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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 5-6
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Venturi, Lionello: Studii sul Palazzo Ducale di Urbino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0491

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STUDII SUL PALAZZO DUCALE DL URBINO

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da Maiano, Francesco di Giovanni detto il Francione e Baccio Pontelli. E a questo momento
corrisponde la massima parte delle tarsie urbinati, appartenenti al periodo ducale di Fede-
rico (1474-1482). Appena pochi anni dopo, la tarsia cadeva nella virtuosa minutaggine del
mestiere.

In Urbino, dopo i saggi del periodo lucianesco, de’ quali non conoscendogli autori occorre
rilevare soltanto il carattere brunelleschiano, la produzione delle tarsie si moltiplicò. Dal 1479
al 1482 (anno della morte di Federico) vi lavorò Baccio Pontelli. Ora, tre tarsie ancora esistenti
nella Primaziale di Pisa, con le figure della Fede, della Speranza e della Carità, riportate in
una panca da un’antica sedia, furono eseguite « per mostra del coro » nel 1475. da Baccio e

Piero Pontelli, insieme con altri 42 quadri intarsiati, tutti composti tra il 1471 e il 1478.1
E dalle tarsiejpisane del Pontelli si possono trarre confronti eloquenti. Di fronte alle tre figure
delle j;Virtù nello studiolo di Federico, le figure pisane palesano una evidente inferiorità dise-
gnatoria, ma un identico sistema d’intarsiare. Nella figura pisana della I'ede (fig. 37) è il me-
desimo groviglio di pieghe che si vede nelle figure urbinati della Speranza e della Carità;
ma tutta l’efficacia del collegamento della figura all’architettura, tutta l’eleganza della posa,
proprie (delle figure urbinati, mancano ancora nelle pisane. E la medesima mano, non il mede-
simo cervello. Sembra dunque naturale di conchiudere che le tarsie dello studio di Federico,
con il disegno di Francesco di Giorgio Martini, furono appunto eseguite da Baccio Pontelli.

1 Roberto Papini, Catalogo delle cose d’arte, Pisa, Porgo vive grazie a R. Papini per avermi favorito la
pag. 156 e 165. Cfr. J. B. Supino, Imaestri d’intaglio, fotografia della tarsia pisana qui riprodotta,
in Archivio storico dell’Arte, VI (1893), pag. 153.

L'Arte. XVII, 58.
 
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