t36
DELLE BOLLE APPESE AI LAflì
Nell'idoletto di bronzo trovato in Senorbì si osserva che
nel petto porta attaccata una borchia o bulla, sostenuta
da una correggiuola che attraversa il collo (i). Nell'Etru-
ria era l'uso di appendere al colio dei fanciulli bolle di
metallo, o di pelle, il qual uso poi passò ai Romani, che
portavano sino al tempo della pubertà, in cui le depone-
vanof?per indossare la veste pretesta (2). In allora queste
bolle venivano attaccate al collo dei Lari, che conserva-
vano nel sacrario, detti perciò Lares bullati. Quest'uso ci
viene indicato da Persio (Sat. 5).
Cum primum pavido custos mihi purpura cessit,
Bullaque succinctis Laribus donata pependit (3).
Si disputava di qual forma fosse questa bolla se rotonda
o quadrata o in forma di cuore: ma l'idoletto sardo scio-
glie questo dubbio, essendo manifestamente in forma di
cuore. Lo che viene in conferma di quanto dice Macrobio,
Erat liaec bulla in similitudinem cordis formata, quam
ante pectus pueris annectebant in collo, ut bulloni inspi-
cienles ita deinum se hómines esse cogilarent, si corde
praestarent (I. Satur. c. 6).
Queste bolle non erano instituile per solo ornamento,
ma per principio di superstizione di cui l'Etruria era fe-
conda maestra, e da cui appresero i Romani, e gli altri
(O Vedi la nostra lettera al C. A ih Bella-Marmora, sopra alcuni Lari militari
sardi di bronzo. Cagliari Tip. Naz. issi, p 19. Tav. C. Un identico idoletto ab-
biamo teste osservato nel gabinetto dei bronzi in Firenze, che crediamo d'essere
d'origine sarda, come lo sono gli altri due riposti nel Museo Kircheriano
in Roma.
(?) Presso Giovenale è nota questa frase bulla dignus data a colui che opera
da fanciullo, o per denotare un atto puerile.
(5) Petronio Satirico (cap. r.3) parlando dei convitti e del lusso dei romani
tra le altre cose adduce che due giovanetti vestiti di candida veste entrarono, e
larcs buìlatos supra ivenscèrn pasnerunt.
DELLE BOLLE APPESE AI LAflì
Nell'idoletto di bronzo trovato in Senorbì si osserva che
nel petto porta attaccata una borchia o bulla, sostenuta
da una correggiuola che attraversa il collo (i). Nell'Etru-
ria era l'uso di appendere al colio dei fanciulli bolle di
metallo, o di pelle, il qual uso poi passò ai Romani, che
portavano sino al tempo della pubertà, in cui le depone-
vanof?per indossare la veste pretesta (2). In allora queste
bolle venivano attaccate al collo dei Lari, che conserva-
vano nel sacrario, detti perciò Lares bullati. Quest'uso ci
viene indicato da Persio (Sat. 5).
Cum primum pavido custos mihi purpura cessit,
Bullaque succinctis Laribus donata pependit (3).
Si disputava di qual forma fosse questa bolla se rotonda
o quadrata o in forma di cuore: ma l'idoletto sardo scio-
glie questo dubbio, essendo manifestamente in forma di
cuore. Lo che viene in conferma di quanto dice Macrobio,
Erat liaec bulla in similitudinem cordis formata, quam
ante pectus pueris annectebant in collo, ut bulloni inspi-
cienles ita deinum se hómines esse cogilarent, si corde
praestarent (I. Satur. c. 6).
Queste bolle non erano instituile per solo ornamento,
ma per principio di superstizione di cui l'Etruria era fe-
conda maestra, e da cui appresero i Romani, e gli altri
(O Vedi la nostra lettera al C. A ih Bella-Marmora, sopra alcuni Lari militari
sardi di bronzo. Cagliari Tip. Naz. issi, p 19. Tav. C. Un identico idoletto ab-
biamo teste osservato nel gabinetto dei bronzi in Firenze, che crediamo d'essere
d'origine sarda, come lo sono gli altri due riposti nel Museo Kircheriano
in Roma.
(?) Presso Giovenale è nota questa frase bulla dignus data a colui che opera
da fanciullo, o per denotare un atto puerile.
(5) Petronio Satirico (cap. r.3) parlando dei convitti e del lusso dei romani
tra le altre cose adduce che due giovanetti vestiti di candida veste entrarono, e
larcs buìlatos supra ivenscèrn pasnerunt.