DE GLI A N
gran ricchezze asserì consumate ne’ suoi Gi-
uochi, e confessò d’ aver sagrificate al po-
cucmrit. polar grido le facoltà.
Ma tornando a’ Reziarii, non co’ Secu-
torì sidamente, ma pugnavano essi sovente
anche co’ Mirmilloni, i quali si armavano
s-all’uso de’Galli, ed aveano un pesce effi-
tndemem, giato su la celata,come li ha da reito,on-
V«ft cssam de quadrava il coglierli con una rete. L’at-
to d’un Reziario, che tira a se il compe-
re-.ìndex- titore, involtogli con la rete il capo , mi-
ra^ esiprelso in un Medaglione di Gordian
rffudit.i. Pio illustrato dal Senator Bonarroti . Ma
i. 25.^ Ragliata la rete in darno,davan mano iRe-
ziarjal tridente . Terribile era con elso quell’
Ermete ricordato da Marziale. Asta di più
punte Io chiama Prudenzio, ove dice,che
la faccia degli avversarj coperta dalla vipe-
ra ne veniva percossa. Nè si creda già fosse
quella arme da scherzo. Essendouna volta
cinque Reziarii rettati soccombenti ad al-
trettanti Secutori , e dovendo esserne tra-
fitti , uno di esii ripigliato il tridente tutti i
vincitori uccisie; la fierezza del qual fatto
L deplorata fin da Caligola. Il lor’abitoera
la tunica,onde tunicati gli chiama quiSve-
tonio, e la fufcina del tunicato Gracco nomi-
na Giuvenale. Ad Arnobio in veder Net-
tuno, che si sacea da gli artesici col triden-
te in mano, parca di vedere un Gladiatore.
Ma oltre al tridente ebbe seco Pittaco cor-
ta spada, o coltello, come narra Strabene :
Str. l. 14- e però usaronla i Reziari ancora : il che es-
7 penjo già flato rivocatoin dubbio, viencon
Scurezza riabilito dalla noltra Lapida, che
ci fa vedetela forma dell’un’ arme, e dell’
altra. Quefto gladio, o sica , ben mostra
non esser di quelle, che volle adoprarsi da
0-,^ Gladiatori Marco Aurelio, cioè senzapun-
Xipt>. ta, per fuggir la carnificina; ma più tolto
idem di quelle, quali dice lo Storico in Nerva,
ti o^'a. e altresì Vittore, si esploravano prima del
i»T. combattere, per veder s’erano ben’ acute.
Un’altr’arme di costoro nomina Tertul-
dc s?est. liano, cioè la Spugna . Dove Tito Livio
<a^s- deserive l’armatura de i Samniti nominala
Ub. 9. /pugna, che lor copriva il petto: è da cre-
siongia dere folle maglia di fèrro, che vieti’adave-
rc Qualche apparenza di spugna. Mailpas-
tum. so di Tertulliano indica , clic ne’ Reziarii
così chiamava!! qualche arme da oftèla, non
foterit de da difèsa ; poiché dice : potrà ricordar/ la
^'mon/rt. m/ericordia a colui, che fla mirando i morsi
degli Or fi, e le Spugne de' Reziarii? leggo
moneri in questo passò, non moderi , com’
Sat.Ssr, hanno le Rampe, e come cita anche Lip-
/. 1. s. s1Oj perchè non fa senso. Ora una coper-
ta del petto non sarebbe tanto a pietà
opposta nè ben corrisponderebbe al mor-
der degli Orli , I Reziarj in oltrecombat-
7 I T E A T R I 76
teano senza armatura, ed in tunica, co-
me. abbiam detto, e senza aseondere in
celata la fronte, come si legge in Giuve- Sat, s.
naie. Alla rete adunque o al lor tridente,
o al coltello forza è eh’anco tal nome si
dessè. Potea darli per certa somiglianza al-
la rete, e poteva alla corta spada ancora,
forsè perchè il suo manico traforato fosse,
e lavorato a guisa di spugna. Inclino a cre-
der questo per quel motto d’ Augnilo rife-
rito da Svetonio, ch’il suo Aiace fi era-la-
biato cader fu la Spugna. Era quella una
Tragedia da lui cominciata , che non riu- fcium in
scendogli a suo modo , 1’ annullò cancellan- spongiam
dola, al quale ufizio serviva predò gli antichi 'neu u,e'
una spugna . Ma fredda facezia sarebbe
fiata quella d5 Augufio , intendendo sem-
plicemente, come Casàubono e tutti gli al-
tri hanno fatto, fenzache doppio sènsopo-
tesse aver quella voce , esièndo che ninna
relazione era tra Aiace Eroe,el’istrumen-
to da cancellare, per cui dovessè acquistar
grazia tal detto. Par mi però, potersene ri-
cavar con certezza, eh’ anco alcun’ arme
da punta portaffe nome di Spugna, per la
che si venisiè a intendere, averla Tragedia
avuto simi! fine ad Aiace istesso, che si die-
de morte abbandonandoli sopra una spada .
Ma per dar fine a quanto per occasion deh
nostro Gladiatore abbiam detto, Paver lui
pugnato vensette volte, mostra la frequen-
za in Verona di quelli Giuochi, probabile
esièndo, che ftessè qui, e sosse a quell’ An-
fiteatro dedicato : potea per altro aver
combattuto più volte in un giorno. Qual-
che rara notizia ci recherebbe facilmente
quella pietra, se non fosse tronca, paren-
do si cominciassè nel sine ( dove malamen-
te il Grutero fa VI. R)a far memoria d3
alcuna occasione, in cui costui pugnò virila
mente.
Assai più raro che di Gladiatori è il tro-
var sicuro monumento di Cacce date fuor
di Roma. Nell”Anfiteatro nostrobella te-
slimonianza n’abbiam veduta poc’ anzi in
Plinio giuniore . D’altra Caccia memoria
c’ è rimala nella seguente Iscrizione, scol-
pita a bellilsime lettere in gran base di mar-
mo rollò nostrale, più larga che alta. Le
slesse parole si veggono di qua e di là, il che
mostra fosse anticamente collocata in luo-
go, che facesse faccia a due parti.
NOMINE
(L DOMITII . ALPINI
LICINIA. MATER
SIGNVM, DIANAE. ET. VENA
TIONEM
ET. SALIENTES. T. F. I
Q«uc’
gran ricchezze asserì consumate ne’ suoi Gi-
uochi, e confessò d’ aver sagrificate al po-
cucmrit. polar grido le facoltà.
Ma tornando a’ Reziarii, non co’ Secu-
torì sidamente, ma pugnavano essi sovente
anche co’ Mirmilloni, i quali si armavano
s-all’uso de’Galli, ed aveano un pesce effi-
tndemem, giato su la celata,come li ha da reito,on-
V«ft cssam de quadrava il coglierli con una rete. L’at-
to d’un Reziario, che tira a se il compe-
re-.ìndex- titore, involtogli con la rete il capo , mi-
ra^ esiprelso in un Medaglione di Gordian
rffudit.i. Pio illustrato dal Senator Bonarroti . Ma
i. 25.^ Ragliata la rete in darno,davan mano iRe-
ziarjal tridente . Terribile era con elso quell’
Ermete ricordato da Marziale. Asta di più
punte Io chiama Prudenzio, ove dice,che
la faccia degli avversarj coperta dalla vipe-
ra ne veniva percossa. Nè si creda già fosse
quella arme da scherzo. Essendouna volta
cinque Reziarii rettati soccombenti ad al-
trettanti Secutori , e dovendo esserne tra-
fitti , uno di esii ripigliato il tridente tutti i
vincitori uccisie; la fierezza del qual fatto
L deplorata fin da Caligola. Il lor’abitoera
la tunica,onde tunicati gli chiama quiSve-
tonio, e la fufcina del tunicato Gracco nomi-
na Giuvenale. Ad Arnobio in veder Net-
tuno, che si sacea da gli artesici col triden-
te in mano, parca di vedere un Gladiatore.
Ma oltre al tridente ebbe seco Pittaco cor-
ta spada, o coltello, come narra Strabene :
Str. l. 14- e però usaronla i Reziari ancora : il che es-
7 penjo già flato rivocatoin dubbio, viencon
Scurezza riabilito dalla noltra Lapida, che
ci fa vedetela forma dell’un’ arme, e dell’
altra. Quefto gladio, o sica , ben mostra
non esser di quelle, che volle adoprarsi da
0-,^ Gladiatori Marco Aurelio, cioè senzapun-
Xipt>. ta, per fuggir la carnificina; ma più tolto
idem di quelle, quali dice lo Storico in Nerva,
ti o^'a. e altresì Vittore, si esploravano prima del
i»T. combattere, per veder s’erano ben’ acute.
Un’altr’arme di costoro nomina Tertul-
dc s?est. liano, cioè la Spugna . Dove Tito Livio
<a^s- deserive l’armatura de i Samniti nominala
Ub. 9. /pugna, che lor copriva il petto: è da cre-
siongia dere folle maglia di fèrro, che vieti’adave-
rc Qualche apparenza di spugna. Mailpas-
tum. so di Tertulliano indica , clic ne’ Reziarii
così chiamava!! qualche arme da oftèla, non
foterit de da difèsa ; poiché dice : potrà ricordar/ la
^'mon/rt. m/ericordia a colui, che fla mirando i morsi
degli Or fi, e le Spugne de' Reziarii? leggo
moneri in questo passò, non moderi , com’
Sat.Ssr, hanno le Rampe, e come cita anche Lip-
/. 1. s. s1Oj perchè non fa senso. Ora una coper-
ta del petto non sarebbe tanto a pietà
opposta nè ben corrisponderebbe al mor-
der degli Orli , I Reziarj in oltrecombat-
7 I T E A T R I 76
teano senza armatura, ed in tunica, co-
me. abbiam detto, e senza aseondere in
celata la fronte, come si legge in Giuve- Sat, s.
naie. Alla rete adunque o al lor tridente,
o al coltello forza è eh’anco tal nome si
dessè. Potea darli per certa somiglianza al-
la rete, e poteva alla corta spada ancora,
forsè perchè il suo manico traforato fosse,
e lavorato a guisa di spugna. Inclino a cre-
der questo per quel motto d’ Augnilo rife-
rito da Svetonio, ch’il suo Aiace fi era-la-
biato cader fu la Spugna. Era quella una
Tragedia da lui cominciata , che non riu- fcium in
scendogli a suo modo , 1’ annullò cancellan- spongiam
dola, al quale ufizio serviva predò gli antichi 'neu u,e'
una spugna . Ma fredda facezia sarebbe
fiata quella d5 Augufio , intendendo sem-
plicemente, come Casàubono e tutti gli al-
tri hanno fatto, fenzache doppio sènsopo-
tesse aver quella voce , esièndo che ninna
relazione era tra Aiace Eroe,el’istrumen-
to da cancellare, per cui dovessè acquistar
grazia tal detto. Par mi però, potersene ri-
cavar con certezza, eh’ anco alcun’ arme
da punta portaffe nome di Spugna, per la
che si venisiè a intendere, averla Tragedia
avuto simi! fine ad Aiace istesso, che si die-
de morte abbandonandoli sopra una spada .
Ma per dar fine a quanto per occasion deh
nostro Gladiatore abbiam detto, Paver lui
pugnato vensette volte, mostra la frequen-
za in Verona di quelli Giuochi, probabile
esièndo, che ftessè qui, e sosse a quell’ An-
fiteatro dedicato : potea per altro aver
combattuto più volte in un giorno. Qual-
che rara notizia ci recherebbe facilmente
quella pietra, se non fosse tronca, paren-
do si cominciassè nel sine ( dove malamen-
te il Grutero fa VI. R)a far memoria d3
alcuna occasione, in cui costui pugnò virila
mente.
Assai più raro che di Gladiatori è il tro-
var sicuro monumento di Cacce date fuor
di Roma. Nell”Anfiteatro nostrobella te-
slimonianza n’abbiam veduta poc’ anzi in
Plinio giuniore . D’altra Caccia memoria
c’ è rimala nella seguente Iscrizione, scol-
pita a bellilsime lettere in gran base di mar-
mo rollò nostrale, più larga che alta. Le
slesse parole si veggono di qua e di là, il che
mostra fosse anticamente collocata in luo-
go, che facesse faccia a due parti.
NOMINE
(L DOMITII . ALPINI
LICINIA. MATER
SIGNVM, DIANAE. ET. VENA
TIONEM
ET. SALIENTES. T. F. I
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