STUDII SUL PALAZZO DUCALE DI URBINO
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delle finestre è evidente il ricordo fresco della bifora gotica; nelle mostre interne ad angolo
con i festoni di tipo brunelleschiano sono racemi di puro stile gotico fiorito ; nella porta mag-
giore della sala della Jole, i due motivi brunelleschiani del pilastro scanalato e dei festoni sono
usati, l’uno accanto all’altro, indipendenti l’uno dall’altro, in modo architettonicamente assurdo,
per l’inutile ripetizione dello stipite. Michelozzo e Portigiani nella porta vicina alla cappella
Pazzi o Bernardo Rossellino nel Palazzo Pubblico di Siena, hanno usato, è vero, il doppio
stipite: ma come! non si tratta di un pilastro scanalato con il medesimo aggetto dei festoni
interni, bensì di colonne, e cioè di un motivo aggettato per render mossa la linea della porta ;
ed è quindi bandito l’assurdo architettonico. Infine, il doppio fregio del camino della Jole, è
tipico per la mancanza assoluta delle proporzioni classiche: basti rinviare il lettore ai camini
disegnati da Luciano Laurana o scolpiti da Domenico Rosselli nello stesso Palazzo Ducale.
Fig. 8 — Francesco Laurana: Particolare del camino della Jole. Urbino. Palazzo Ducale.
Dunque l’autore delle decorazioni della Jole conosce l’architettura brunelléschiana e non
sa o non vuole servirsene, rammenta motivi gotici e intreccia motivi brunelleschiani distinti,
con il puro scopo di raggiungere un effetto fantastico di plastica decorazione.
L’effetto è grande. La proporzione della mostra esterna delle finestre è perfetta: quando
la si volle correggere, nelle finestre del prolungamento a sinistra, con l'ingrossare la colonna
e con l’abolire le archeggiature lanceolate delle bifore, a seconda dei puri principi di archi-
tettura classica, invece che migliorata, la proporzione fu guasta. E nella decorazione interna,
la stesura ampia, sintetica delle forme plastiche fa dimenticare gli assurdi architettonici, perchè
si tratta di varietà senza minuzie, di forme create e non di riproduzioni realistiche, si tratta
insomma di fantasia decorativa che non vuol freni di proporzioni geometriche. E quando si
giunge alla testa di donna, che sorge dalla corona di alloro per porgere la bella linea del
collo che continua la guancia e la fronte, e il bel piano rotondeggiante che tutta l’avvolge; o
alle statue di Ercole e di Jole, dritte e sintetiche come due colonne, di cui assumono la parte,
con i piani torniti delle loro membra, quali i Greci del V e del IV secolo ci hanno abituato ad
apprezzare; allora sorge chiara la visione che l’infedele del Brunellesco è un plastico grande.
Chi?
L’Arte. XVII, 54.
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delle finestre è evidente il ricordo fresco della bifora gotica; nelle mostre interne ad angolo
con i festoni di tipo brunelleschiano sono racemi di puro stile gotico fiorito ; nella porta mag-
giore della sala della Jole, i due motivi brunelleschiani del pilastro scanalato e dei festoni sono
usati, l’uno accanto all’altro, indipendenti l’uno dall’altro, in modo architettonicamente assurdo,
per l’inutile ripetizione dello stipite. Michelozzo e Portigiani nella porta vicina alla cappella
Pazzi o Bernardo Rossellino nel Palazzo Pubblico di Siena, hanno usato, è vero, il doppio
stipite: ma come! non si tratta di un pilastro scanalato con il medesimo aggetto dei festoni
interni, bensì di colonne, e cioè di un motivo aggettato per render mossa la linea della porta ;
ed è quindi bandito l’assurdo architettonico. Infine, il doppio fregio del camino della Jole, è
tipico per la mancanza assoluta delle proporzioni classiche: basti rinviare il lettore ai camini
disegnati da Luciano Laurana o scolpiti da Domenico Rosselli nello stesso Palazzo Ducale.
Fig. 8 — Francesco Laurana: Particolare del camino della Jole. Urbino. Palazzo Ducale.
Dunque l’autore delle decorazioni della Jole conosce l’architettura brunelléschiana e non
sa o non vuole servirsene, rammenta motivi gotici e intreccia motivi brunelleschiani distinti,
con il puro scopo di raggiungere un effetto fantastico di plastica decorazione.
L’effetto è grande. La proporzione della mostra esterna delle finestre è perfetta: quando
la si volle correggere, nelle finestre del prolungamento a sinistra, con l'ingrossare la colonna
e con l’abolire le archeggiature lanceolate delle bifore, a seconda dei puri principi di archi-
tettura classica, invece che migliorata, la proporzione fu guasta. E nella decorazione interna,
la stesura ampia, sintetica delle forme plastiche fa dimenticare gli assurdi architettonici, perchè
si tratta di varietà senza minuzie, di forme create e non di riproduzioni realistiche, si tratta
insomma di fantasia decorativa che non vuol freni di proporzioni geometriche. E quando si
giunge alla testa di donna, che sorge dalla corona di alloro per porgere la bella linea del
collo che continua la guancia e la fronte, e il bel piano rotondeggiante che tutta l’avvolge; o
alle statue di Ercole e di Jole, dritte e sintetiche come due colonne, di cui assumono la parte,
con i piani torniti delle loro membra, quali i Greci del V e del IV secolo ci hanno abituato ad
apprezzare; allora sorge chiara la visione che l’infedele del Brunellesco è un plastico grande.
Chi?
L’Arte. XVII, 54.