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MISCELLANEA
sono tre, ripetute due volte ; San Pietro, un secondo
apostolo che non ha emblemi caratteristici e Sant’A-
gnese col mistico agnello fra la braccia. Nel piano di
sopra altre sei nicchie più piccole delle inferiori, con
la stessa figura di'santo in ciascuna nicchia. Il fondo
del doppio ordine di nicchie è dipinto in azzurro d’ol-
tremare. L’edicola è decorata a pinacoli e lesene in
stile archiacuto fiorito con foglioline arricciolate ram-
panti; la sua larga base poggia sopra il fogliame al-
largantesi, in forma di capitello, dall’anello terminale
dell’asta.
Comunque sia delle nostre congetture intorno alle
circostanze nelle quali il pastorale sarebbe stato prima
offerto e poi tolto al vescovo Beruti, possiamo affer-
mare con sicurezza ch’esso appartiene alla penultima
decade del secolo xiv. Dobbiamo ora domandarci dove
e da chi sia stato lavorato.
Le condizioni delle arti e delle industrie in Treviso
per tutto il medioevo ed in particolare nella seconda
metà del trecento ci autorizzano ad escludere che il
Voluta di bastone pastorale del secolo xiv - Treviso, Cattedrale
(Fotografia del sac. M. Cappello)
prezioso oggetto sia stato colà eseguito da artisti lo-
cali. I quotidiani rapporti di Treviso con la vicina Ve-
nezia, la sua dipendenza politica ed economica da
questa città che per le sue grandi ricchezze attirava
a sè da ogni parte gli artisti, e la notizia che abbiamo
di molti casi durante i secoli xiv e xv, nei quali così
per l’acquisto di arredi sacri, come per la costruzione
di reliquari e di sarcofaghi marmorei si fece capo a
Venezia, inducono la convinzione che anche il pasto-
rale del vescovo Beruti sia stato ordinato ed eseguito
a Venezia.
Il materiale storico sulle arti in Venezia e segna-
tamente sugli orafi ed argentieri, nel secolo xiv, è
ancora troppo scarso per poter avanzare qualche con-
gettura circa l’artefice del pastorale.
Nelle varie sue parti troviamo elementi comuni ad
altri bastoni pastorali dello stesso secolo. È notevole
intanto che la rappresentazione del prelato genuflesso
innanzi la Vergine ed il Divino Infante nel mezzo della
voluta, compare con particolari presso che eguali nella
descrizione di una crossa d’argento
dorato che fa parte dell’ inventario
del 1358 del tesoro dell’Abbazia di
San Vittore in Marsiglia1 e nella
descrizione di un secondo pastorale
d’argento dorato compreso nell’ in-
ventario del 1545 di Notre-Dame di
Parigi;2 con qualche variante lastessa
rappresentazione si scorge in un
terzo pastorale del secolo xiv, prove-
niente dall’Abbazia di San Benedetto
Maggiore di Ferrara. 3
Affinità ancor maggiori — meno
che nel soggetto del gruppo raffi-
gurato nell’interno della voluta —
si ravvisano fra il bastone di Treviso
e quello assai noto già spettante alla
collezione Sollykoff, 4 splendido sag-
1 Gay V., Glossaire archcologique, I. Sotto
la voce: Cross e.
« 1358. Unam magnani crossam argenteam
desuper deauratam fractissam, habentes qua-
tuor partes se conjungenres cum itvibus. Et
in suprema parte infra curvitatem est ymago
Beate Marie sedentis in cathedra tenentis
filium in brachio sinistro; et coram ymaginem
Beate Marie predicte est ymago cuiusdam
prelati flexis genibus super scabello et junctis
manibus deprecanti et in fine curvitatis est
scutum de armis bone memorie d* Amalvini ;
item quasi in medio diete partis sunt sex
tabernaculi in circuitu, in quorum uno ta-
bernaculo est ymago Beati Petri botida te-
nentis claves, ecc. ».
2 Gay V., ibid ; « 1545. Una croce d’argento
dorato ed a smalti; in mezzo della croce è
l’immagine della Vergine e di un vescovo in
ginocchio avanti di essa».
3 Gay, ibid.
4 Gay, ibid.
MISCELLANEA
sono tre, ripetute due volte ; San Pietro, un secondo
apostolo che non ha emblemi caratteristici e Sant’A-
gnese col mistico agnello fra la braccia. Nel piano di
sopra altre sei nicchie più piccole delle inferiori, con
la stessa figura di'santo in ciascuna nicchia. Il fondo
del doppio ordine di nicchie è dipinto in azzurro d’ol-
tremare. L’edicola è decorata a pinacoli e lesene in
stile archiacuto fiorito con foglioline arricciolate ram-
panti; la sua larga base poggia sopra il fogliame al-
largantesi, in forma di capitello, dall’anello terminale
dell’asta.
Comunque sia delle nostre congetture intorno alle
circostanze nelle quali il pastorale sarebbe stato prima
offerto e poi tolto al vescovo Beruti, possiamo affer-
mare con sicurezza ch’esso appartiene alla penultima
decade del secolo xiv. Dobbiamo ora domandarci dove
e da chi sia stato lavorato.
Le condizioni delle arti e delle industrie in Treviso
per tutto il medioevo ed in particolare nella seconda
metà del trecento ci autorizzano ad escludere che il
Voluta di bastone pastorale del secolo xiv - Treviso, Cattedrale
(Fotografia del sac. M. Cappello)
prezioso oggetto sia stato colà eseguito da artisti lo-
cali. I quotidiani rapporti di Treviso con la vicina Ve-
nezia, la sua dipendenza politica ed economica da
questa città che per le sue grandi ricchezze attirava
a sè da ogni parte gli artisti, e la notizia che abbiamo
di molti casi durante i secoli xiv e xv, nei quali così
per l’acquisto di arredi sacri, come per la costruzione
di reliquari e di sarcofaghi marmorei si fece capo a
Venezia, inducono la convinzione che anche il pasto-
rale del vescovo Beruti sia stato ordinato ed eseguito
a Venezia.
Il materiale storico sulle arti in Venezia e segna-
tamente sugli orafi ed argentieri, nel secolo xiv, è
ancora troppo scarso per poter avanzare qualche con-
gettura circa l’artefice del pastorale.
Nelle varie sue parti troviamo elementi comuni ad
altri bastoni pastorali dello stesso secolo. È notevole
intanto che la rappresentazione del prelato genuflesso
innanzi la Vergine ed il Divino Infante nel mezzo della
voluta, compare con particolari presso che eguali nella
descrizione di una crossa d’argento
dorato che fa parte dell’ inventario
del 1358 del tesoro dell’Abbazia di
San Vittore in Marsiglia1 e nella
descrizione di un secondo pastorale
d’argento dorato compreso nell’ in-
ventario del 1545 di Notre-Dame di
Parigi;2 con qualche variante lastessa
rappresentazione si scorge in un
terzo pastorale del secolo xiv, prove-
niente dall’Abbazia di San Benedetto
Maggiore di Ferrara. 3
Affinità ancor maggiori — meno
che nel soggetto del gruppo raffi-
gurato nell’interno della voluta —
si ravvisano fra il bastone di Treviso
e quello assai noto già spettante alla
collezione Sollykoff, 4 splendido sag-
1 Gay V., Glossaire archcologique, I. Sotto
la voce: Cross e.
« 1358. Unam magnani crossam argenteam
desuper deauratam fractissam, habentes qua-
tuor partes se conjungenres cum itvibus. Et
in suprema parte infra curvitatem est ymago
Beate Marie sedentis in cathedra tenentis
filium in brachio sinistro; et coram ymaginem
Beate Marie predicte est ymago cuiusdam
prelati flexis genibus super scabello et junctis
manibus deprecanti et in fine curvitatis est
scutum de armis bone memorie d* Amalvini ;
item quasi in medio diete partis sunt sex
tabernaculi in circuitu, in quorum uno ta-
bernaculo est ymago Beati Petri botida te-
nentis claves, ecc. ».
2 Gay V., ibid ; « 1545. Una croce d’argento
dorato ed a smalti; in mezzo della croce è
l’immagine della Vergine e di un vescovo in
ginocchio avanti di essa».
3 Gay, ibid.
4 Gay, ibid.