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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

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https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0049
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Volume II.

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tav. 36, 37, 38, 39.

TAVOLA XXXVIII.'

I- In una stanza v'è questa volta dipinta che è a vela:
la fece disegnare il P. Marchi, dal cui disegno la do in luce.
Non v' è di figurato che il buon pastore nel centro, il quale
in modo singolare tiene con ambedue le mani i due piedi
anteriori della pecora, che gli sta sulle spalle, e lascia
libere le zampe posteriori: non ha poi alcun arnese pasto-
rale , ma sol veste una tunica cinta ai fianchi, e non alla
esomide. Ai quattro pizzi della volta volano quattro uccelli,
e nelle lunette, o mezzi tondi che poggiano sul cerchio grande
della vela , stanno quattro anitre, essendo tutta intorno di-
pinta la volta a fiori. Il pittore ha cosi messi insieme i simboli
della prima e della ultima stagione dell' anno, che le com-
pendiano tutte.

2. Sulla parete sinistra di questo cubicolo sono tre sin-

golari dipinti, di seguito l'uno dopo l'altro, e per buona ven-
tura non rotti da loculi aperti posteriormente. La prima rap-
presentanza a sinistra mostra tre virili figure in corta tunica
ed involte in breve pallio, le quali son messe di prospetto :
dietro di loro vedesi prostesa a terra una donna in abito rosso,
la quale appoggiando la sinistra al suolo stende la destra
al lembo dell'abito di quella figura virile che le altre precede.

3. Indi sull' intonico appaiono chiare le imagini di un
secondo gruppo, che si compone di due figure. Un giovane,
in tunica e breve pallio abbottonato sull' omero destro, parla
con una giovane donna, la quale sostenendo in mano una
larga tazza attentamente lo ascolta : la sua tunica è lunga
fino al suolo e non è cinta: fra mezzo vedesi la bocca di un
pozzo. La scena che segue è descritta nella tavola seguente.

TAVOLA XXXIX.*

I- Ouccede alle due precedenti una terza scena. Il gio-
vane medesimo, alla cui veste la donna prostesa stende la
destra, e che parla presso del pozzo con una donna stante
in piedi, è qui involto in breve pallio, e, situato di prospetto
presso una pianta di canna palustre, volge lo sguardo a sini-
stra, ove si vedono due giovani vestiti alla guisa medesima,
ambedue in atto di levar le destre, nelle quali ciascuno ha
una canna, e di additare attoniti una colomba che discende
dall'alto inverso il giovane involto nel pallio, intorno alla
cui testa appaiono pennellate verdastre.

Queste tre scene sono di certo singolarissime e per lo stile
con che son dipinte e pel soggetto che rappresentano. Nel
cimitero di Priscilla (tavv. 80,81) noi troveremo un'altra
pittura, che sembra dell'epoca medesima, se non anche della

stessa mano. Il costume del corto pallio è assai raro nei
dipinti cimiteriali e parimente l'andar del tutto scalzo. Nul-
ladimeno le scene sono ancor esse bibliche e il personaggio
principale è il medesimo che vedesi le tante volte figurato
in ampio pallio e calzato di sandali. Ma queste particolarità,
non osservandosi passate in costume, sembrano doversi ripe-
tere da un proprio modo di alcun pittore, che pare fosse
greco d'origine, per quanto si può argomentare dalle due
epigrafi in greca lingua dipinte a pennello, che riporterò
nella dichiarazione delle tavole predette. D'altra parte se
troviamo questi personaggi scalzi, dobbiamo richiamare a
mente l'uso prediletto dei Greci per la nudità dei piedi : onde
Licurgo, a testimonianza di Senofonte (in polii. Spari-.) ordi-
nò agli Spartani di andare scalzi, e gli Ateniesi non usavano
scarpe se non d'inverno e nei viaggi. Clemente d'Alessandria

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