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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Fogolari, Gino: Sculture in legno del secolo XII
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0062

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GINO FOCOLARI

entrambi grossi tronchi di albero scolpiti
e incavati internamente ; entrambi sono
dipinte a colori. Ma quantunque, nel
gruppo del presbitero Martino, il Cristo
sia stato eseguito a parte, e poscia unito,
pure non siede come quello di Alatri in
grembo alla madre, ma sembra appic-
cicato contro il petto di lei che pure siede
a stento. La faccia è nella madonna di
Berlino dello stesso tipo allungato, ma ha
un’aria di stupore come da inebetita, la
fronte bassa, il manto che s’incurva so-
pra al capo come cuffia, e nulla conserva
della maestà, della compostezza regale
della madonna di Alatri. Il bambino è
grosso, colla testa tonda, con brutti ricci,
ed occhi dalle sopracciglie curve fatte
con rozzezza. Egli alza smodatamente il
braccio per benedire, la sua testa è posta
subito sotto il collo della Vergine, senza
che vi sia quella distanza, quel sovrastare
del busto della imperante che tanto di
bellezza e di dignità dànno al gruppo di
Alatri. Le pieghe sono fatte tutte uguali
ad angoli paralleli ; le mani grosse della
Vergine sono poste avanti sgarbatamente,
sopra il Bambino.

TQlto il motivo fondamentale e la
necessità di limitare la figura dentro la
linea di una trave, ben poca somiglianza
passa fra le due figure. In quella di Borgo
San Sepolcro vediamo un artefice rozzo
che improvvisa, che non rimane estraneo
al movimento della scultura romanica del
suo tempo, in quello di Alatri un artista
educato ad una scuola che continuava le
tradizioni di un arte finissima. Egli non
trasporta nel legno figure che avrebbero
potuto essere ugualmente scolpite in
marmo, ma possiede una tecnica speciale
che a lui proviene dallo studio delle scul-
ture in avorio. L’arte dei marmorari ro-
mani e dei meridionali va per tutt’altra
via, con concetti e metodi diversi. Forse
egli potrebbe essere un monaco allevato
in un centro non lontano da Roma, per
esempio a Subiaco, dove continuava a
vivere la tradizione iconografica bizan-
tina ormai affermatasi in tante opere, senza
però quella fantasia, quella violenza, quel-
l’abbondanza decorativa propria agli artisti dell’ Italia meridionale, che vediamo nel paliotto
di Salerno. Semplice e severo il nostro si avvicina all’artista che lavorò a sbalzo il paliotto

Alatri. Chiesa di Santa Maria Maggiore - Madonna
 
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