ARDUINO COLASANTI
abbiano trovato posto nella sala genialmente decorata dal Laurenti, conviene osservare subito
che essi non sono tutti i migliori. E, in vero, molto opportunamente vicino ai ritratti del
Lembach, del Whistler e del Sargent avrebbero potuto trovar posto il Generale Sir Charles
Nairne del Furse, il Ritratto di signora del Roll, lo stupendo Ritratto della signora M. Rumniel
Zorn di Giacomo Grosso e l’Amazzone dello Jank.
Si è detto che il ritratto moderno manca di ogni nobiltà, poiché
il solo criterio di scelta per il pittore non è dato che dalla pos-
sibilità che ha il cliente di pagare un prezzo sufficientemente
elevato, ma neanche i ritratti di Tiziano e quelli di Antonello
da Messina ebbero origine diversa e del resto basta ripensare
ai diciannove ritratti esposti dal Lembach nella mostra del 1899
e osservare quelli dallo stesso autore inviati quest’anno, basta
volgere lo sguardo alle squisite, mirabili figure del De La Gan-
dara, alle tre tele del Whystler, al Ritratto delle signorine
Hunter e al Thomas Sutherland del Sargent, al Ritratto del-
l'autore danese dott. S. Schundorp del Kroyer, per persuadersi
che anche il pittore moderno può, ove sappia, penetrare addentro
nei cuori per riprodurre con il magistero dell’arte sua lembi i
anima e figure che riassumono il carattere di tutta una razza.
Ma nel ritratto, del pari che in ogni altra forma, è sensibile la
differenza che distingue l’arte antica da quella contemporanea.
Austera, serena l’una e paga del suo ideale di classica e com-
posta bellezza; l’altra irrequieta indagatrice di nuove formule,
volta sempre a nuove battaglie e a nuove conquiste ; la prima
adatta a comprendere e ad esprimere le vaste commozioni
dell’anima collettiva, intenta la seconda a sorprendere ogni
moto dell’ individuo, ogni palpito del suo cuore, ogni fremito
dei suoi nervi; ma tutte e due capaci di suscitare ineffabile
gioie, tutte e due grandi, tutte e due del pari nobili e belle,
quando la luce dell’ideale le accende e le riscalda.
* * *
Come già nelle Esposizioni precedenti, la scultura raccoglie
il maggior numero di suffragi dai visitatori della mostra.
Quasi nessuno degli scultori che già da un pezzo siamo abituati a vedere e ad ammi-
rare e quasi nessuno dei giovani in cui sono riposte le più vive speranze di un glorioso
avvenire, è mancato all’appello di Venezia e, se non tutti, la maggior parte vi si sono pre-
sentati con opere importanti o rivelanti almeno una spiccata originalità individuale.
Ecco lo Charlier che nel suo bassorilievo in gesso rappresentante dei Pescatori che
rimorchiano una barca sembra temperare la pesantezza inespressiva di Dolore materno, ecco
il Van der Stappen con quella sua disinvolta efficacia di tecnica che fa convergere le mag-
giori simpatie verso la sua figurina in bronzo Donna, in cui l’intensità dell’espressione fa
riscontro alla vivezza naturalistica della posa ; ecco il Braecke che in Senza lavoro ci offre
un interessante esempio di quella sua arte austera e impressionante, fatta di commovente
interessamento per gli umili e per i martiri del lavoro, ma aliena da ogni intemperanza
melodrammatica ; ecco finalmente il Meunier, l’artista glorioso che par suggellare il mirabile
rinascimento della scultura belga con quelle sue statue e con quei bassorilievi in cui è tanta
poesia della vita e del dolore.
Fra gli scultori francesi vediamo riapparire il Rodin con quattro opere, nelle quali è dato
di riconoscere assai bene i caratteri dell’arte di lui. Audace rappresentatore della vita, il
Rodin non concentra tutto lo studio e tutto l’effetto nel volto delle sue figure, ma ricerca la
D. Trentacoste: Seminatore
(Fot. Naya, Venezia)
abbiano trovato posto nella sala genialmente decorata dal Laurenti, conviene osservare subito
che essi non sono tutti i migliori. E, in vero, molto opportunamente vicino ai ritratti del
Lembach, del Whistler e del Sargent avrebbero potuto trovar posto il Generale Sir Charles
Nairne del Furse, il Ritratto di signora del Roll, lo stupendo Ritratto della signora M. Rumniel
Zorn di Giacomo Grosso e l’Amazzone dello Jank.
Si è detto che il ritratto moderno manca di ogni nobiltà, poiché
il solo criterio di scelta per il pittore non è dato che dalla pos-
sibilità che ha il cliente di pagare un prezzo sufficientemente
elevato, ma neanche i ritratti di Tiziano e quelli di Antonello
da Messina ebbero origine diversa e del resto basta ripensare
ai diciannove ritratti esposti dal Lembach nella mostra del 1899
e osservare quelli dallo stesso autore inviati quest’anno, basta
volgere lo sguardo alle squisite, mirabili figure del De La Gan-
dara, alle tre tele del Whystler, al Ritratto delle signorine
Hunter e al Thomas Sutherland del Sargent, al Ritratto del-
l'autore danese dott. S. Schundorp del Kroyer, per persuadersi
che anche il pittore moderno può, ove sappia, penetrare addentro
nei cuori per riprodurre con il magistero dell’arte sua lembi i
anima e figure che riassumono il carattere di tutta una razza.
Ma nel ritratto, del pari che in ogni altra forma, è sensibile la
differenza che distingue l’arte antica da quella contemporanea.
Austera, serena l’una e paga del suo ideale di classica e com-
posta bellezza; l’altra irrequieta indagatrice di nuove formule,
volta sempre a nuove battaglie e a nuove conquiste ; la prima
adatta a comprendere e ad esprimere le vaste commozioni
dell’anima collettiva, intenta la seconda a sorprendere ogni
moto dell’ individuo, ogni palpito del suo cuore, ogni fremito
dei suoi nervi; ma tutte e due capaci di suscitare ineffabile
gioie, tutte e due grandi, tutte e due del pari nobili e belle,
quando la luce dell’ideale le accende e le riscalda.
* * *
Come già nelle Esposizioni precedenti, la scultura raccoglie
il maggior numero di suffragi dai visitatori della mostra.
Quasi nessuno degli scultori che già da un pezzo siamo abituati a vedere e ad ammi-
rare e quasi nessuno dei giovani in cui sono riposte le più vive speranze di un glorioso
avvenire, è mancato all’appello di Venezia e, se non tutti, la maggior parte vi si sono pre-
sentati con opere importanti o rivelanti almeno una spiccata originalità individuale.
Ecco lo Charlier che nel suo bassorilievo in gesso rappresentante dei Pescatori che
rimorchiano una barca sembra temperare la pesantezza inespressiva di Dolore materno, ecco
il Van der Stappen con quella sua disinvolta efficacia di tecnica che fa convergere le mag-
giori simpatie verso la sua figurina in bronzo Donna, in cui l’intensità dell’espressione fa
riscontro alla vivezza naturalistica della posa ; ecco il Braecke che in Senza lavoro ci offre
un interessante esempio di quella sua arte austera e impressionante, fatta di commovente
interessamento per gli umili e per i martiri del lavoro, ma aliena da ogni intemperanza
melodrammatica ; ecco finalmente il Meunier, l’artista glorioso che par suggellare il mirabile
rinascimento della scultura belga con quelle sue statue e con quei bassorilievi in cui è tanta
poesia della vita e del dolore.
Fra gli scultori francesi vediamo riapparire il Rodin con quattro opere, nelle quali è dato
di riconoscere assai bene i caratteri dell’arte di lui. Audace rappresentatore della vita, il
Rodin non concentra tutto lo studio e tutto l’effetto nel volto delle sue figure, ma ricerca la
D. Trentacoste: Seminatore
(Fot. Naya, Venezia)