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DellaValle, Guglielmo
Lettere Senesi Di un socio dell' Accademia di Fossano Sopra Le Belle Arti (Band 3) — Roma, 1786 [Cicognara, 1217-3]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27307#0052

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44 N O T I Z I E

cisslma sox“presa 3 vedendo che erami riuscito di cavare dal bujo della

dimenticanza 3 e dalia polvere de’MSS. un numero considerevole di pro--
fessori del disegno 3 sfuggiti al Vasari , e agli altri storici dels arte ? e
fìnalmente giunse al colmo la mia contentezza, ritrovando sotto le ta-
vole dipinte da Matteo di Giovanni da Siena il nome di un artefice
iilustre nell’ età sua, poco meno che sconosciuto 3 gii anni ne’quali
egli le dipinse 3 e gli ascendenti e fratelli suoi benemeriti dell’arte .

Di Paolo pittore , e padre di maestro Giovanni sta registrato il nome
trai professori ascritti all’Accademia^di Siena fin dal secolo xiii. co-
me pure vi è quello di maestro Neri 3 padre di Paolo ; siccome nel
3450. era pittore Rede di Maestro Stefano , il quale ebbe dal Camer-
Ilngo di Riccherna siorini 197. da lìre 4. i’uno , dovuti a Stefano suo

padre per dipintura, e lavoro alla porta nuova, forsi da esso ristora-

ta. NelI’Archivio de’Minori Conventuali di Siena trovai II contratto di
una tavola ord'inata a M. Stefano di Giovanni per la Chiesa di S. Frarv
cesco al Borgo S. Sepolcro, e per il prezzo di fiorini 110. Nel 14,3*
egli dipinse un crocisisso in legno, tagliato a foggia di croce : di quest’
opera fa menzione il Tizio, e ora sta nel refettorio di S. Martino di
Siena : il campo è d’oro, la figura gigantesca, e la cornice figurata a
musaico. Nel volto del Redentore vi è dell’espressione > e ii nudo co»
mincia essere ricercato all’ingrosso, però vi è del secco assai . Da piedi
vi è un teschio ben espresso con S. Martino a cavallo che divide il
manto col poverello . Era parimenti siglio di Giovanni un altro pittore
detto Benvenuto, che sopravisse a Matteo, e in parte superollo : di
costui è una tavola grande, in cui non ben mi sovviene se sia dipin-
ta l’Ascenzione, o l’Assunta, ho però presenti gli ilpostoli 3 alcuni de’
quali hanno sierezza ; e vi lessi il nome del pittore 3 e l’anno 3 in cul
operò . Tre anni sono stava nell’atrio della Sagrestia di Monistero,
fuori della città. Ma tornando a Matteo, dico cbe egli di stirpe pitto-
re fece tutti quegli studj i quali caratterizzano il secolo xv., su diligen-
te e corretto nel disegno delle piii minute parti ; non mancò di es-
pressione nelle figure, e di giudizio nelle composizioni. Ma fu gretto
poco meno degli altri pittori Toscani dell’età sua ? e come ad essi gli
mancò quelsimpasto di colori 3 con cui Pietro Perugìno insegnava a
rammorbidire le carnagioni3 e quel saporito, con cui i Bellini anima-
vano le loro piiture . 11 Mancini vuole scolaro di Matteo 3 Tuca da Cor-
tona 3 e per verità vedesi in S. Domenico di SÌena una tavola di lui3
rappresentante im presepio 3 la qual tiene molto del fare clel Maestro di
Siena . A costui principalmente la scuola Sanese3 e la Napolitana de-
vono i passi 3 che l’arte vì fece dopo nel Secolo xvi. Giovanni da Sie-
na fu suo padre 3 e maestro . L’arte però era sterile 3 e digiuna sopra
la sua tavolozza 3 e Matteo fu abbastanza favorito dalla natura per avve-
dersene. Dotato di quella sensibilità 3 che tuttavia traspira nelle sue
opere sì alzò quasi con rapido volo sopra i pregiudizj del suo secolo,
o della paterna instituzione . Chi confronterà le pitture fatte prima del

1450. con
 
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