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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Longhin, Roberto: Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura Veneziana, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0285

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PIERO DEI FRANCESCHI E LO SVILUPPO DELLA PITTURA VENEZIANA

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Da quella di San Giobbe a quella di San Giovanni Grisostomo, Bellini si mantiene fedele
a una vasta costruzione centrale prospettica di forma-colore, che Mantegna solo apparente-
mente aveva raggiunto a San Zeno ove non mirava, come al solito, che a darci un’illusorietà
spaziale e figure, qua e là, sovranamente disegnate.

Un nuovo accenno centrale Mantegna riporta da Roma ed esplica nella Madonna della
Vittoria e nella Pala Trivulzio; ma sono pur sempre meri capolavori di disegno che nascono
quando Bellini ha già creato la pala di San Giobbe e il trittico dei Fari, come accanto alle
storie senza riferimento spaziale compiute per Isabella d’Este da Mantegna sta, per epoca,
l’allegoria di Giambellino agli Uffizi dove il compartimento dello spazio tra paese e architet-
tura è ancora di senso prospettico.

Ma, osservando con più calma, si può distinguere come l’uso absidiale della pala di

Fig. i2 — Giovanni Bellini : San Gerolamo. Pesaro, S. Ubaldo
(Fotografia Anderson).

San Giobbe, dei P'rari e di San Zaccaria, difficilmente risalga ad Antonello i cui seguaci usano
di preferenza uno spazio cubico, e molto più probabilmente a Piero che l’aveva appreso da
Domenico Veneziano, o alla scuola di Piero dove lo troviamo spesso come motivo di nicchia
absidiale. Per lo spazio esso include il gruppo centrale in un volume armonico, per il colore
ha in fondo lo stesso ufficio rudimentale che i fondi aurati del trecento senese. Allora anche le
altre forme si tramutano in superficie e le forme architettoniche dove il chiaroscuro ha minor
presa sono quelle che Bellini riprende più volentieri dall’Umbro. Fasce sdraiate degli architravi,
delle cornici di poco aggetto, fasce verticali dei pilastrini appianati che Piero additò per la
prima volta a Rimini all’uso pittorico, specchi di marmi abbacinati, laghi policromi di pavimento,
paraste leggere, medaglioni, ogni forma architettonica serve a Bellini come aveva servito a Piero
nelle scene d’affresco o nella flagellazione d’Urbino. Vedete con quale cura Bellini evita la colonna
rotonda? forse con altrettanta quanta ne pone Antonello nel ricercarla per chiaroscurare.

Basterebbe quest’uso prospettico di architettura appiattita a intenti coloristici per porre
le relazioni immutabili fra Bellini e Piero.
 
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