STUDII SUL PALAZZO DUCALE DI URBINO
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dai buchi lasciati nella muraglia appunto per fare aderire con grappe infisse le pietre, ma
che la rivestitura sia stata eseguita dopo la sua partenza da Urbino sono prova e le iniziali
Fe Dux sulle finestre e anche l’indicazione della giarrettiera, dell’ordine della quale Federico
fu insignito nel '74; e che infine l’ordine di Luciano non fu seguito è prova la minuzia del
fregio, opera stilisticamente attribuibile ad Ambrogio Barocci, il quale nel 1475 non era ancor
giunto in Urbino, e affatto stonato con la linea semplice e sintetica di Luciano. La medesima
cosa si dica per lo scalone, le cui complicate e sontuose decorazioni rispondono nella maggior
parte allo stile di Ambrogio Barocci, e contrastano nettamente con lo spirito creatore del
cortile. Qui, è vero, si trova la suaccennata eccezione: un peduccio di un arco, lungi dal-
l’essere di ordine composito, o comunque ligio alla decorazione classica, reca un insieme
Fig. 27 — Luciano Laùrana: Il cortile. Urbino, Palazzo Ducale.
vivace ma illogico di un sole, di due mostri marini, di due foglie d’acanto, di due festoni e
infine di due scudi; eppure reca le iniziali F. C., e quindi fu eseguito prima del 1474. Ma
questa eccezione non può distruggere una regola che tante prove hanno permesso di fis-
sare; e cioè, invece di pensare che Luciano abbia sopportato un amalgama decorativo, così
mostruoso dal punto di vista del suo purissimo costruttivo spirito architettonico, converrà
credere che poco tempo prima del 1474, già lontano Luciano, Federico avesse in mente di
sviluppare la seconda fase del suo palazzo, quella del fasto decorativo, e da questo peduccio
traesse un saggio isolato. Questo fatto è anche confermato dalla differenza stilistica profonda
tra quel peduccio e gli altri peducci, i capitelli, gli stipiti, tutto ciò che l’attornia. Si tratta
quindi di un saggio isolato.
Una sola categoria di motivi decorativi sembra, sia stata tollerata, anzi amata da Lucianno;
la tarsia nelle imposte. Molte di esse recano infatti le iniziali F. C. Sono come i tocchi cro-
matici di una visione lineare, come le gemme incastonate in uno stipo bene architettato. E
però, anche se eseguite più tardi, esse vanno considerate come parte integrale del magnifico
progetto di Luciano.
Da quanto precede, chi conosce il Palazzo Ducale di Urbino, vede chiaro, mi sembra,
la distinzione fra le due successive tendenze, l’una all’altra sovrapposta. Un sogno così pret-
tamente, rigorosamente architettonico come quello di Luciano, poteva bastare a un artista
educato a Firenze, non a un signore che voleva spargere le prove della sua stragrande rie-
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dai buchi lasciati nella muraglia appunto per fare aderire con grappe infisse le pietre, ma
che la rivestitura sia stata eseguita dopo la sua partenza da Urbino sono prova e le iniziali
Fe Dux sulle finestre e anche l’indicazione della giarrettiera, dell’ordine della quale Federico
fu insignito nel '74; e che infine l’ordine di Luciano non fu seguito è prova la minuzia del
fregio, opera stilisticamente attribuibile ad Ambrogio Barocci, il quale nel 1475 non era ancor
giunto in Urbino, e affatto stonato con la linea semplice e sintetica di Luciano. La medesima
cosa si dica per lo scalone, le cui complicate e sontuose decorazioni rispondono nella maggior
parte allo stile di Ambrogio Barocci, e contrastano nettamente con lo spirito creatore del
cortile. Qui, è vero, si trova la suaccennata eccezione: un peduccio di un arco, lungi dal-
l’essere di ordine composito, o comunque ligio alla decorazione classica, reca un insieme
Fig. 27 — Luciano Laùrana: Il cortile. Urbino, Palazzo Ducale.
vivace ma illogico di un sole, di due mostri marini, di due foglie d’acanto, di due festoni e
infine di due scudi; eppure reca le iniziali F. C., e quindi fu eseguito prima del 1474. Ma
questa eccezione non può distruggere una regola che tante prove hanno permesso di fis-
sare; e cioè, invece di pensare che Luciano abbia sopportato un amalgama decorativo, così
mostruoso dal punto di vista del suo purissimo costruttivo spirito architettonico, converrà
credere che poco tempo prima del 1474, già lontano Luciano, Federico avesse in mente di
sviluppare la seconda fase del suo palazzo, quella del fasto decorativo, e da questo peduccio
traesse un saggio isolato. Questo fatto è anche confermato dalla differenza stilistica profonda
tra quel peduccio e gli altri peducci, i capitelli, gli stipiti, tutto ciò che l’attornia. Si tratta
quindi di un saggio isolato.
Una sola categoria di motivi decorativi sembra, sia stata tollerata, anzi amata da Lucianno;
la tarsia nelle imposte. Molte di esse recano infatti le iniziali F. C. Sono come i tocchi cro-
matici di una visione lineare, come le gemme incastonate in uno stipo bene architettato. E
però, anche se eseguite più tardi, esse vanno considerate come parte integrale del magnifico
progetto di Luciano.
Da quanto precede, chi conosce il Palazzo Ducale di Urbino, vede chiaro, mi sembra,
la distinzione fra le due successive tendenze, l’una all’altra sovrapposta. Un sogno così pret-
tamente, rigorosamente architettonico come quello di Luciano, poteva bastare a un artista
educato a Firenze, non a un signore che voleva spargere le prove della sua stragrande rie-