Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Longhi, Roberto: "Battistello", [1]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0098

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
64

ROBERTO LONGIRI

di Vienna, con che l’opera del Monte della Misericordia ha quella identità profondamente
sentita di forma che va oltre il riscontro particolare.

Il De Dominici cita fra le prime opere di Caracciolo un Battesimo di Cristo a San Giorgio
dei Genovesi del quale è forse l’ultimo avanzo il frammento con il Cristo e il Battista a mezze
figure nella Quadreria dei Gerolomini (n. 212), manifestamente del primo periodo. Il fram-
mento è d’effetto un po’ tetro per apparirvi solo i due torsi nudi e affrontati, i quali nella
composizione integra dovevano di certo variarsi in iscala di toni semplici e bassi, mentre
qui dominano cupamente nella monodia di bronzi ossidati che la luce livida squadra; dico
squadra, sebbene nel ridurre a sottigliezza di liste marginali i piani di luce si preluda già la
tendenza a un rinascere del contorno.

Ad ogni modo essa non pare svilupparsi che minimamente nel Miracolo di Sant'Antonio
da Padova, che resuscita il morto per salvare il proprio padre; la seconda tela dipinta da
Battistello per San Giorgio dei Genovesi, e ancora oggi a suo luogo, sul primo altare di
destra.

Anche qui l’effetto del fondo è completamente falsato ; su di esso però s’installa un telaio
di composizione luministica affatto caravaggesca. La scena si compone ed assesta inclinata
lungo la pescaia di luce che discende dall’alto fermamente. Di lassù un angelo gravita perico-
losamente franando le mani enormi, i bioccoli di capegli spessi, la testa scontrosa in un gesto
che lo apparenta con l’angelo che scende sopra il Martirio di San Matteo, di Caravaggio. In
basso emergono più e più, le pallide carni del santo e del padre, le membra bronzine brunite
di chi sostenta il resuscitato sulla fossa, il bombe ora lustro ora appannato di teste di spalle
di ginocchia. Anche il colore, ora troppo guasto, doveva comporsi in lenta sinfonia di bruni,
di gialli morati, di bianchi che rivelano nel più ruvido camiciotto una improvvisa nostalgia di
sete fruscianti ; toni cui Battistello intercala qua e là — mentre il Caravaggio non ne usava
che rarissimamente — dei sigilli rossi afri e brucianti come quello appiattito che fa da ber-
retto al cancelliere di bronzo nella penombra — vero paglietta napoletano — o l’altro nel far-
setto di chi sostenta per le ascelle il risorto.

Ecco adunque Battistello volversi nell’orbita caravaggesca, ma con certi accenti personali
nell’uso intensivo dei rossi (notati dal Voss anche nell’opera di Vienna), delle forme sbocciatiti
plastico-voluminose che tendono a sopraffare l’antico predominio dei piani caravaggeschi e
come vedremo accennano a una possibile traduzione disegnativa; inoltre nell’ampliazione di-
mensionale, per pura voluttà plastica, delle estremità corporee, poiché qui nell’angelo, e spesso
altrove, compaiono certi studi di mani talmente ipertrofiche che non si saprebbe a che cosa
mai paragonarle se non forse, per quanto a malincuore, a certi onesti beef-steaks di provincia
così voluminosi e spessi da risvegliare prima la voglia di leggerli, che di mangiarli.

La Natività di Cristo a Santa Maria degli Incurabili pare anch’essa doversi riporre in
questo periodo senza tener conto del posto molto più tardo assegnatole dal De Dominici,
chè quando si faccia astrazione dalle parti rifatte in seguito come la testa di San Giuseppe
e in gran parte il corpo del Bimbo, la concezione e l’espressione appaiono oltremodo vicine
alle Natività di Caravaggio a Messina o a Palermo. Quel giro breve di persone fermate dalla
luce intorno al corpo divino, quel gittar d’ombre e scomparir di profili — come nella Ver-
gine — sentiti uttavia e determinati dal diagramma degli estremi contrafforti luminosi, quella
scelta solenne di calvizie e di rudezze emaciate, tutto farebbe onore allo stesso maestro, se
non fosse dell' impasto leggermente appesantito e striato di filiggine, e della tendenza iniziale
di Battistello. a decorare altrimenti, quale si rivela in alto nel gruppo angelico di senso troppo
chiaramente disegnativo per conciliarsi col gusto del Lombardo. Tant’è vero che nel ripeterlo
Battistello lo ridurrà poi a mera cifra plastico-lineare. 1

1 Infatti egli stesso afferma di citare le opere di Battistello senza pretesa di porle in ordine di svi-
luppo.
 
Annotationen