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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Toesca, Pietro: Ricordi di un viaggio in Italia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0251

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RICORDI DI UN VIAGGIO IN ITALIA

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pur una maniera propria, fatta di timidezza tecnica, di delicato ritegno, animata anche da
riflessi dell’arte dei maestri maggiori.

L’esile persona della Vergine si curva alquanto sui fianchi, ma compostamente, senza
leziosità goticizzante, e nel suo dimesso atteggiamento, nell’ intimità dell’espressione, nel lento
sciogliersi delle sue chiome, rammenta alcuna delle prime opere di Luca della Robbia, quale
la terracotta del South Kensington Museum rappresentante la Madonna che, ritta in piedi
entro una nicchia, regge sulle braccia il Bambino. Il sorriso lieve, incerto, che erra sul volto
della Vergine senza giungere a schiudersi intero, ed insieme le vesti che si raccolgono sulla
angusta base ottagonale rendendo immota tutta la figura, sembrano invece derivare ancora
all’intagliatore dall’arte del xiv secolo; mentre il Bambino, studiato volonterosamente dal
vivo, mostra già le tendenze naturalistiche della scultura fiorentina del Quattrocento accolte
da un artista non padrone delle forme ch’egli riproduce perciò duramente, come l’autore del
bassorilievo nel Museo nazionale.

L’intagliatore della Madonna del Buio dovette operare a Firenze nella prima metà del
XV secolo: 1 la stessa sua semplice tecnica, nella quale sembra continuarsi quella degli inta-
gliatori toscani dei gruppi dell’Annunciazione ora conservati al Louvre, a Lione ed altrove,
lo sottrasse forse alla fantasiosa maniera degli altri più popolari plastici del suo tempo : egli
conobbe l’arte di Donatello e di Luca della Robbia; unì caratteri arcaici, incertezze di mo-
dellato, ricerca del vero, in un’opera che possiede tutta l’incantevole grazia delle forme
timide, non ancora interamente dischiuse.

Al di là del tranquillo convento di Santa Maria del Sasso l’aspra cima della Verna
invita verso i capolavori di Andrea della Robbia.

Nel percorrere l’Italia settentrionale si presentano insistenti i rapporti d’arte che durante
la prima metà del secolo xv furono fra quelle regioni e la Toscana. A Castiglione d’Olona,
se pure gli affreschi di Masolino sembrino non avere influito sullo stile dei pittori lombardi,
rimane un notevole gruppo di sculture le quali richiamano, nel fonte del battisterio e nella
porta laterale della chiesa del Santo Sepolcro, l’arte del fiorentino Giovanni di Bartolo Rossi»
ma nello stesso tempo mostrano caratteri non alieni dalla maniera di Jacopino da Tradate :
a Milano, sono le sculture della guglia Carelli: a Venezia, è la decorazione della facciata
di San Marco alla quale Niccolò di Arezzo partecipò; è la tomba Mocenigo nei Santi Gio-
vanni e Paolo; sono i capitelli del palazzo ducale: a
Padova, l’arte del Mantegna trova nelle opere di Do-
natello le sue più intime rispondenze.

Verona, attivo centro artistico, vide svilupparsi
in forme singolari, certamente sotto l’influenza dei
propri pittori, la plastica toscana. Invero si stenta a
credere venuto di Toscana il maestro che nelle ter-
recotte della cappella Pellegrini, in Sant’Anastasia,
appare decoratore così esuberante, e per il suo amore
degli ornati, pel disegno involuto delle vesti, tutto si
avvicina alla scuola pittorica veronese. Nel mausoleo
Brenzoni, in San Fermo, soltanto la statua del pro-
feta rammenta come lo scultore fiorentino Giovanni
di Bartolo Rossi già fosse stato compagno a Dona-
tello; le figure della Resitrrezione, gli snelli angioli
con i visi infantili ombreggiati dalle ampie zazzere,

1 In uno statuto del Comune di Bibbiena, del 3 dicembre 1525,

si parla della Madonna del Buio « che è Immagine di epso Comune ^_ Stucco fiorentino, xv secolo

di Bibbiena, et facta dal Popolo dì quello più anni passati ». Firenze, Museo Nazionale

(Fineschi, op. cit., seconda ediz., pag. 74). (Fotografia AUnari)
 
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