STUDI/ SUL PALAZZO DUCALE DI URBINO
447
dievali con le classiche marmoree arcate o nella forma del coronamento, ecco che l’affinità
fra i due monumenti è palese.
A Urbino, l’armonia si fa più ampia e più ardita: l’architetto è più libero. Non c’è più
bisogno di fare una fortezza, basta la fortezza naturale del luogo ; e l’architetto può rendere
torricini i torrioni, può collegare i due elementi della sua architettura con uno spazio libero
Fig. 31 — Luciano Làuràna : Arco d’Al.fonso d’Aragona. Napoli.
(Fotografia Alinari).
decorato a finestre! È insomma quella di Urbino, una redazione perfezionata, ma sempre del
medesimo concetto.
Orbene, se noi pensiamo agli architetti esistenti nella metà del Quattrocento, tutti o brunel-
leschiani puri o gotici ritardatari, nessuno di essi rappresenta il carattere di chi ha immagi-
nato insieme i torrioni di Castel Nuovo e l’arco trionfale, di chi cioè possiede fino all’estremo
447
dievali con le classiche marmoree arcate o nella forma del coronamento, ecco che l’affinità
fra i due monumenti è palese.
A Urbino, l’armonia si fa più ampia e più ardita: l’architetto è più libero. Non c’è più
bisogno di fare una fortezza, basta la fortezza naturale del luogo ; e l’architetto può rendere
torricini i torrioni, può collegare i due elementi della sua architettura con uno spazio libero
Fig. 31 — Luciano Làuràna : Arco d’Al.fonso d’Aragona. Napoli.
(Fotografia Alinari).
decorato a finestre! È insomma quella di Urbino, una redazione perfezionata, ma sempre del
medesimo concetto.
Orbene, se noi pensiamo agli architetti esistenti nella metà del Quattrocento, tutti o brunel-
leschiani puri o gotici ritardatari, nessuno di essi rappresenta il carattere di chi ha immagi-
nato insieme i torrioni di Castel Nuovo e l’arco trionfale, di chi cioè possiede fino all’estremo