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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0095

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BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

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guiti; e per ultimo pubblica il documento importan-
tissimo sull’altare di Pistoia delli 20 settembre 1457,
quello stesso in cui è parola di Piero di Lorenzo e
di Zanobi, compagni per un triennio, dall’anno 1453,
a Francesco Pesellino nell’arte del disegno.

Con quest’opera Werner Weisbach si è messo tra
i ricercatori più diligenti ed acuti, come tra i più
geniali, perchè la ricerca stilistica non gli fa dimen-
ticare il valore estetico ed iconografico delle opere
d’arte.

Guardando all’argomento e al significato delle pit-
ture da lui illustrate, l’A. è riescito a lumeggiare un
periodo romantico della vita italiana nel nostro bel
quattrocento, e a far meglio risaltare sul gaio ed ele-
gante sfondo di Toscana il dolce Pesellino.

A. Venturi.

Cesare Faccio: Giovan Antonio Bazzi. Ver-
celli, Gallardi e Ugo, editori, 1902.

Ad onorare la città nativa, il colonnello Cesare
Faccio ha pensato di raccogliere e di ordinare in un
volume quanto negli ultimi tempi è stato pubblicato
sul Sodoma* Nella prefazione l’A. premette di seguire
nelle indagini critiche il Morelli e il Frizzoni: sotto tal
guida egli procede sicuro, si che l’unica attribuzione
inesatta è quella fatta al Sodoma del quadro evidente-
mente di fattura leonardesca dell’Accademia di Brera:
La Vergine col Divin Figlio. Nel resto un lavoro che
corrisponde allo scopo prefissosi dal Faccio ; dovuto
a persona estranea agli studi storici dell’arte, è pur
scritto con amore, in uno stile che, forse, sente un
po’ troppo del panegirico. Ciò che talvolta fa uscir
l’A. dal retto sentiero; cosi a pag. 99, rammentando
il documento pubblicato dal Milanesi che fissa al no-
vembre 1513 il principio dei lavori alla casa dei Bardi,
esclama che a quell’epoca il Bazzi non era stato an-
cora soprannominato Sodoma; mentre poi, a pag. in,
pubblica egli stesso la notizia che fra i cavalli regi-
strati dal notaro Della Grammatica per il palio dello
stesso anno 1513 si legge: Soddome, Unus equus mo-
rellus...; Soddome, Unus equus leardus moscatus, ecc.
Nel complesso però, è opera che rivela buone inten-
zioni, non del tutto indegna del maestro vercellese.

V. L.

io.

Scultura.

J. B. Supino: L’incoronazione di Ferdinando
d’Aragona: gruppo in marmo di Benedetto
da Maiano nel Museo Nazionale del Bar-
gello. Firenze, B. Seeber, 1903.

Crediamo non debba sfuggire agli studiosi della scul-
tura fiorentina questo breve opuscolo sul noto gruppo
attribuito dal Reymond a un artista del Trecento e

dallo Schmarsow a Luca Della Robbia. 11 Supino di-
mostra con serio procedimento storico (le condizioni di
questa scultura non permettono a sufficienza di con-
cludere dai caratteri stilistici) che il gruppo rappre-
senta l’incoronazione di Ferdinando d’Aragona (1459)
ed è uno di quelli che Benedetto da Maiano fu inca-
ricato di scolpire verso il 1485 per l’arco di porta
Capuana.

Francesco Novati: Il « Fior di battaglia » di
Maestro Fiore dei Liberi da Premariacco. —
Testo inedito del MCCCCX. - Bergamo, Isti-
tuto italiano d’arti grafiche, MCMII.

Con questo bellissimo volume il prof. Francesco No-
vati inizia una sua Collezione di codici manoscritti e
stampati con miniature e disegni riprodotti a facsimile,
e ci dà un saggio eloquentissimo della bontà del me-
todo di completa e razionale riproduzione ed illustra-
zione di antichi codici che egli, dopo lunga esperienza,
ha divisato di seguire nella collezione alla quale ha dato
il suo nome. Difficile sarebbe desiderare di meglio.

Il codice è riprodotto interamente, carta per carta,
sia in tavole staccate, sia nel diritto e nel rovescio dei
fogli, come nell’originale. Alla carta è stato dato un
soffuso colore gialliccio che bene imita la pergamena
e cosi l’illusione di avere avanti un vero codice antico
è, si può dire, completa. Questo trattato di scherma è
molto importante, perchè precede di circa un secolo
tutti gli altri libri intorno ai quali si discuteva per pro-
vare o negare la precedenza nel tempo della scuola
italiana di scherma. Alla riproduzione va innanzi imo
studio intorno all’autore, al contenuto, all’importanza
dell’opera; seguono la trascrizione del testo, lo studio
grammaticale e i glossari.

Come bellezza di disegni il codice riprodotto non è
molto pregevole, benché in tutte quelle figure di lot-
tatori, di armati e di cavalli vi sia un certo gusto, un
certo sapore di verità, un accurato studio di rendere
con tutta evidenza il movimento, il colpo che si de-
scrive. Giustamente l’A. ha pensato che il disegnatore
derivi dalla grande scuola dell’Altichiero veronese e
con buonissimo consiglio ha riprodotto nella prefazione
il disegno a penna del Museo britannico, attribuito al-
l’Altichiero, dove sono figurati parecchi scontri d’uo-
mini a piedi e a cavallo con mosse piene di verità e
di destrezza. I nostri grandi artisti devono avere stu-
diato di scherma non solo come spettatori alle gio-
stre cortesi e ai fatti d’arme, ma anche, io credo, esa-
minando qualcuno di simili trattati dove la varietà dei
colpi e delle mosse era meglio distinta e già fermata
graficamente. Bello sarebbe poter dimostrare quanto
tale studio si estendesse e quanto giovasse all’arte.

L'Arte. VI, 12.
 
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