastiano, e in genere nel trattamento metallico di certi
particolari, soprattutto dei capelli non lo posson far porre che poco dopo; anche perchè
sembra preparare nel trattamento pittorico di alcune parti l’intonazione lattea e delicata della
Pietà Correr ch’è la più vicina come schema a quella del polittico, mentre l’effetto coloristico
dell’Annunciazione, specie nell’angelo che intarsia il suo profilo finissimo e chiaro sul fondo
scuro, non può precedere di molto l’effetto pittorico del Sangue di Cristo a Londra e neppure
quello della Santa Giustina di Milano.

Dietro i due santi laterali il paese va abbassandosi di molto senza più interessarsi dei
gironi salienti di Mantegna e la stilizzazione dell’acqua nel San Cristoforo si ripete eguale come
nel Cristo nell’orto di Londra o nel Cristo morto del Museo Poldi. Il cielo d’alba o di tra-
 
Annotationen