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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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La Grassa, Francesco: Opere dei delle Robbia in Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0050

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FRANCESCO LA GRASSA-PA TT1

-1-6

del Bambino è identica a quella dell’Adorazione del Musco di Firenze e la posa del corpo
richiama molto quella di Gesù della tavola della cittadella di Gradara. Il gesto del Fan-
ciullo che si afferra alla mano della Madre è, come sappiamo, carattere fondamentale di
Andrea e la corona di cherubini ce ne dà l’ultima prova.

Un po’ difficile rimane la determinazione della data, mancando di notizie esatte, ma prese
come punto di partenza le date di quei lavori d’Andrea dei quali si è trovata o stabilita,
possiamo dire che la tavola della cittadella di Gradara è anteriore al medaglione di Messina,
e se il Reymond vuole e con ragione ammettere la tavola di Gradara antecedente al 1489,
bisognerà nel caso nostro classificare il medaglione di Messina qualche anno dopo il 1490
in cui l’arte d’Andrea Della Robbia si trovava al suo punto culminante.

L’adorazione del bambino Gesù. (Chiesa di San Niccolò lo Gurgo, Palermo). — Sulla
porta d’ingresso della chiesa che dà nel cortiletto v’è una terracotta smaltata a tre colori:
bianco (figure), azzurro (fondo), verde (erba), delle dimensioni di m. 0.46 di larghezza e 0.70
d’altezza anch’essa qui riprodotta.

Quantunque la terracotta presenti qua e là screpolature e rotture pur se ne distingue
sempre la grazia e il sentimento. Mi risparmio di fare un esame stilistico per rintracciarne
l’autore, esistendone due quasi identiche nel Museo Nazionale di Firenze e in quello di Ber-
lino, ritenute come originali di Andrea Della Robbia.

Mi basta solo accennare come il Reymond mi scrivesse tempo fa che: « La Madonne
de Saint-Niccolò est une admirable replique d’un motif souvent reproduit ; mais bien rare-
ment avec une telle beauté et c’est celle que je tiendrais pour la plus précieuse ».

Non crediamo che questo lavoro si allontani di troppo da quel periodo nel quale Andrea
trattava di preferenza il componimento dell’adorazione del Divino Infante, il che fu in prin-
cipio della sua vita artistica, verso il 1480. Questa data d’altra parte trova una conferma
quando si compari l’Adorazione di Palermo alle opere della prima maniera d’Andrea con le
quali si rilevano analogie stilistiche.

Madonna del Cuscino. (Museo Nazionale, Palermo). — Nel corridoio delle ceramiche
esiste una Madonna in terracotta smaltata a due colori : bianco (figure) e azzurro (fondo) e
misura la larghezza di m. 0.55 e m. 0.87 d’altezza, proveniente, come mi ha comunicato il
Di Marzo, dal convento della chiesa di San Domenico di Palermo.

Altre opere presentano in generale il medesimo motivo di questa Vergine del Cuscino
di Palermo; però due sono le migliori: quella del Museo Nazionale di Firenze e il meda-
glione proveniente da Pescia, facente parte della collezione di San Donato, giudicate come
opere di Andrea Della Robbia,

Però, pure ammettendo che la nostra opera sia uscita dall’officina d’Andrea, non credo
essa sia stata eseguita dalla mano d’Andrea, ma da quella di qualche operaio. I cinque che-
rubini, là dove in quella di Firenze ne esistono tre, imbarazzano grandemente lo spazio
del fondo, mostrandosi meschini nei dettagli, confusi nella posizione delle ali, brutti nel-
l’aspetto. Le modificazioni in alcune parti del panneggiamento, la maniera del tratto, le
dipinture delle sopracciglia e delle labbra in una maniera molto infelice confermano la mia
asserzione.

Certo l’esecuzione di quest’opera non può essere antecedente all’anno in cui fu fatta la
Madonna di Firenze, cioè alla terza maniera d’Andrea verso il principio del secolo XVI, e credo
di non allontanarmi troppo dal vero pensando che questo lavoro del Museo di Palermo
dovette essere eseguito per desiderio di qualcuno che aveva visto nella bottega d’Andrea
l’opera del Museo di Firenze o il modello rispettivo. Potrebbe quindi classificarsi con pro-
babilità verso il 1505.

* * *

Se il caso ha voluto che noi possedessimo opere di un solo rappresentante dei Della
Robbia, ben dobbiamo riputarci felici che esso occupi un posto alto nella storia della scoltura
italiana, anche più alto di quello che oggi non gli sia accordato.
 
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