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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI H?
LXXXV.-
L E D A
OPERA DI MIRTO N E,
Incifa in una Gemma.
DEL MUSEO STROZZI IN ROMA.
DI quefto artefice noi non poffiamo darne verun giudizio , perchè non abbiamo veduto
quefta gemma, ne una impreflìone della medefima . Il motivo fi è, che quefta gemma
con molte altre fu rubata dalla preziofiflìma collezione di Strozzi, perciò il Baron Stofch
non fa veruna parola di quefto artefice (i) .
In quefta gemma fi ofTerva Leda veftita con la ftola , e cinto il petto con una fafcia ;
ella è portata fui dorfo di un Cigno, che vola, tenendo colla finiftra mano un velo diftefo,
e gonfio dal vento .
La favola , che allude a quefto, è notiffima a tutti, ciafcun fapendo in quante forme Giove
fi trasformò per conquiftare le Donne, che amava . Perciò abbiamo nell' Antologia (2), che
Giove da vivo e ardente amor rapito In fembianza di Toro , ed or di Cigno,
Ver fi Europa, e Leda, e Antiope , e Danae, E Satiro, difcefe, e in pioggia d' oro .
Così narra la favola Igino (3) : Giove trasformato in Cigno Corruppe al fiume Eurota, Leda figlia
di Teflio. In tal guifa però parla Elena prefio Euripide (4).
. . . Vanne un certo grido, e fama, Coli' arte afluta di fuggir P infidie
Che volò Giove di mia Madre Leda Dell' Aquila , s' è ver ciò, che divolga
In feno , prefa dell' augello Cigno Una tal fama .
La fembianza , con lei quindi giacendo
Contuttociò Eratoftene antichiffimo Scrittore Greco la racconta diverfamente (5) ; Impe-
rocché dice: Il Cigno. Quefti è V uccello detto grande , che l' afsomigliano al Cigno. Dicono,che
Giove fitto la di lui figura aveva amato Nemefi , perchè ella fi trasformava in tutte le forme , ( per
confervare la verginità ) ; e finalmente ejfere fiata trafmutata in un Cigno . Ver la qual cofa Giove
trafmutato nella figura di quefto uccello , volò a Ramnunte nell' Attica, dove corruppe Nemefi . Ella
partorì un uovo dal quale nacque Elena, come riferifce il poeta Cratete . Giove però non depofe la
forma di Cigno, ma con quella fi ne volò nei Cieli, e collocò negli aftri ancora la figura del Cigno,
del quale egli avea prefo le fpoglie . Si trovano alcuni Scrittori , i quali diftinguono Nemefi,
e Leda, ed altre cofe fpettanti a quefta favola ; tra quefti Aufonio (6) .
Quefti , che nafcer da tre ova ojfervi,
Aferir puoi, che figli fin di Padri ,
E Madri incerte: generolle Nemefi,
Ma Leda la nutrì come puerpera .
Tindaro il padre fu , fu Giove il padre,
Se'l crede il primo , e Valtro il sa di certo.
Non convengono tutti gli Scrittori dell' uccello , nel quale Giove fi trasformò. Tzetze in Lico-
frone ( v. 87. ) lo chiamò Grifo , e Virgilio ( Cir. v. 489.) Oca.-
La Garza bianca dell' Oca di Leda, Affai più bella .
Il celebre viaggiatore Paufania chiariffimamente diftingue ciò, che riguarda quefta favola, così
efprimendofi (7) : Ma io efporrò quelle cofe, che fino fiolpite nella bufi di quefta fiat uà, ma prima vi
fpieghero quello,che rende più chiaro tutto il fatto . I Greci dicono, che Nemefi e fiata Madre dì Elena ,
Leda
(1) Stofch Gem. p. 60. (;) Heratoft. Catafter. n. 25. p. iao. Vedi Apollodoro
(1) Anthol. lib. 1. cap. 38. Bibl. lib. 3. p. 297. (<5) Aufon. Epigr. jtf.
(3) Hygin. Fab. 76". p. 18. (7) Paufan. lib. i.cap. 33. vedi Ateneo lib. 9. pag. 373.
(4) Eurip. Helen. Aft. 1. v. 17. Della Statua di Nemefi fi vegga Iun. de Pittura p. 8.
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OPERA DI MIRTO N E,
Incifa in una Gemma.
DEL MUSEO STROZZI IN ROMA.
DI quefto artefice noi non poffiamo darne verun giudizio , perchè non abbiamo veduto
quefta gemma, ne una impreflìone della medefima . Il motivo fi è, che quefta gemma
con molte altre fu rubata dalla preziofiflìma collezione di Strozzi, perciò il Baron Stofch
non fa veruna parola di quefto artefice (i) .
In quefta gemma fi ofTerva Leda veftita con la ftola , e cinto il petto con una fafcia ;
ella è portata fui dorfo di un Cigno, che vola, tenendo colla finiftra mano un velo diftefo,
e gonfio dal vento .
La favola , che allude a quefto, è notiffima a tutti, ciafcun fapendo in quante forme Giove
fi trasformò per conquiftare le Donne, che amava . Perciò abbiamo nell' Antologia (2), che
Giove da vivo e ardente amor rapito In fembianza di Toro , ed or di Cigno,
Ver fi Europa, e Leda, e Antiope , e Danae, E Satiro, difcefe, e in pioggia d' oro .
Così narra la favola Igino (3) : Giove trasformato in Cigno Corruppe al fiume Eurota, Leda figlia
di Teflio. In tal guifa però parla Elena prefio Euripide (4).
. . . Vanne un certo grido, e fama, Coli' arte afluta di fuggir P infidie
Che volò Giove di mia Madre Leda Dell' Aquila , s' è ver ciò, che divolga
In feno , prefa dell' augello Cigno Una tal fama .
La fembianza , con lei quindi giacendo
Contuttociò Eratoftene antichiffimo Scrittore Greco la racconta diverfamente (5) ; Impe-
rocché dice: Il Cigno. Quefti è V uccello detto grande , che l' afsomigliano al Cigno. Dicono,che
Giove fitto la di lui figura aveva amato Nemefi , perchè ella fi trasformava in tutte le forme , ( per
confervare la verginità ) ; e finalmente ejfere fiata trafmutata in un Cigno . Ver la qual cofa Giove
trafmutato nella figura di quefto uccello , volò a Ramnunte nell' Attica, dove corruppe Nemefi . Ella
partorì un uovo dal quale nacque Elena, come riferifce il poeta Cratete . Giove però non depofe la
forma di Cigno, ma con quella fi ne volò nei Cieli, e collocò negli aftri ancora la figura del Cigno,
del quale egli avea prefo le fpoglie . Si trovano alcuni Scrittori , i quali diftinguono Nemefi,
e Leda, ed altre cofe fpettanti a quefta favola ; tra quefti Aufonio (6) .
Quefti , che nafcer da tre ova ojfervi,
Aferir puoi, che figli fin di Padri ,
E Madri incerte: generolle Nemefi,
Ma Leda la nutrì come puerpera .
Tindaro il padre fu , fu Giove il padre,
Se'l crede il primo , e Valtro il sa di certo.
Non convengono tutti gli Scrittori dell' uccello , nel quale Giove fi trasformò. Tzetze in Lico-
frone ( v. 87. ) lo chiamò Grifo , e Virgilio ( Cir. v. 489.) Oca.-
La Garza bianca dell' Oca di Leda, Affai più bella .
Il celebre viaggiatore Paufania chiariffimamente diftingue ciò, che riguarda quefta favola, così
efprimendofi (7) : Ma io efporrò quelle cofe, che fino fiolpite nella bufi di quefta fiat uà, ma prima vi
fpieghero quello,che rende più chiaro tutto il fatto . I Greci dicono, che Nemefi e fiata Madre dì Elena ,
Leda
(1) Stofch Gem. p. 60. (;) Heratoft. Catafter. n. 25. p. iao. Vedi Apollodoro
(1) Anthol. lib. 1. cap. 38. Bibl. lib. 3. p. 297. (<5) Aufon. Epigr. jtf.
(3) Hygin. Fab. 76". p. 18. (7) Paufan. lib. i.cap. 33. vedi Ateneo lib. 9. pag. 373.
(4) Eurip. Helen. Aft. 1. v. 17. Della Statua di Nemefi fi vegga Iun. de Pittura p. 8.
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