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DOxMENlCO POLLINI, MINIATORE SARDO DEL SEC. XV,
L' arte di miniare era molto apprezzata nei secoli di
mezzo. I monaci specialmente, tra le discordie politiche del
mondo, cercavano la pace nel silenzio del chiostro, e die-
dero vita a quest'arte, che sebbene di poco rilievo, pure
si considerava come il primo pf>sso per poter diventar
pittori. Intendiamo di parlare, sotto il nome di miniatura,
dell' arte con cui gli antichi colorivano i frontispizj dei
libri tanto sacri che profani, nei quali ornavano le prime
lettere iniziali conr storie, con fregi* rabeschi ed altre biz-
zarrie, alluminando con oro il campo dei titoli, tratteggiati
di rosso, di ceruleo e di altri colori con somma mae-
stria (i).
Sembra molto strano che in Sardegna dove esistevano
tanti monasteri di Benedettini, di Camaldolesi fondati dai
Giudici, di Francescani e Domenicani, i primi dei quali, per
pascere la loro pietà, e raddolcire la solitudine, si distin-
sero più degli altri in queste opere minute, non ci ab-
biano i medesimi lasciato, non solamente il frutto dei loro
sudori, ma nè manco il nome di quelli che si distinsero
nell'arte di miniare, di scrivere, e di altre opere che si
esercitavano dentro lo stesso chiostro, come era quello
della tarsia e del colorire i vetri per le finestre.
Ci pervennero molti nomi di pittori sardi che si distin-
sero in quei secoli di mezzo (Bullet. an. VII pag. 33) :
ma di artisti di questo genere nessuno, non ostante sia
da credere che molti ve ne siano stati per scrivere ed
ornare i libri corali di cui erano provveduti tutti i mona-
steri e tutte le 19 Cattedrali, secondo le diocesi in cui era
(1) Erano chiamati questi miniatori ed alluminatori dei codici pulcri
pictores, come quelli che scrivevano l'opera e le lettere iniziali erano detti
pulcri scriptores. Molte volte però una sola persona miniava e scriveva il co-
dice, e col vocaho'o scriptor s'intendeva Tono e Taltro.
DOxMENlCO POLLINI, MINIATORE SARDO DEL SEC. XV,
L' arte di miniare era molto apprezzata nei secoli di
mezzo. I monaci specialmente, tra le discordie politiche del
mondo, cercavano la pace nel silenzio del chiostro, e die-
dero vita a quest'arte, che sebbene di poco rilievo, pure
si considerava come il primo pf>sso per poter diventar
pittori. Intendiamo di parlare, sotto il nome di miniatura,
dell' arte con cui gli antichi colorivano i frontispizj dei
libri tanto sacri che profani, nei quali ornavano le prime
lettere iniziali conr storie, con fregi* rabeschi ed altre biz-
zarrie, alluminando con oro il campo dei titoli, tratteggiati
di rosso, di ceruleo e di altri colori con somma mae-
stria (i).
Sembra molto strano che in Sardegna dove esistevano
tanti monasteri di Benedettini, di Camaldolesi fondati dai
Giudici, di Francescani e Domenicani, i primi dei quali, per
pascere la loro pietà, e raddolcire la solitudine, si distin-
sero più degli altri in queste opere minute, non ci ab-
biano i medesimi lasciato, non solamente il frutto dei loro
sudori, ma nè manco il nome di quelli che si distinsero
nell'arte di miniare, di scrivere, e di altre opere che si
esercitavano dentro lo stesso chiostro, come era quello
della tarsia e del colorire i vetri per le finestre.
Ci pervennero molti nomi di pittori sardi che si distin-
sero in quei secoli di mezzo (Bullet. an. VII pag. 33) :
ma di artisti di questo genere nessuno, non ostante sia
da credere che molti ve ne siano stati per scrivere ed
ornare i libri corali di cui erano provveduti tutti i mona-
steri e tutte le 19 Cattedrali, secondo le diocesi in cui era
(1) Erano chiamati questi miniatori ed alluminatori dei codici pulcri
pictores, come quelli che scrivevano l'opera e le lettere iniziali erano detti
pulcri scriptores. Molte volte però una sola persona miniava e scriveva il co-
dice, e col vocaho'o scriptor s'intendeva Tono e Taltro.