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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0174

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GIUSEPPE FIOCCO

140

Crede quindi il Selvatico che l’opera sia stata allogata da Mario Grompo e da Giulia Cumano,
sua moglie, sul principio del secolo decimoquinto.

In quanto alle sigle O. I. P. è il primo a proporre — con non poca esitazione per ve-
rità, ma non per questo meno felicemente — che siano interpretate: Opus - Iulii - Patavini,
pur non sapendo che in simil guisa aveva il Campagnola segnata l’incisione dell’Angelo e
Tobiolo, veramente prossima ai dipinti di cui si fa parola.

Deboli sono invece le giustificazioni stilistiche, e inutile pare il ricordo di un documento
del 1492, da cui risulta che fra i padri del convento, cedenti alla confraternita del Carmine
il refettorio a pian terreno, per tramutarlo in sala del Capitolo, si trovava un Bartolomeo
Campagnola, che, per esser forse parente di Giulio, seppe procurargli tanto allogamento; anche

Scuola

eia]

CARMINE

fatato ori^gi n arfo -

S’tato odierno-

Fig. x—Pianta della scuola del Cannine. Padova.

perchè la sala del Capitolo non ha nulla a che fare con la Scuola di cui c’ interessiamo. Ve-
dremo ben altre ragioni scaturire dall’esame delle pitture stesse, e tali da confortare abbon-
dantemente l’attribuzione, messa innanzi più per istigazione della sigla che per altro.

Restava l’obbiezione, a prima vista insormontabile, che le quattro scene citate, facendo
seguito alla Visitazione, opera come tutti sanno di Tiziano, avrebbero dovuto essere dipinte
dopo il 15 li, in un periodo cioè in cui l'arte del Campagnola ha una fisonomia ben distinta,
non conveniente a una maniera aspra tanto ed incerta. Ma a tutto questo largamente risponde
la scuola stessa, quando venga studiata con quella diligenza che pare non si sia voluta usare
fin qui, senza che bisogni, ricorrere al nome di un ritardatario ben noto, quale Girolamo da
Santacroce.

Il Selvatico l’aveva stranamente confusa con l’aula capitolare, mentre bastava far atten-
zione alla lapide infissa sulla parete d’ingresso per accorgersi che non fu costrutta nello

scorcio del quattrocento, ma nel 1367, da ser Guglielmo Asale, in onore della Vergine del
 
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