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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 16.1888

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Cantarelli, Luigi: Il cursus honorum dell'imperatore Petronio Massimo
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https://doi.org/10.11588/diglit.13630#0069

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dell'imperatore Petronio Massimo

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assassinato per mano di due antichi commilitoni di Ezio (cf. Mo-
rosi, op. cit., p. 28); ma esso potè mantenersi su quel trono, che
aveva formato il pensiero costante della sua vita, solamente per
poco più di due mesi. Intorno alla sua fine, rapida e crudele,
o meglio diremo intorno ai particolari di essa, i cronisti del tempo
che la raccontano, non sono concordi, nè qui è il luogo di analiz-
zare, sia pur brevemente, le discrepanze che codesti racconti
presentano. Ad ogni modo la versione più probabile della morte
di Massimo par questa, L'ultimo giorno di maggio (455), annun-
ziandosi che Genserico e i suoi Vandali erano vicini a Eoma,
l'imperatore, data a tutti i cittadini licenza di abbandonare la
città, si accingeva ad imitarne l'esempio, ma mentre fuggiva o
si apprestava alla fuga, i servitori di corte lo uccisero e il ca-
davere, fatto a brani, era gittato nel Tevere. Questa versione
della morte di Massimo riteniamo, col Morosi (op. cit. p. 93),
probabile, prima perchè accolta nella cronaca di Prospero Aqui-
tanense (x) il quale può reputarsi testimonio oculare del fatto,
trovandosi egli allora in Roma nella qualità di notaio apostolico
del pontefice Leone I (cf. Holder-Egger, 1. e, p. 64), poi, perchè
gli antichi dipendenti dei Teodosidi, più dei militi indigeni o
dei popolani, che altri cronisti fanno autori della morte del
principe, potevano avere motivi di rancore contro Massimo il
quale era stato complice degli uccisori di Yalentiniano III.

Questa fu la misera fine di Petronio Massimo e la figura
di lui che, dinanzi alle orde Vandaliche minaccianti la vita di
Koma, non seppe trovare altro mezzo di scampo che nella fuga,
ci richiama alla mente, per naturale contrasto, un'altra figura,
quella nobilissima del pontefice Leone I, il quale, in mezzo alle

(*) Chr., p. 675 :... nunciato ex Africa Genserici regia adventu, mul-
tisele nobilibus, ac popularibus ex Urbe fugientibus, cum ipse [MaximusJ
quoque, data cunctis abeundi licentia, trepide vellet abscedere ... a famulis
regiis dilaniatus et membratim deiectus in Tiberini, sepultura quoque
caruit-
 
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