B R E S C I A N E. u
IL MARMO DI RVFRIO
6 vedono tré figure sedenti ad vna tauola di
tsè piedi. Le quali figure rappresentano senza
alcun dubbio le persone nominate nella sotto-
b porta iscrittione. Memoria dell’amore che por-
taua Publio Rufrio al fratello, & à quella Don-
' V'i" na, che di serua era fiata fatta libera dal loro
Padre. Riponeuano gli antichi tutte le loro più
care delitie nei congresiì delle cene ; in quelle dichiarandoli quali
fulsero insieme i veri amici. Cene > che erano pure, corteggiate
dall’Innocenza, dalle Gratie, dalle Veneri celestis coronate di
fiori, e di motti giocondi, & imbandite d’onoratislìme piaceuo-
lezze. Tali furono quelle di Peleo descritte da Quinto Calabro ,
& quelle de gli Argonauti celebrate da ApollonioRodio. Quelle
erano simbolo d’vna vita beata. Anco i Romani ( scriuono Set-
uio, Varone, & Isìdoro ) cofiumauano di leder prima alle mense,
ma dopò che hebbero vinta la Grecia, di là portarono svso de i
Triclini), sù quali mangiando stauano fieli ,& appoggiati sopra
de’morbidisiimi letti, per poter maggiormente celebrar la crapu»
la, & la lulsuria. Scopre!! in quello marmo quella sincerità, che
Plinio attribuire à gli antichi Bresciani, gli quali d’vn viuere
Schietto, e modello semplicemente si compiaceuano » Et forsè per
teilificar à i Porteti, che i Romani non haueuaiìo corotti i
costumi de’Cenomani, fecero i Comilsarij di Rufrio
intagliar quello Marmo : perche gli antichi cerca*
nano tutte le vie polsibili à perpetuar i co siu-
mi, ereditati da i loro maggiori. Elsendo
termine di seruitù, e d’animo vile
il sottoporsi à i coll li-
mi de ’ firanieri.
B 2>
Parte
IL MARMO DI RVFRIO
6 vedono tré figure sedenti ad vna tauola di
tsè piedi. Le quali figure rappresentano senza
alcun dubbio le persone nominate nella sotto-
b porta iscrittione. Memoria dell’amore che por-
taua Publio Rufrio al fratello, & à quella Don-
' V'i" na, che di serua era fiata fatta libera dal loro
Padre. Riponeuano gli antichi tutte le loro più
care delitie nei congresiì delle cene ; in quelle dichiarandoli quali
fulsero insieme i veri amici. Cene > che erano pure, corteggiate
dall’Innocenza, dalle Gratie, dalle Veneri celestis coronate di
fiori, e di motti giocondi, & imbandite d’onoratislìme piaceuo-
lezze. Tali furono quelle di Peleo descritte da Quinto Calabro ,
& quelle de gli Argonauti celebrate da ApollonioRodio. Quelle
erano simbolo d’vna vita beata. Anco i Romani ( scriuono Set-
uio, Varone, & Isìdoro ) cofiumauano di leder prima alle mense,
ma dopò che hebbero vinta la Grecia, di là portarono svso de i
Triclini), sù quali mangiando stauano fieli ,& appoggiati sopra
de’morbidisiimi letti, per poter maggiormente celebrar la crapu»
la, & la lulsuria. Scopre!! in quello marmo quella sincerità, che
Plinio attribuire à gli antichi Bresciani, gli quali d’vn viuere
Schietto, e modello semplicemente si compiaceuano » Et forsè per
teilificar à i Porteti, che i Romani non haueuaiìo corotti i
costumi de’Cenomani, fecero i Comilsarij di Rufrio
intagliar quello Marmo : perche gli antichi cerca*
nano tutte le vie polsibili à perpetuar i co siu-
mi, ereditati da i loro maggiori. Elsendo
termine di seruitù, e d’animo vile
il sottoporsi à i coll li-
mi de ’ firanieri.
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