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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Fogolari, Gino: Sculture in legno del secolo XII
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0054

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GINO FOGO LARI

madre stesa sul pagliericcio, Giuseppe alla destra che si china verso di lei, e il resto è invi-
sibile. La scena che segue a destra è più difficile da interpretarsi; ma io credo di vedervi i
pastori guidati da un angelo alla capanna. Un grande angelo appare infatti a sinistra;
a destra entrano da una porta ad arco due uomini che pare accennino a qualche cosa in
alto ; ed in mtezzo, indefinibile per la corrosione, s’erge lo scheletro di un edificio. Più sicu-
ramente possiamo affermare che la scena seguente è quella dell’adorazione dei magi.

Il primo e il secondo dei re già s’inchinano davanti alla Vergine seduta a destra col
bambino, mentre il terzo sta per entrare da una porta. La scena più ricca di figure è quella
della Strage degl innocenti già ammucchiati in basso davanti al trono di Erode, mentre quattro
soldati continuano la caccia spietata, strappando i bimbi dal seno delle madri. Le figure, a
due a due, madre e sgherro, sono poste una presso l’altra in due piani. L’ultima scena di
soggetto storico sembra il Battesimo ; se bene vediamo, nella figura in mezzo il Cristo im-
merso nelle acque, l’angelo a destra ed a sinistra il battezzatore. Negli altri tre riquadri,
sotto cinque strette arcate con lucerne pendule, sono disposti dei santi. Nel primo a destra,
sotto la maggiore arcata di mezzo, siede in trono, il Cristo.

Tutto l’insieme nella varietà irregolare della ripartizione, nella prevalenza delle figure
su gli ornati, ha un aspetto fantastico, pittoresco, minuto, che sarebbe stato riprovevole, nella
porta grande di una basilica, per deficenza di forza struttiva; ma che qui, nella rustica sem-
plicità di una piccola chiesa cimiteriale, è ammirevole per una certa spontaneità vivace che
raramente si trova in siffatte opere. Lo scultore, che con tutta probabilità era un frate bene-
dettino, si ispirò certo, secondo le tradizioni della scuola, più alle miniature dei codici che alle
opere costruttive o alla grande scultura. Le architetture, che egli pone nelle sue scene anche
senza necessità, sono alleggerite con motivi vegetali che ci confermano una tale derivazione.
Vedasi1 come nella Visitazione egli ha disegnato un porticato con fantastici elementi floreali,
mettendo sopra l’architrave, sorretto dalla leggera colonna che divide Maria da Elisabetta,
una foglia di palma, e nelle porte dai due lati, dove appaiono le ancelle, degli archetti tondi
in cui sono scolpiti due fiori a ruota. Il tutto ha un aspetto orientale, arabo, molto fanta-
stico, che ricorda le creazioni architettoniche dei miniatori.

Studiando parecchie sculture in legno che si possono aggruppare intorno al secolo XII,
mi sono convinto come quasi sempre l’opera dello scultore era accompagnata e finita — secondo
insegna il monaco Teofilo nel capitolo: De albatura gypsi super coriurn et lignum della sua
Schedula — da quella del pittore; come cioè, non solamente le grandi figure, ad esempio, le
croci dell’abate Giovanni, ma anche i mobili e persino le porte erano dipinte a variati colori.
Sulla porta di Carsoli, consumata dalle intemperie, si scorgono in tutti gli addentramenti del-
l’incisione, resti di una polvere bianca di stucco gommoso che doveva formare il primo strato
aderente al legno per la coloratura. Come gli affreschi medievali appaiono spesso di una grande
rozzezza, perchè il tempo ha cancellato tutto il colore della superficie che dava finitezza e
grazia alle figure e ne è rimasta solo la sottostante preparazione con le linee nere dei contorni,
con le tinte crude dei fondi; così qui, caduti interamente lo stucco e il colore, ci troviamo
davanti a degli scheletri, posti dall’artista non a rappresentare essi la scena, ma a sostenere,
a dar corpo alle sue figure. Per intendere quale fosse la piccola porta di Carsoli quando usci
dalle mani dell’artista, bisogna tener gran conto dell’effetto della coloratura. Le figure grosse,
dalle teste tonde, tutte rivolte di fronte, come l’angelo, l’Annunciata, la Vergine della Na-
scita e tante altre dovevano essere fatte più svelte e vive dalla diversità dei colori, e la
faccia e tutto l’atteggiamento doveva assumere espressione e determinazione di movimento.

La scena dell’Adorazione dei magi con una porta rettangolare a sinistra messa di sbiego
come di prospettiva, ed un’altra ad arco nel mezzo, come pure la scena dei magi guidati
dall’angelo, ci offrono dei motivi che solo la pittura poteva svolgere sufficientemente. La

1 Una riproduzione della porta di Carsoli si può vedere nei : Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi
di Vincenzo Binde Napoli, 1889. Voi. Il tav. 217.
 
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