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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Romualdi, Alfredo: Programma di una bibliografia storica dell'arte Italiana
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0065

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PROGRAMMA DI UNA BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

l’altro, dei libri di architettura e di prospettiva; l’ultimo, dei libri utili e di varie notizie neces-
sarie a chi professa il disegno.

L’idea dell’Orlandi non rimase abbandonata ed ebbe applicazione, almeno parziale,
anche dal Lanzi nella sua Storia -pittorica, ma ebbe corpo e sviluppo con seri intenti verso
la fine di quel secolo con l’opera di Angelo Comolli.

Questa s’intitola: Bibliografia storico-critica dell’architettura civile ed arti subalterne
(Roma, 1788-1792), e quantunque non generale e non compiuta, è la prima opera del genere
intrapresa di proposito, con serie vedute e con degna preparazione.

I limiti ne sono così indicati nella prefazione:

« La mia opera sarà un semplice catologo ragionato dei libri architettonici, di quei libri
cioè che, o assolutamente trattano dell’architettura, o parlano di cose architettoniche, e perciò
vi avranno luogo non solo gli elementi, i trattati, i corsi, gli opuscoli o precettivi o eruditi
dell’architettura, ma di quelle opere ancora di meccanica, di geometria, di prospettiva e di
tutte quelle scienze e discipline che ricerca Vitruvio in un buon architetto civile. Ho detto
architetto civile, perchè, come ben v’accorgerete dal titolo, è mia intenzione riferir soltanto
le opere che appartengono appunto all’architettura civile; mentre della militare e navale

10 non mi darò pena se non di accennar ciò che ha relazione all’edificatoria; nè crediate che
per architettura civile io voglia intender la sola edificatoria; voi vedrete in tutte le parti
di questa bibliografia e specialmente nella terza parte, come sotto le tre specifiche divisioni
di architettura edificatoria, idraulica e mista, comprenderò tutto quello che alla civile archi-
tettura può aver relazione ».

Quest’opera in cui, come si vede, non eran comprese nè la pittura nè la scultura, doveva
essere divisa in quattro parti : Architettura civile elementare, architettura civile universale,
architettura civile particolare, architettura civile calcografica e locale. Ciascuna di queste parti
poi suddividevasi in classi, capitoli, sezioni e paragrafi. Era un metodo adunque eminente-
mente sistematico, adottato, come dice l’autore, sulle traccie di quello proposto dal Diderot
e dal D’Alembert in principio dell’Enciclopedia, ma non certamente, soggiungiamo oggi noi,

11 più chiaro e il più pratico.. Tuttavia a quel tempo, data la minor vastità di materiale, un
metodo simile poteva ancora applicarsi senza troppi inconvenienti, tanto più se l’opera
era condotta, come questa del Comolli, in modo coscienzioso, con molta diligenza e dot-
trina. Il suo maggior pregio sta appunto nella accuratezza e nella copia di note e di
osservazioni bibliografiche e biografiche, storiche e critiche, che corredano la citazione di
ogni opera, in modo da render veramente preziosi nel loro genere quei due volumi, per la
parte che abbracciano, e da farci deplorare che la morte dell’autore abbia troncato il lavoro
al termine della prima parte. Chè, giova soggiungerlo, da un lato quell’abbondanza (diciamo
pure sovrabbondanza) della materia commentaria 'era un pregio che trapassava in difetto e
non tentava altri a continuare un sistema che ingigantiva un’opera già vasta; dall’altro il
disegno generale facilmente doveva togliere il coraggio a chi avesse il desiderio di prose-
guirne lo svolgimento ; e perciò l’opera rimase definitamente abbandonata.

Solo il Vinet, quasi un secolo più tardi, riprese da capo con tela molto più vasta un
lavoro simile, che fatalmente dovetN troncarsi poco oltre al principio per ugual motivo.

Ma prima di giungere a lui, ancora qualche altra pubblicazione occorre segnalare. Quasi
contemporanea all’opera del Comolli fu in Germania quella del Blankenburg, che aggiunse
un copioso supplemento bibliografico all’opera del Sulzer: Allgemeine Theorie der schonen
Kiinste (Leipzig, 1793), supplemento lodato dal Petzhold come straordinariamente ricco; 1
e poco più tardi il Millin, sulla scorta di questi due autori, compose il Dictionnaire des
Beaux-Arts, pubblicato in tre volumi a Parigi nel 1806, libro al tempo suo fra i più noti
e lodati, veramente notevolissimo e degno anche oggi d’essere consultato, non solo nella
parte storica e teorica, ma anche nel copioso corredo bibliografico, desunto, oltre che dal 1

1 Fu pubblicato anche separatamente nel 1796-98.
 
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