PIRRO DEI FRANCESCHI E LO SVILUPPO DELLA PITTURA VENEZIANA 249
Anche nel San Giorgio, paesaggio riformato, con poche masse di terreno assolato, tronchi
d'alberi esili ma lambiti appena contro il cielo per valore tonico di controluce ; principessa
melozzesca nella aurea amplitudine delle fattezze e cavallo impagliato nel solito scorcio ad
angolo retto delle ginocchia e nello spiano del petto, come vedemmo, in isquadro più mo-
numentale, nei cavalli di Piero.
Anche più sintetico il contorno dei cavalli nella Conversione di San Paolo (fig. li), limite
semplicistico di colori accosti : ginocchia ad angolo, curve deretane rotonde, acutezza della
posa fratta nel San Paolo, il tutto impressionisticamente contro le masse brune del paese.
La crocefissione di Pietro: una caratteristica composizione centrale, una gamma calorosissima.
E, finalmente, nel San Gerolamo penitente (fig. 12) un complesso che ci richiama invincibilmente al
Fig. 11 — Giovanni Bellini: La Conversione di San Paolo
Pesaro, S. Ubaldo — (Fotografia Anderson).
San Gerolamo di Piero a Venezia, anche nel tipo del santo. Certo la grandezza coloristica dell’ope-
ricciola di Piero è rqaggiore che nel piccolo riquadro di Bellini ; le toppe marrone del paesaggio
torrefatto dal sole, il giallore liquido e pulsante delle ombre meridiane non è stato raggiunto dal
Veneziano. Ma questo San Gerolamo è ben fratello dell’altro e vive in un mondo congeniale : e
i due paesi di sfondo quasi identico ci dicono senza controversia donde provenga il nuovo
paesaggio di Bellini, cioè tutto il paesaggio veneziano, come pittura. In Bellini un albero pelato
e torto a sinistra è l’ultima reminiscenza di forma padovana, sebbene veni di colore il fondo,
ma gli altri è bene Piero che gli ha appresi a Bellini, così pastosamente s’intridono nel cielo.
Nelle finte nicchiette laterali le figure si isolano solarmente chiaroscurate, antitetiche ormai
al mantegnismo. Panneggi che includono il corpo in forme regolari, a spiani semplici e larghi,
riforma dei tipi che, nel Santo Vescovo e nel vecchio apostolo di destra, presentano le nuove
larghe fattezze desunte da Piero.
E basti della Pala di Pesaro. Essa ci mostra l’autore talmente riformato nel lato colo-
ristico e formale da giungere nei rapidi riquadri delle predelle a un trattamento dove il colore
tende addirittura a sopprimere la forma, come sempre avviene nell’impressionismo coloristico.
L’Arte. XVII, 32
Anche nel San Giorgio, paesaggio riformato, con poche masse di terreno assolato, tronchi
d'alberi esili ma lambiti appena contro il cielo per valore tonico di controluce ; principessa
melozzesca nella aurea amplitudine delle fattezze e cavallo impagliato nel solito scorcio ad
angolo retto delle ginocchia e nello spiano del petto, come vedemmo, in isquadro più mo-
numentale, nei cavalli di Piero.
Anche più sintetico il contorno dei cavalli nella Conversione di San Paolo (fig. li), limite
semplicistico di colori accosti : ginocchia ad angolo, curve deretane rotonde, acutezza della
posa fratta nel San Paolo, il tutto impressionisticamente contro le masse brune del paese.
La crocefissione di Pietro: una caratteristica composizione centrale, una gamma calorosissima.
E, finalmente, nel San Gerolamo penitente (fig. 12) un complesso che ci richiama invincibilmente al
Fig. 11 — Giovanni Bellini: La Conversione di San Paolo
Pesaro, S. Ubaldo — (Fotografia Anderson).
San Gerolamo di Piero a Venezia, anche nel tipo del santo. Certo la grandezza coloristica dell’ope-
ricciola di Piero è rqaggiore che nel piccolo riquadro di Bellini ; le toppe marrone del paesaggio
torrefatto dal sole, il giallore liquido e pulsante delle ombre meridiane non è stato raggiunto dal
Veneziano. Ma questo San Gerolamo è ben fratello dell’altro e vive in un mondo congeniale : e
i due paesi di sfondo quasi identico ci dicono senza controversia donde provenga il nuovo
paesaggio di Bellini, cioè tutto il paesaggio veneziano, come pittura. In Bellini un albero pelato
e torto a sinistra è l’ultima reminiscenza di forma padovana, sebbene veni di colore il fondo,
ma gli altri è bene Piero che gli ha appresi a Bellini, così pastosamente s’intridono nel cielo.
Nelle finte nicchiette laterali le figure si isolano solarmente chiaroscurate, antitetiche ormai
al mantegnismo. Panneggi che includono il corpo in forme regolari, a spiani semplici e larghi,
riforma dei tipi che, nel Santo Vescovo e nel vecchio apostolo di destra, presentano le nuove
larghe fattezze desunte da Piero.
E basti della Pala di Pesaro. Essa ci mostra l’autore talmente riformato nel lato colo-
ristico e formale da giungere nei rapidi riquadri delle predelle a un trattamento dove il colore
tende addirittura a sopprimere la forma, come sempre avviene nell’impressionismo coloristico.
L’Arte. XVII, 32