MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI
4?
questa nostra gemma fi vede (Diomede) in una Sardonica incifa dal famojìjfimo Artefice Diofcoride,
e quel che è mirabile Solone fommo e celebre artefice ancor egli incife in una gemma il medefimo
Diomede difegnato neW ifteffa maniera : Il chiariamo Baudelot (9) , che ha pubblicato quefte due gemme,
giudicò che Solone ( imperocché nejfuno dubita di Diofcoride ) fojfe nei tempi di Augufto fiorito , e che
quefti due celebri artefici per gara della loro arte, e per cupidigia di fama avejfero efprejfo il medefimo
Eroe ; ma quefla ragione non appaga molto. Dovrà dunque dirfi emulazione anzi piuttofto feguitare ,
e imitare la me de firn a immagine fatta diligentemente, 0 con accuratezza da un altro artefice , che taluno
voglia con /' arte fuperare fenza cambiare V atteggiamento, e la pofitura , farla nuovamente fecondo
Voriginale ? Ma non fola mente Diofcoride, e Solone, ma altri artefici ancora, i quali non hanno mejjò
il loro nome alle fie opere, rapprefentarono V ifteffa immagine di Diomede (io). Per la qual cofa fé
fi può dar luogo a una congettura, io crederei piuttofto, che Diofcoride, e Solone avejfero intra-
j>refo in quefta figura di Diomede, ad imitare un bajfo rilievo, opera di qualche antico famofijfimo
artefice Greco, che V artefice Felice ha copiato interamente. Tra i celebri artefici che intagliavano in
argento, Plinio fa menzione di Pitea (11), del quale due onde di argento furono vendute dieci mila fe-
fterzi. Erano efprejfi in un ornamento a"un vafo Ulijfe e Diomede rapitori del Palladio (12). L'infi-
nità dei monumenti del rapimento del Palladio fatto da Diomede confermano effere flato appreifo
gli antichi celeberrima queflaiftoriae in molta ftima, e piaciuta grandemente. Il nome di Diomede
figlio di Tideo rifveglia la memoria di Diomede Re della Tracia, del quale riferirò un fìngolarif-
fimo monumento (*), che quantunque lontano dal noftro propofito, contuttociò per la rarità
del foggetto non farà difcaro al lettore. Si vede adunque in quefta gemma d' infelice lavoro
Etrufco , Diomede con quattro cavalli, dei quali uno apparifee in atto d' avere a divorare Ab-
dero amato da Ercole (13). Diomede Re di Tracia a tal fegno di furore , e d'inumana crudeltà ,
inveì contro gli uomini , che dava per pafto le carne umane a divorare alle Cavalle. Il magna-
nimo Ercole finalmente abbattè la ferocia di queflo Re inumano , e diede a divorare lui me-
defimo agi' iftefli fuoi cavalli (14). Palefato(i 5) però afferma che queflo Re amane perdutamente i
cavalli, ed avefle dirupate tutte le fue foflanze in mantenergli, dicendo: Dipoi gli Amici chia-
mavano i cavalli mangiatori degli uomini, e da ciò è nata t origine di quefta favola .
GIO-
(9) Lettre fur le pretendu Solon Tav. num 8. p.
(to) Begero Thef. Brand. T. r. p. 94.
(11) Plin.L. 3 3. e. 12. p. 66.,o in altri Codici Unicae XX.
(li) Guittamente ed egregiamente parla a quello pro-
pofito Mariette nel Voi. 1. p. 37. le ne fuis guere moins
perfuadé , que la figure du Diomede eulevant le Palladium ,
dont on a de fi excellentes gravitres exécutées par cC habiles
Maìtves , & notamment par Diofcoride , Solon , & PolycVete
»' ait été prìfe datts un bafrelìef, 011 fur quelqu' autre ni»-
tiument fametix de f ancienne Grece . Ce qui me fait naitre
cette penfée , qui efl aitjji celle de M. de Stofchpag. 38.,
e'efi que la figure feule de Diomede ne fait pas le fujet com-
plet ; il falloit au moins pour V aebever celle d' U/yffe : ces
deux guerrìers avoient eu ègalement part a t entreprife, è?
f P on y fait attenuati, ih fé trouvent effetTivement reunis
dans une Cornaline du Cabinet du Grand Due ( Muf. Fior.
T. 2. gem. Tab. 28. ) é* dans une autre de la colleSion
d' Arundel ( Stofch tab. • 3;. ) Ulylfe debout y accompagne
Diomede , ce dernier étant précìfément dans la méme aéìitude
que fur le pierres gravées oà on le voit feul. Mais qui va
paroitre fingulicr, Solon qui de méme que Diofcoride & Po-
ìyrléte, avoit grave fèparément la figure de Diomede affis
(Stoficb Tab. 61.) a au/fi grave en particulìer la figure d'U-
lylfe , è" en lui òtant le bonnet : & lui faifant tenir le
Palladium , il f a transformé en un Diomede . Voìlà donc
plttfieurs Artiftes de nom , qui décompofent le mime dejfèin,
& qui l' arrangent ebacun fui vani fes vùes ; è- des-lors
il ti y a prefque pas a" apparence que les figures qui entreiit
dans fon ordonnance , foient de l' inventisi» d' aucun des
Graveurs célébres que j ai nommés . C auroit été trop
s" abaìffer qtte de fé copier l'un autre auljì fervilenunt ; ari'
lieti que travaillaut d'apres un méme modéle qui appartetioil
a ut? artìfie plus ancien que' ettx , ils pouvoient V imi ter ,
fans paroitre manquer de genìe. Cette concurreiice , fi e en
étoit une , était permife, é" hi» de lettr étre auctinement
prejudiciable , elle ne pouvoit que leur faire bonneur ,
(*) Tab. IV. N. I.
(13) Apollodoro Bib. lib. 1. pag. 277. Il Sig. Gra-
velle pubblicò negligentemente una gemma confimiliffima
a quefta nel libro Pierres Gravées T. 2. Tab. J5- Vedi a
quefto propofito Winkelmann pag. 280. Defcript. des Pier-
res de Stofch.il quale inconfideratamente difle efTer quefta
gemma lavorata con molto artificio , e nel Libro : Monu-
menti antichi inediti T. 68. pag. 93. ha fatto incidere come
di buon lavoro quefta gemma , e molto capricciofamente.
(i4)Così Qv. Met. Trad. dell'Anguillaia lib. 5. Ottava 81.
Non vidi io quei cavalli alteri , e crudi,
Che in Tracia fi pafeean dì carne Umana ?
E mille corpi lacerati, e ignudi
Gìacerfi entro a la lor nefanda tana ?
Non tolfer l'alte mie fatiche , e ftudi ,
A loro , e al lor Re l' alma profana ?
Non fu cagion queflo medefmo Alcide
Che V lor prefipio più quello non vide.'
Seneca nell'Ercole Furiofo Att. 2. v. 225.
Che farò a ricordar le falle dovi
Il gregge di Bìftanìo fi pafeeva
Di carni umane, end' agi* iftejji armenti
Alla fine fu dato il Rè perverfo ?
(1;) Palephat. de Incred. Hiftor. p. 15- n. 4~
4?
questa nostra gemma fi vede (Diomede) in una Sardonica incifa dal famojìjfimo Artefice Diofcoride,
e quel che è mirabile Solone fommo e celebre artefice ancor egli incife in una gemma il medefimo
Diomede difegnato neW ifteffa maniera : Il chiariamo Baudelot (9) , che ha pubblicato quefte due gemme,
giudicò che Solone ( imperocché nejfuno dubita di Diofcoride ) fojfe nei tempi di Augufto fiorito , e che
quefti due celebri artefici per gara della loro arte, e per cupidigia di fama avejfero efprejfo il medefimo
Eroe ; ma quefla ragione non appaga molto. Dovrà dunque dirfi emulazione anzi piuttofto feguitare ,
e imitare la me de firn a immagine fatta diligentemente, 0 con accuratezza da un altro artefice , che taluno
voglia con /' arte fuperare fenza cambiare V atteggiamento, e la pofitura , farla nuovamente fecondo
Voriginale ? Ma non fola mente Diofcoride, e Solone, ma altri artefici ancora, i quali non hanno mejjò
il loro nome alle fie opere, rapprefentarono V ifteffa immagine di Diomede (io). Per la qual cofa fé
fi può dar luogo a una congettura, io crederei piuttofto, che Diofcoride, e Solone avejfero intra-
j>refo in quefta figura di Diomede, ad imitare un bajfo rilievo, opera di qualche antico famofijfimo
artefice Greco, che V artefice Felice ha copiato interamente. Tra i celebri artefici che intagliavano in
argento, Plinio fa menzione di Pitea (11), del quale due onde di argento furono vendute dieci mila fe-
fterzi. Erano efprejfi in un ornamento a"un vafo Ulijfe e Diomede rapitori del Palladio (12). L'infi-
nità dei monumenti del rapimento del Palladio fatto da Diomede confermano effere flato appreifo
gli antichi celeberrima queflaiftoriae in molta ftima, e piaciuta grandemente. Il nome di Diomede
figlio di Tideo rifveglia la memoria di Diomede Re della Tracia, del quale riferirò un fìngolarif-
fimo monumento (*), che quantunque lontano dal noftro propofito, contuttociò per la rarità
del foggetto non farà difcaro al lettore. Si vede adunque in quefta gemma d' infelice lavoro
Etrufco , Diomede con quattro cavalli, dei quali uno apparifee in atto d' avere a divorare Ab-
dero amato da Ercole (13). Diomede Re di Tracia a tal fegno di furore , e d'inumana crudeltà ,
inveì contro gli uomini , che dava per pafto le carne umane a divorare alle Cavalle. Il magna-
nimo Ercole finalmente abbattè la ferocia di queflo Re inumano , e diede a divorare lui me-
defimo agi' iftefli fuoi cavalli (14). Palefato(i 5) però afferma che queflo Re amane perdutamente i
cavalli, ed avefle dirupate tutte le fue foflanze in mantenergli, dicendo: Dipoi gli Amici chia-
mavano i cavalli mangiatori degli uomini, e da ciò è nata t origine di quefta favola .
GIO-
(9) Lettre fur le pretendu Solon Tav. num 8. p.
(to) Begero Thef. Brand. T. r. p. 94.
(11) Plin.L. 3 3. e. 12. p. 66.,o in altri Codici Unicae XX.
(li) Guittamente ed egregiamente parla a quello pro-
pofito Mariette nel Voi. 1. p. 37. le ne fuis guere moins
perfuadé , que la figure du Diomede eulevant le Palladium ,
dont on a de fi excellentes gravitres exécutées par cC habiles
Maìtves , & notamment par Diofcoride , Solon , & PolycVete
»' ait été prìfe datts un bafrelìef, 011 fur quelqu' autre ni»-
tiument fametix de f ancienne Grece . Ce qui me fait naitre
cette penfée , qui efl aitjji celle de M. de Stofchpag. 38.,
e'efi que la figure feule de Diomede ne fait pas le fujet com-
plet ; il falloit au moins pour V aebever celle d' U/yffe : ces
deux guerrìers avoient eu ègalement part a t entreprife, è?
f P on y fait attenuati, ih fé trouvent effetTivement reunis
dans une Cornaline du Cabinet du Grand Due ( Muf. Fior.
T. 2. gem. Tab. 28. ) é* dans une autre de la colleSion
d' Arundel ( Stofch tab. • 3;. ) Ulylfe debout y accompagne
Diomede , ce dernier étant précìfément dans la méme aéìitude
que fur le pierres gravées oà on le voit feul. Mais qui va
paroitre fingulicr, Solon qui de méme que Diofcoride & Po-
ìyrléte, avoit grave fèparément la figure de Diomede affis
(Stoficb Tab. 61.) a au/fi grave en particulìer la figure d'U-
lylfe , è" en lui òtant le bonnet : & lui faifant tenir le
Palladium , il f a transformé en un Diomede . Voìlà donc
plttfieurs Artiftes de nom , qui décompofent le mime dejfèin,
& qui l' arrangent ebacun fui vani fes vùes ; è- des-lors
il ti y a prefque pas a" apparence que les figures qui entreiit
dans fon ordonnance , foient de l' inventisi» d' aucun des
Graveurs célébres que j ai nommés . C auroit été trop
s" abaìffer qtte de fé copier l'un autre auljì fervilenunt ; ari'
lieti que travaillaut d'apres un méme modéle qui appartetioil
a ut? artìfie plus ancien que' ettx , ils pouvoient V imi ter ,
fans paroitre manquer de genìe. Cette concurreiice , fi e en
étoit une , était permife, é" hi» de lettr étre auctinement
prejudiciable , elle ne pouvoit que leur faire bonneur ,
(*) Tab. IV. N. I.
(13) Apollodoro Bib. lib. 1. pag. 277. Il Sig. Gra-
velle pubblicò negligentemente una gemma confimiliffima
a quefta nel libro Pierres Gravées T. 2. Tab. J5- Vedi a
quefto propofito Winkelmann pag. 280. Defcript. des Pier-
res de Stofch.il quale inconfideratamente difle efTer quefta
gemma lavorata con molto artificio , e nel Libro : Monu-
menti antichi inediti T. 68. pag. 93. ha fatto incidere come
di buon lavoro quefta gemma , e molto capricciofamente.
(i4)Così Qv. Met. Trad. dell'Anguillaia lib. 5. Ottava 81.
Non vidi io quei cavalli alteri , e crudi,
Che in Tracia fi pafeean dì carne Umana ?
E mille corpi lacerati, e ignudi
Gìacerfi entro a la lor nefanda tana ?
Non tolfer l'alte mie fatiche , e ftudi ,
A loro , e al lor Re l' alma profana ?
Non fu cagion queflo medefmo Alcide
Che V lor prefipio più quello non vide.'
Seneca nell'Ercole Furiofo Att. 2. v. 225.
Che farò a ricordar le falle dovi
Il gregge di Bìftanìo fi pafeeva
Di carni umane, end' agi* iftejji armenti
Alla fine fu dato il Rè perverfo ?
(1;) Palephat. de Incred. Hiftor. p. 15- n. 4~