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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 5-6
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Venturi, Lionello: Studii sul Palazzo Ducale di Urbino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0507

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STUDII SUL PALAZZO DUCALE DI URBINO

473

* * *

Nè per determinare chi sia lo scolaro di Agostino, è possibile di ricorrere alle parole del Vasari, pessi-
mamente informato per ciò che riguarda Rimini, sebbene egli vi si fosse fermato nel 1547.1

Nella prima edizione del 1550, il Vasari ricorda opere in Rimini dell’Alberti, di Giotto, di Giambelliuo,
di D. Ghiralandaio, di maestro Zeno veronese, di Girolamo da Cotignola. Non una parola relativa ai maestri
della decorazione marmorea del Tempio.

Nella seconda edizione del 1568, il Vasari si preoccupa di Rimini, ma senza notizie. Ciò che egli dice
sembra il risultato di impressioni ricevute durante il rapido passaggio di lui nel 1566.

Nella prima edizione aveva detto che il Ghiberti aveva lavorato per Pandolfo Malatesta « allora Signore
d’Arimino et di Pesaro » (pag. 259), e la notizia era giusta, perchè, come lo stesso Ghiberti ricorda nella sua
autobiografia, egli aveva lavorato a Pesaro; ma ecco che nella seconda edizione il « Signore d’Arimino et di
Pesaro » diventano due lavori distinti del Ghiberti a Rimini e a Pesaro.2 * *

Luca della Robbia, di cui l’elenco delle opere nella prima edizione comincia con quelle nel campanile di
Santa Maria del Fiore, nella seconda edizione sarebbe andato « a quindici anni. .. insieme con altri giovani
scultori... in Arimini per fare alcune figure ed altri ornamenti di marmo a Sigismondo Pandolfo Malatesti,
signore di quella città, il quale allora nella chiesa di San Francesco faceva fare una cappella, e per la moglie
sua già morta una sepoltura». Luca aveva quindici anni nel 1415! D’altronde l’errore si spiega, sapendo che
il Vasari, il quale nella prima edizione nulla conosceva di Agostino di Duccio, avendo trovato prima della
seconda edizione la firma di lui sulla facciata di San Bernardino in Perugia, immagina Agostino fratello di Luca
della Robbia. L’arte di Agostino gli sembrava cioè a Perugia, fraterna con quella di Luca ; a Rimini, addirit-
tura identificabile con quella di Luca. E l’errore storico derivava da un’intuizione stilistica non dispregevole.

Inoltre, la seconda edizione del Vasari narra che Simone fratello di Donato avrebbe fatto « la cappella di
San Sigismondo, nella quale sono intagliati di marmo molti Elefanti, impresa di quel Signore ». E un Simone
fratello di Donato non esiste, e comunque non è nella cappella di San Sigismondo l’opera di un donatelliano.5

E infine il Vasari ricorda di Bernardo Ciuffagni la sepoltura di marmo di Sigismondo Malatesta e un
ritratto di lui. La sepoltura fu fatta da Francesco di Simone fiesolano dopo la morte di Bernardo Ciuffagni,
avvenuta nel 1456 !

Ogni parola scritta dal Vasari sulla decorazione del Tempio Malatestiano sembra il risultato di pura
invenzione.

Solo sull’indagine stilistica è quindi possibile di basare l’attribuzione della pilastrata di San Sigismondo,

Lionello Venturi.

1 Cfr. Kallab, Vasaristudien, 1908, pag. 79 e 124.

-2 Con lo stesso metodo, poiché il Vasari aveva parlato

di una camera dipinta e di molti altri lavori in Rimini,

l’Yriarte, a proposito della cappella del SS. Sacramento, af-

ferma: «Vasari veut que ce soit Ghiberti qui ait sculpté

ces bases » ! ! (op. cit., pag. 221).

3 Cfr. A. Venturi, Storia, VI, 372. Molto dubbia è
l’iscrizione riportata dall’Yriarte (op. cit, pag. 229-231) se-
condo cui un Simone fiorentino avrebbe lavorato per Sigi-
smondo P. Malatesta nel 1442.

L'Arte. XVII, 60.
 
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